Ingobernable 1x01: Divorzi presidenziali

La nuova serie originale in lingua spagnola prodotta da Netflix punta sulla politica, adottando un'ottica femminile...

Ingobernable 1x01: Divorzi presidenziali
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Due anni fa è iniziata l'espansione linguistica di Netflix con Club de Cuervos, commedia drammatica in salsa calcistica che ha confermato l'istinto generalmente affidabile del gigante dello streaming per prodotti originali da offrire ai propri abbonati nel mondo intero. Una produzione interamente in lingua spagnola, seguita a ruota dal bilingue Narcos, e che ora ha aperto la strada per Ingobernable, che per certi versi completa un trittico politico insieme a House of Cards e Marseille. Un accostamento tutt'altro che fuori luogo, non solo per via del mondo che lega i tre serial, ma anche per la decisione di Netflix di costruire ciascuno di essi intorno ad un interprete di non poco conto, che si tratti di Kevin Spacey nei panni di Frank Underwood o Gérard Depardieu in quelli di Robert Taro. In questo caso si è scelto di puntare su una diva latinoamericana, Kate del Castillo, attrice messicana popolarissima anche negli Stati Uniti grazie alle sue partecipazioni ai serial trasmessi da Telemundo (canale USA dedito interamente a programmi in spagnolo).

Questo matrimonio non s'ha più da fare

La prima stagione di Ingobernable è costituita da 15 episodi, ciascuno con una durata di 40 minuti o meno (in alcuni casi si supera di poco la mezz'ora, stando alla guida di Netflix), e raramente come in questi casi il binge-watching sembra particolarmente indicato non solo per sapere dove andrà a parare un intreccio che mescola politica, tradimenti, sesso e morte, ma anche per farsi un'idea più chiara proprio sulla serie stessa.

Il primo episodio è infatti più un suggerimento, una suggestione a base di interpretazioni volutamente caricate - con Kate del Castillo al centro, nel ruolo della futura ex-First Lady messicana Emilia Urquiza - e squarci di intrighi erotici, con l'aggiunta di una sana dose di sangue mista alla crisi di un paese. Il tutto raccontato, appunto, in appena quattro decine di minuti, lasciando la porta spalancata per i quattordici capitoli successivi. Un inizio senz'altro interessante, a patto che lo spettatore abbia il livello di tolleranza necessario per una stagione intera a base di eccessi e psicologie che, almeno a giudicare dai primi incontri, sembrano scolpite con l'ascia. Senz'altro un'aggiunta non priva di valore al catalogo di Netflix e uno strumento utile per capire l'ambizione del servizio di streaming nel voler andare oltre le produzioni americane ma al contempo realizzare serie capaci di attirare spettatori anche al di fuori dell'area geografica e linguistica coinvolta nel progetto (vedasi il recente acquisto belga Beau Séjour).