First look Breakout Kings - Stagione 1

La nuova serie crime-drama di A&E creata da due produttori di Prison Break

First look Breakout Kings - Stagione 1
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BREAKOUT KINGS

Il 6 marzo è iniziata sul network A&E un nuovo crime-drama: “Breakout Kings”. La serie è stata creata da Matt Olmstead, uno dei principali sceneggiatori e produttori di “Prison Break” e da Nick Santora, anch'esso sceneggiatore e produttore del telefilm con protagonisti Michael Scofield e Lincoln Burrows. Certamente l'ovvio accostamento con “Prison Break” risultò scomodo già quando il telefilm fu annunciato, vediamo quindi di scoprire insieme se questa nuova serie ha iniziato col piede giusto e di capire quali sono i suoi potenziali punti negativi e positivi in una prospettiva futura.

BREAKOUT

Iniziamo subito col dire che l'analogia con Prison Break può essere accettata solo perchè i creatori di “Breakout Kings” sono state due figure importanti del telefilm della Fox, e perchè anche qui abbiamo a che fare con dei criminali in fuga. Questo telefilm infatti ha come protagonisti una squadra di U.S. Marshals che, con l'aiuto di alcuni ex-detenuti, danno la caccia a criminali appena evasi di prigione; ovviamente c'è un accordo che garantisce ai detenuti di essere trasferiti in un carcere di minima sicurezza e di ottenere un mese in meno sulla loro condanna ogni volta che il team catturerà un fuggitivo. “Breakout Kings” è l'ormai classico esempio della serie priva di una trama principale, che scorre semplicemente con episodi quasi stand-alone ogni settimana. Già dal pilot vengono evidenziati quelli che sono i punti deboli della serie, degli elementi flebili che non lasciano molto spazio alla credibilità. Gli U.S. Marshals sono una divisione realmente esistente, ma i protagonisti della serie lavorano in un magazzino improvvisato che ricorda tanto il doposcuola pomeridiano. L'ossatura generale è molto chiara e purtroppo ampiamente stereotipata, c'è il capo nero che capeggia il team e il bianco italiano che deve sottostare ai suoi ordini ma che pretende di essere considerato un partner. I detenuti che “dovrebbero”(il condizionale è d'obbligo) offrire le loro conoscenze per aiutare la squadra sono: un afroamericano incarcerato per non si sa bene quali crimini, una bella e sensuale ragazza con un obiettivo collegato al suo passato ed una specie di medico-psicologo-truffatore con un quoziente intellettivo altissimo. Tralasciando lo 0% di originalità dei personaggi è bene far notare che i principali aspetti negativi del telefilm sono altri, ad esempio il ritmo e l'impostazione degli episodi, incredibilmente prevedibili e a tratti troppo noiosi. Ogni episodio scorre attraverso le pesanti e ripetitive indagini dei protagonisti con alcuni “passaggi” che non risultano nemmeno troppo chiari; in più la sostanza è davvero poca e alla fine di ogni episodio il “cattivone” di turno viene catturato senza troppe difficoltà.

EX-CONS & MARSHALS

Come abbiamo detto i personaggi suonano triti e ritriti e la scelta di attori indifferenti non aiuta di certo. Laz Alonso che cerca di fare la faccia da poliziotto cattivo in stile “Bad Boys” risulta quasi patetico, mentre Dominick Lombardozzi che cerca di abbozzare un accento italiano in stile James Gandolfini fa quasi tenerezza. Malcolm Goodwin è più trasparente di Casper, la sensuale Serinda Swan non è nemmeno più attraente come quando apparve in Smallville ed è presente solo dal secondo episodio in poi come rimpiazzo del personaggio femminile che nel pilot era di Nicole Steinwedell. Ciò che manca fortemente è inoltre una reale caratterizzazione dei personaggi, che sembrano veramente solo delle bozze temporanee. Emergono si alcuni fatti(vaghi) su alcuni di loro, ma non abbastanza da impedire di chiederci: “questi che ci fanno lì?”. A parte i due poliziotti, che sono gli uomini di azione del team, l'unico personaggio realmente utile è quello di Lloyd Lowery, che, interpretato da un discreto Jimmi Simpson, offre non solo l'unica prestazione veramente decente della serie ma anche l'unica degna di nota. Tornando alla sua utilità, se infatti Lowery è fondamentale con il suo elevatissimo quoziente intellettivo e con le sue eccellenti conoscenze psicologiche, i personaggi di Goodwin e Serinda Swan appaiono quasi completamente inutili, come il porta carta igienica senza rotolo.

