First look Stuck - The Chronicles of David Rea

Where did you get Stuck? La web serie di Ivan Silvestrini propone degli elementi interessanti ma cerca un po' troppo di accontentare i fan

First look Stuck - The Chronicles of David Rea
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Finalmente anche in Italia sembra essere arrivata la voce che sia possibile fare produzioni indipendenti pur mantenendo un livello qualitativo adeguato. L'amatissimo Freaks! ha fatto da apripista ed oggi abbiamo un ulteriore esempio con “Stuck - The Chronicles of David Rea”, una web-series interamente recitata in inglese in onda su YouTube (che non smetteremo mai di elogiare per le opportunità che offre a chi ne sa sfruttare le potenzialità, sia nel bene che - purtroppo per chi ne abusa - nel male) con la possibilità di usufruire dei sottotitoli in Italiano messi a disposizione dagli autori grazie alla funzione presente sul celebre sito, mai sfruttata così sapientemente, tanto che gli utenti possono addirittura visualizzare un filmato per imparare come poterli utilizzare.

Emotional Trainer

Dopo un iniziale Episodio 0 con funzione di Prologo, veramente confezionato a dovere in quanto capace di attirare lo spettatore verso quello che sembrerebbe un interessante connubio tra un serial drama introspettivo ed una commedia sentimentale, iniziamo a conoscere il protagonista nei primi 2 episodi fino ad ora andati in onda sul canale dedicato.
David Rea (Riccardo Sardonè) è un emotional trainer specializzato nello sbloccare le persone quando si trovano in uno stato di blocco emotivo (da qui il termine Stuck che dà il titolo alla serie): una specie di psicologo con una particolare predilezione per quel che riguarda i rapporti più intimi tra le persone e, andando maggiormente nello specifico, la loro sfera “sessuale”.

Libertà d'autore

Proprio da questo vorremmo partire per un’analisi più approfondita che non si fermi soltanto alla grande ammirazione che, indiscutibilmente, si prova per il regista Ivan Silvestrini, meritevole di elogi anche, e non solo, per aver portato qualcosa di nuovo nel nostro paese (seppur in lingua straniera, scelta non solo condivisibile ma anche vincente in quanto la serie ha ricevuto il maggior numero di contatti proprio in USA, seguita a ruota dalla madre patria). Quello che traspare dai primi episodi, pur con tutte le attenuanti del caso - tra le quali principalmente il fatto che una webseries ha tempi molto più compressi rispetto ad un serial vero e proprio - è una ricerca quasi forzata nello sfruttare le scene di sesso per attrarre lo spettatore, utilizzando la giustificazione che YouTube non pone limiti all’autore. Pur essendo pienamente d’accordo con tale ipotesi, è necessario comunque dire che la bravura di un regista si denota anche dall’utilizzo che fa di tutte le sue “armi” a disposizione.

Il canale YouTube di Stuck!

Trovate il canale YouTube dedicato alla serie QUI. All'interno troverete, chiaramente, i vari episodi ed alcuni speciali molto interessanti!

Compresso ma piace

La WebSerie risulta comunque molto gradevole, soprattutto per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi che, in meno di 20 minuti, vengono delineati in modo sorprendente, tanto da farci appassionare allo stravagante e disturbato comportamento del protagonista del cui passato c’è ancora molto da scoprire. Dal punto di vista tecnico Stuck non ha assolutamente nulla da invidiare a serial andati in onda su reti anche importanti: tralasciando le ambientazioni, giustamente minimaliste e a volte anonime, troviamo delle scelte registiche molto interessanti - con un parallelismo tra le emozioni provate dai personaggi ed un sapiente utilizzo dei primi piani - nonché un’ottima prova di recitazione soprattutto da parte degli attori protagonisti - qualcosa di più poteva forse essere fatto sui comprimari, ma sono piccolezze che, a questi livelli, sono molto più che trascurabili.

Stuck - The Chronicles of David Rea Interessante prova alla regia per Ivan Silvestrini ed il suo gruppo di attori non certo alle prime armi: le web series sono una ventata di freschezza che, finalmente, si stanno consolidando anche in Italia con questa serie tutt'altro che scontata, con il solo difetto di puntare forse un po' troppo sul cosiddetto "fanservice".