First look Atlantis - Stagione 2

L'esordio della seconda stagione del nuovo fantasy firmato BBC non migliora i risultati della prima

First look Atlantis - Stagione 2
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Atlantide è uno di quei luoghi mitici che hanno fatto la fortuna di numerosi storytellers, popolando l’immaginario collettivo di fantasiose e suggestive icone su un grande regno sommerso, metafora della decadenza degli imperi. Particolarmente in vaga nell’ottocento, forse perché la cultura era intrisa da un inedito fervore tecnologico (ciò che oggi canzoniamo con lo steam punk) e dalle mire espansionistiche della colonizzazione, Jules Verne ha contribuito a renderla un topos dell’avventura mitologica col suo romanzo Ventimila leghe sotto i mari, fissata nella mente degli spettatori da incisioni che troveranno seguito nel novecento in oltre dieci film ispirati al regno sommerso. Quando parliamo di Atlantis, la britannica serie fantasy giunta alla seconda stagione, potremmo pensare di trovarci ancora una volta in un luogo dove le alghe hanno la meglio sulle colonne di granito. Con un’operazione azzardata, invece, i creatori Howard Overman, Johnny Capps e Julian Murphy si spingono oltre, creando un calderone di simbologie, miti dell’antichità e personaggi storici che ha fatto storcere il naso in più di un’occasione. Il giudizio sulla prima stagione non era positivo, ma andiamo a vedere se qualcosa cambia con la seconda.

OLTRE LO SPECCHIO

Come Alice varca lo specchio, così il protagonista Jason (Jack Donnelly), sulle tracce del sottomarino del padre affondato negli abissi, si ritrova in un mondo segreto, un regno inospitale che ruota attorno ad Atlantide, la più maestosa città, popolata da un guazzabuglio di miti rivisitati e personaggi storici che coesistono secondo una logica narrativa carente. Se nella prima stagione ci siamo dovuti abituare a Minosse seduto sullo scranno imperiale, la nuova stagione vede la figlia Arianna intenta a dettare le regole. Come ogni fantasy che si rispetti, Atlantide è minacciata da nemici endogeni ed esogeni: da fuori arrivano eserciti ostili e ribelli comandati dall’ex-regina Pasiphae (Sarah Paris), da dentro si muovono nell’ombra le manipolazioni e il doppiogiochismo, in un canonico intrigo di corte. Il vero McGuffin dei due episodi di apertura (A new dawn, diviso in due parti) è la statua del Palladio, un simulacro che coi propri poteri è in grado di proteggere Atlantide dall’invasore, ma che viene trafugato e costringe Jason ad un periglioso on the road fra le impervie terre del regno alla ricerca della statua, accompagnato dai fidi Hercules e Pitagora. Se finora pensare a Minosse come re di Atlantide e Arianna lontana dalle mitologiche memorie del gomitolo di lana poteva far storcere il naso a più di uno spettatore, senz’altro l’avventuroso terzetto (i veri protagonisti della serie) lascia semplicemente trasalire. E’ incomprensibile la scelta degli autori di privare Atlantide dei suoi canoni fantastici per ridurla alla stregua di una “walk of fame” di famosi personaggi antichi (da Pitagora, appunto, a Medea, da Medusa all’Oracolo, da Minosse a popolari reperti come la “Maschera di Agamennone” e la statua del Palladio), ma lo si potrebbe accettare in nome di una trama avvincente, che sfrutti le caratteristiche e la memoria storico-mitica di tali personaggi. I nomi sembrano invece essere totalmente avulsi dalle figure storiche e mitologiche a cui si richiamano, rendendo quindi inevitabile la domanda: perché non chiamarli in altro modo?

OLTRE LA DISILLUSIONE

Tralasciando la memoria onomastica trafugata dalla creatura di BBC One, la serie non migliora dal punto di vista narrativo e della messa in scena. Lontana dai registri selvaggi e cruenti di Game of Thrones, con giochi di palazzo di una banalità sconcertante, Atlantis sembra un tipico prodotto degli anni novanta piuttosto che un fantasy contemporaneo. La trama è un susseguirsi di cliché ed espedienti di cui il pubblico di oggi è saturo ed esasperato, mentre le dinamiche delle azioni sono del tutto inverosimili. L’avventuroso trio è costretto a vedersela con i nemici per recuperare il Palladio, e per questo motivo Jason ed Hercules indossano una salda armatura e sono armati di tutto punto. Lo stesso non vale per Pitagora, che pare completamente a suo agio a vagare in territorio nemico con una semplice veste, e che nonostante il fisico smilzo e magrolino riesce comunque ad atterrare più di un soldato. Sono elementi di questo tipo che ci disilludono completamente: negli anni in cui la TV produce capolavori sempre più raffinati, Atlantis ci spinge indietro ai canoni passati del genere televisivo, ma senza la trama fantasiosa e coinvolgente delle più famose serie di quegli anni, una su tutti: Xena - Principessa guerriera.

Atlantis - Stagione 2 Spiace veramente constatare il buco nell’acqua di BBC One. La serie potrà anche avere successo in patria, ma è dieci passi dietro gli standard raggiunti dalle serie televisive d’oggi. Stupisce che il Regno Unito, incubatore di serie tv di livello, finisca per produrre una serie che sarebbe stata banale e anempatica anche uno o due decenni fa. La stessa Merlin, serie fantasy di BBC One di cui Atlantis prende il testimone in seguito alla conclusione, generava un seguito e un’approvazione maggiore. Sostanzialmente ci sentiamo di definire il progetto tv come un fantasy di bassa lega francamente non consigliabile, cui avevamo dato una seconda possibilità con un first look alla seconda stagione. La speranza è l’ultima a morire, ma a volte c'è poco da fare.