First look Outcast - Stagione 1

La nuova serie tratta da un fumetto di Robert Kirkman propone una storia di possessione demoniaca che al suo debutto riesce a convincere grazie a un'atmosfera di inquietudine e buone interpretazioni

First look Outcast - Stagione 1
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Dopo il grande successo di The Walking Dead, Robert Kirkman vede prendere vita sui piccoli schermi il secondo adattamento di un suo fumetto con Outcast, serie horror su terribili possessioni demoniache.
La nuova trasposizione televisiva è il frutto del lavoro congiunto dei Fox International Studios con l'ormai celebre fumettista, team che aveva già concepito lo sviluppo dello show ancor prima della pubblicazione degli albi, originati dall'abile mano di Paul Azaceta. Già rinnovata per una seconda stagione ancor prima della sua premiere, Outcast, inoltre, è stata la serie scelta per la messa in opera di un progetto innovativo; mentre negli Stati Uniti lo show verrà trasmesso da Cinemax, mentre Fox si occuperà della sua distribuzione internazionale e, per la prima volta nella storia, il network ha deciso di diffondere la prima puntata della prima stagione su Facebook Live due settimane prima del suo debutto. Dato tutto questo clamore sollevato intorno allo show, viene immediatamente da chiedersi se il risultato sia all'altezza delle aspettative.

La natura del reietto

Rome, Virginia. In un'abitazione apparentemente anonima, la signora Austin prende coscienza che suo figlio Joshua (Gabriel Bateman), otto anni, non è come tutti gli altri bambini della sua età... o, almeno, non più. Terrorizzata dall'agghiacciante comportamento del figlio, la madre si precipita dal reverendo Anderson (Philip Glenister), il pastore della cittadina, che subito capisce che cosa sta accadendo in quella casa. Dall'altra parte della città, veniamo gettati nello squallore della vita di Kyle Barnes (Patrick Fugit), un recluso e passivo giovane la cui unica preoccupazione sembra sia allontanare il più possibile ogni essere umano, non curandosi minimamente della sua disastrosa condizione e permanendo nel suo depresso stato di indolenza. L'unica che sembra intenzionata a non abbandonarlo nel circolo vizioso in cui sembra permanere da tempo è Megan Holter (Wrenn Schmidt), sua sorella acquisita. Capiamo subito che Kyle, infatti, è stato adottato da piccolo a causa dei gravi problemi (apparentemente) mentali della madre. Il nostro tormentato protagonista viene presto a conoscenza del caso di Joshua e, senza saper bene il motivo, decide di unirsi al reverendo Anderson per aiutare il piccolo; inizialmente scettico nei confronti delle teorie del reverendo, scopre ben presto che le forze del male intervengono spesso e volentieri nella nostra realtà e che hanno un interesse particolare proprio per lui che non sembra essere la solita vittima indifesa...

Tra fumetto e televisione

A differenza di The Walking Dead, la nuova trasposizione vede al timone direttamente l'autore del fumetto omonimo. Forse è proprio per questo che il primo episodio della serie, come i lettori saranno presumibilmente felici di sapere, è estremamente fedele al materiale di partenza, esclusa qualche scena mancante che, in ogni caso, non intacca assolutamente la trama, mentre ci sono, invece, alcune sequenze in più che contribuiscono a delineare il carattere sinistro e raccapricciante dell'insieme. A chi fosse preoccupato di assistere ad una versione demoniaca del serial dedicato all'apocalisse zombie, invece, possiamo dire che la somiglianza tra i due progetti si ferma a un vago senso di parentela limitato alla sigla e alla presentazione dei titoli di testa. La sensazione che si prova guardando l'opening per la prima volta, infatti, è molto simile (se non ancora più inquietante) a quella sperimentata con il celebre show con protagonista Rick Grimes e gli altri sopravvissuti.
Per quanto riguarda la struttura narrativa e l'intreccio di questo primo episodio, inoltre, viene da pensare a The Walking Dead nelle sequenze più lente e introspettive che, sebbene possano portare lo spettatore più impaziente a scivolare subito nella noia, per ora non sembrano essere ancora eccessivamente pesanti e, anzi, contribuiscono a comprendere meglio il background dei personaggi che nella première si presentano come non del tutto scontati, con qualche elemento di novità e un loro carattere peculiare che, potenzialmente, potrà renderli unici nelle prossime puntate. Le sequenze che possono sembrare eccessivamente tediose, inoltre, acquistano un senso se si nota che vengono spesso contrapposte a fulminei eventi anche molto violenti che rendono il ritmo della narrazione scostante e ‘a strattoni' in modo da trasmetterci una voluta e ben somministrata tensione emotiva.

