First look Buddha - King of Kings

Presentato al Roma Fiction Fest, il progetto per il piccolo schermo Buddha: King of Kings non convince nonostante l'atmosfera tipica di Bollywood e una storia molto affascinante

First look Buddha - King of Kings
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Buddha: King of Kings è stato presentato a Roma in occasione dell'edizione 2015 del Fiction Fest. Prodotto da Ridwana Khan, il serial vede anche nel cast un gustosissimo cameo di Kabir Bedi.
La storia è basata sull'avvento del principe Siddharta, la cui venuta al mondo è preceduta da un fiume di segni premonitori di grande fascino. Tuttavia, l'impressione è che le scelte di regia siano sempre dettate da una spasmodica voglia di manierismo, muovendo la camera anche quando non necessario, cercando di celebrare ogni cosa con i movimenti di macchina per compensare una scrittura spesso carente.
Per quanto si sforzi di oscillare tra serio e faceto, con molti improbabili momenti musicali, l'effetto soap opera è sempre dietro l'angolo, e di per sé non sarebbe affatto un male: l'idea di fondere Beautiful e Sandokan è molto accattivante, se non fosse che mancano sia un incipit incalzante che una sceneggiatura capace di invogliare a saperne sempre di più. A farne le spese è un cast dal potenziale molto inespresso, costretto a dire battute improbabili e a seguire una linea narrativa molto infantile, che stride con una colonna sonora molto ridondante e poco suggestiva, con le inevitabili melodie indianeggianti da spot tv.

Un prodotto di genere

Buddha, tuttavia, è concepito e realizzato per il mercato indiano, ed è dunque un prodotto molto difficile da inquadrare, soprattutto perché il dubbio del fraintendimento culturale è molto alto: si tratta di una serie che viene da altri lidi e che dunque non risponde ai nostri canoni oppure ha un effetto inevitabilmente trash per gli standard a cui siamo abituati? In entrambi i casi non sembra purtroppo funzionare: le inevitabili invidie femminili (con tanto di sguardi furtivi e musica che aumenta di intensità), le congiure di palazzo che sfociano nel ridicolo (biglie lasciate sul pavimento per far inciampare la principessa incinta, ed altri espedienti molto banali) e gli interminabili stacchi musicali falliscono sia nell'intento di narrare una storia semplice e divertente sia in quello di creare, in qualche modo, l'effetto scult.
La serie sembra quindi un gran baraccone di scene e costumi, anche di mirabile fattura, che tuttavia corre l'altissimo rischio di sfociare nel kitsch; peccato, perché il potenziale e lo spazio creativo per affascinare gli spettatori con una storia ricca di fascino come quella del principe Siddharta non mancherebbero. La pecca più grande però è quella di allungare molto il brodo narrativo fin dall'inizio, aspettando continuamente a decollare e a entrare nel vivo della vicenda. Un difetto che, per come è concepito il panorama serial contemporaneo, rischia di allontanare molto pubblico a partire dai primi episodi.

Buddha - King of Kings Passerella di costumi sgargianti e colori accesi, Buddha: King of Kings sfocia spesso nella noia e si perde in più di un bicchier d’acqua: manca sia il fascino dei vecchi serial in costume sia la semplicità delle storiche soap. Un prodotto penalizzato da uno stile confuso, che più che surreale spesso appare pacchiano, senza suscitare né un sano effetto nostalgia né un genuino interesse per trama e personaggi.