House of Cards: un primo sguardo alla stagione 5

Frank Underwood torna alla carica per una nuova stagione mano nella mano con la sua Claire: ecco cosa ci aspetta.

House of Cards: un primo sguardo alla stagione 5
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Li avevamo lasciati insieme, mano nella mano, a combattere un nemico comune. Ma soprattutto li avevamo lasciati uniti così come non erano mai stati, con una Claire finalmente al fianco di suo marito come pari e non più solo come moglie. Non sembra quindi un caso che ad aprire le danze della quinta stagione di House of Cards sia proprio il personaggio di Robin Wright, volto rivolto alla telecamera - all'elettore e allo spettatore - sola in un messaggio alla nazione che suona come un'ouverture profetica di questa nuova stagione, la stagione di Lady Underwood. La situazione è in bilico eppure House of Cards riprende così, nel silenzio e la calma di una stanza, ricordandoci in due minuti l'eleganza del suo racconto e la perfezione del suo bilanciamento, che sposta immediatamente il focus su una chiassosa e delirante riunione di congresso dove Kevin Spacey ci ricorda perché amiamo così tanto il suo personaggio in una lezione di stile, attenzione e manipolazione degna del miglior Frank Underwood - ormai chiaramente fuori controllo nella sua ricerca di potere. "Questo è oltre qualsiasi regolamento!", gli fanno notare, una battuta la cui laconica risposta contiene ormai tutto il modus operandi del Presidende: "Non mi interessa".

I wonder what the king is doing tonight

Nonostante siano passati cinque anni, la cifra stilistica di House of Cards si riconferma in questa quinta stagione, almeno a giudicare dal pilot: un lavoro certosino che continua a riportare su schermo i tratti somatici di una serie ormai fortemente caratterizzata e intenzionata a restituire al pubblico ciò che meglio conosce e apprezza.

Lunghe inquadrature, sguardi in macchina, spazi chiusi e linee parallele: il percorso tracciato da David Fincher nel promo della prima stagione è un terreno sul quale continuano a muoversi i suoi eredi, primo fra tutti il regista di questa puntata, Daniel Minahan, che ha il compito di aprire le danze e dettare il corso del quinto giro di giostra di Frank Underwood. Il compito è, ad onor del vero, piuttosto facile: Minahan si trova ad avere a che fare con un meccanismo perfettamente oliato che Kevin Spacey e Robin Wright portano avanti ormai con una maestria e un'eleganza che non hanno eguali nel panorama televisivo attuale, dimostrandosi una coppia dagli incastri perfetti che con il proprio talento ha reso House of Cards un vero e proprio gioiello, forse la prima vera punta di diamante della produzione Netflix. Con determinazione avanzano, ognuno sulla propria scia eppure sorprendentemente sincroni, in un modo che Minahan riesce a sottolineare attentamente in piccoli dettagli. Una sedia presidenziale occupata da un caschetto biondo, Camelot fischiettato in terrazza con una sigaretta che basta per una persona sola.

You have nothing to be afraid of

Ad una qualità visiva eccelsa si unisce come sempre la scrittura, che capitanata da Beau Willimon si concentra come sempre su un tema scottante come quello dell'ICO - facilmente paragonabile all'ISIS per metodologie e attacchi. Ne avevamo avuto un assaggio già nel finale della scorsa stagione, ma nulla ci aveva preparati a quanto il nuovo corso di House of Cards sarebbe stato effettivamente pertinente alla nuova realtà politica americana. L'elezione di Donald Trump ha scosso profondamente il popolo americano che si rifugia ancora una volta nel piccolo schermo (lo aveva già fatto anche nel pilot di The Good Fight solo pochi mesi fa, tanto per citare un esempio); stavolta i termini sono meno sottili, e le azioni di Frank Underwood sempre meno aperte a interpretazioni. Trump potrebbe essere l'ennesimo dei presidenti americani a dare spunto agli sceneggiatori per le vicende di Frank Underwood? Non ci resta che proseguire per capire dove questa quinta stagione vorrà portarci. Su Netflix per chi vive all'estero, o a partire da stasera su Sky Atlantic per gli italiani.