La nuova essenza della possessione

E' facile pensare che non ci sia più nulla da dire riguardo alle possessioni demoniache, poiché tutti gli esempi che possiamo citare sembrano aver ormai esaurito il genere. In più, l'utilizzo della classica figura del bambino che viene catturato e sottomesso dalle forze del male non sembra essere la strategia migliore per proporre qualcosa di nuovo e fresco. Pur con queste grandi difficoltà, il primo episodio di Outcast riesce comunque a suggerire punti di vista inesplorati nell'oscuro mondo della possessione. Primo fra tutti, il sottolineare che la lotta contro il male non è mai qualcosa di semplice e banale che divide il mondo in bianco e nero, buono e malvagio, angelico e demoniaco. Ben lontani dall'essere così netti, il serial vuole insistere sul fatto che i confini tra le due fazioni avverse è labile e in costante ridefinizione. Proprio questo elemento rende la lotta così dura ed estesa, fino ad arrivare nella più profonda intimità di ognuno. In secondo luogo, Outcast non sembra volerci solo spaventare ma, farci provare un panico più ponderato, sottile, viscerale e, seguendo questa strategia, riesce a trasmettere sapientemente quelle fastidiose sensazioni di inquietudine, ansia e paura facendo ricorso a qualcosa che tutti noi possiamo sperimentare, ovvero la quotidianità del reale. In questo modo lo show non ha bisogno di chiamare in causa espedienti esagerati e fuori luogo e, nel contempo, fa apparire tutto più verosimile. In tutto il corso dell'episodio, poi, non può non saltare all'occhio l'unicità della natura di Kyle che, ben lontano dall'essere una vittima qualunque, sembra nascondere un retroscena intricato che piacerà molto agli appassionati della profondità e della complessità dei personaggi. Se da una parte Patrick Fugit può apparire un po' troppo insofferente, questo probabilmente è dovuto al fatto che è proprio l'indole del suo personaggio a richiederlo. Proprio come la sua casa semidistrutta, esternamente Kyle può apparire come poco più che un guscio vuoto e rovinato dal tempo e dall'incuria ma, in realtà, il suo aspetto è il risultato dei travagliati traumi che si sono consumati al suo interno.
Per quanto riguarda il reverendo Anderson, subito verrà spontaneo confrontarlo con altri celebri ‘padri' o guide spirituali, non si può dire che la versione di Glenister non ci regali qualche piacevole spunto e promettente speranza. A stupire è stata, infine, la grande presenza scenica di Gabriel Bateman che ha interpretato il piccolo Joshua: il giovane attore riesce a scioccarci fin dalla durezza delle prime scene dell'episodio e convince con il suo sereno e innocente sguardo dalla purezza infantile che ci regala al termine della puntata, che contrasta moltissimo con l'indole del piccolo posseduto che abbiamo visto fino a quel momento.

Outcast - Stagione 1 Il primo episodio di Outcast si presenta come il preludio di un adattamento ben riuscito, sicuramente molto fedele al materiale originale e con una buona struttura di fondo che, se sviluppata nella giusta direzione, saprà regalare emozionanti momenti di paura, senza dimenticare di guidare verso più profondi attimi di riflessione. Con un cast che per ora si è dimostrato all’altezza della situazione e che, ad un primo sguardo, sembra avere ancora molti assi nella manica, lo show si merita certamente una chance anche vista la palpabile atmosfera cupa e carica di tensione che saprà accontentare adeguatamente chi ama il genere.