THE BAG MAN

Il terzo episodio della serie, trasmesso il 20 marzo, ha visto il chiaccheratissimo ed attesissimo ritorno di uno dei migliori personaggi di “Prison Break”. Olmstead e Santora hanno voluto riportare in vita Theodore “T-Bag” Bagwell dopo quasi due anni dalla fine di “Prison Break” per un cameo d'eccezione che avrebbe(come poi è successo) garantito qualche ascolto in più alla loro nuova serie. L'episodio in questione, intitolato “The Bag Man”, non ha quasi niente a che fare con i primi due episodi di “Breakout Kings”, e questo è assolutamente positivo. T-Bag è l'assoluto protagonista di una puntata che è una vera e propria botta di nostalgia per ogni fanatico di Fox River. La presenza di T-Bag ci ha fatto notare non solo quanto sia straordinario Robert Knepper, che ha saputo regalarci uno dei migliori “villains” visti nella storia del telefilm, ma ci ha anche fatto capire che forse “Breakout Kings” dovrebbe cambiare “ritmo di gioco” e dovrebbe concentrarsi maggiormente sui fuggitivi, piuttosto che quasi esclusivamente sui protagonisti. E' vero che T-Bag è un caso a parte, ma nell'episodio in questione c'è stata sicuramente meno ripetitività e più dinamismo, visto che abbiamo potuto indagare ancora una volta nella mente più perversa degli “Otto di Fox River”. La presenza del personaggio ha garantito un ritmo un po' più adrenalinico e frenetico(certo non come in Prison Break)ed atmosfere decisamente meno leggere e scherzose.
The Bag Man è un episodio che a tratti sembra legato con lo scotch, dalle ottime scene con T-Bag a quelle noiose ed insulse con il team, ma vedere nuovamente Robert Knepper nei panni di Bagwell è stato un qualcosa di straordinario per i fans di “Prison Break”, meno per i novizi di “Breakout Kings” che forse hanno ammirato ciò che la serie non potrà mai essere.

Breakout Kings - Stagione 1 A&E è famosa per “salvare” delle serie che vengono scartate dagli altri network. In questo caso possiamo dire di comprendere perchè Fox abbia deciso di non acquistare “Breakout Kings” per la propria line-up: troppe incertezze. L'accostamento con “Prison Break” è quanto mai devastante ed è onestamente troppo sleale. Il cast lascia un po' a desiderare, le backstory dei personaggi sono, per ora, quasi inesistenti, e le loro abilità e conoscenze sembrano utili quanto quelle di una sedia(fatta eccezione per Jimmi Simpson). L'episodio con protagonista T-Bag ha evidenziato le lacune della serie ma anche messo in luce quelli che dovrebbero essere i fattori sui quali gli sceneggiatori dovrebbero puntare e lavorare. Per ora “Breakout Kings” non ha convinto, anche se i più fanatici di “Prison Break” proveranno a dargli ancora qualche chances, soprattutto considerando che ci sono dei margini di crescita tutto sommato decenti e che, a detta dei creatori, potrebbero esserci futuri nuovi cameo dal mondo di “Prison Break”, sperando poi ovviamente che i protagonisti vengano caratterizzati maggiormente.