First look Eleventh Hour - Stagione 1

I casi ai limiti della scienza hanno due nuovi beniamini

First look Eleventh Hour - Stagione 1
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Dopo il sucesso di Fringe, di cui viabbiamo già parlato, l’interesse per la scienza misterica torna di attualità riportando alla mente suggestioni che richiamano quel cult anni ’90 che risponde al nome di X-Files. Con tali premesse l’interesse mediatico è sicuramente catturato, d’altronde con quella vechia volpe di Jerry Bruckheimer alla produzione non poteva essere altrimenti. Da segnalare come il soggetto della serie sia mutuato da una produzione inglese che vedeva nei panni del protagonista Patrick Stewart, l’indimenticato capitano Jean-Luc Picard in Star Trek: The Next Generation (1987 - 1994).

La strana coppia

Il dottor Jacob Hood (Rufus Sewell), è un brillante biofisico che collabora a stretto contatto con l’FBI in veste di consulente speciale scientifico, allo scopo di risolvere casi che resterebbero irrisolti nelle mani di comuni agenti federali. Ma le sue enermi competenze, come del resto la devozione con cui persegue la risoluzione degli intricati casi in cui viene chiamato in causa, lo rendono particolarmente vulnerabile a “incidenti”. Pertanto, vista la sua importanza per il governo federale e, particolarmente, in seguito ad un recente attentato, il dottor Hoob beneficia della protezione dell’agente speciale Rachel Young (Marley Shelton). In questo specifico caso, però, il nostro “cane da guardia” si presente assai diversamente da come potremmo immaginarcelo. Infatti il gradevole aspetto di Marley Shelton (Sin City, Planet Terror) nasconde una donna assai determinata a svolgere il compito assegnatole e che, con il suo sguardo di ghiaccio, è in grado di tenere alla larga chiunque o qualunque cosa sia estranea al suo lavoro. Basterà la minima pressione di un cicalino da parte del nostro dottore per far letteralmente schizzare fuori dal proprio letto l’agente Young per correre in suo soccorso. I presupposti per qualche digressivo umoristico ci sono tutti e, in effetti, nell’episodio pilota viene data una brillante dimostrazione di questa interessante “potenzialità”.
Per quanto concerne lo storyline per ora non emerge nulla che vada al di là dell’episodio autoconslusivo a logica strettamente interna, ma questo non può certo determinare un primo, parziale, giudizio negativo visto il successo di serie come CSI, peraltro prodotta dalla stesso Bruckheimer.
Da ultimo sembra il caso di sottolineare come almeno i casi trattati nei primissimi episodi prendano una certa distanza dagli elementi soprannaturali alla X-Files o, diversamente, oltre-scientifici come nel caso di Fringe. Pertanto la struttura narrativa pare maggiormente incentrata sul differente approccio alle situazioni dei due protagonisti, volutamente agli antipodi, che al sensazionalismo delle tematiche trattate, le quali si mantengono al limite della credibilità.

Eleventh Hour Le premesse sono buone. I personaggi riescono a catturare l’attenzione del pubblico, proponendo un inedito ribaltamento delle posizioni di forza uomo - donna; le storie convincono un po’ meno, ma del resto sembrano funzionali alla familiarizzazione con i personaggi. D’altra parte il nome di Bruckheimer, produttore di enorme successo, resta una garanzia. La sfida con Fringe è aperta, non resta che vedere come se la giocherà Mediaset, titolare dei diritti per entrambe le serie.