Dal Film alla Serie Tv
Nel 2010 Lifetime mandò in onda The Client List: un film per la tv con protagonista l'attrice Jennifer Love Hewitt che, con per la sua convincente interpretazione ottenne una prestigiosa nomination ai Golden Globes. Il network ha quindi deciso di sfruttare questo successo creando un omonimo serial, ma con un risultato finale ben diverso.
La trama
La protagonista di The Client List è Riley Parks (Jennifer Love Hewitt): una donna costretta ad affrontare le difficoltà economiche della sua famiglia dopo che il marito Kyle (Brian Hallisay) ha abbandonato moglie e figli. Riley incontra non pochi problemi nel trovare un impiego, fino a quando una sua amica le consiglia di fare un colloquio con la sua datrice di lavoro Georgia (Loretta Devine), proprietaria di un centro benessere, per un posto come massaggiatrice che le viene assegnato senza problemi. Durante la prima giornata di lavoro Riley scopre però che la Spa offre ad una lista di clienti anche dei "servizi extra" molto ben pagati. Deciderà quindi di "vendersi" davanti all'impellente necessità di avere i soldi necessari a non perdere la casa e mantenere i piccoli Travis (Tyler Champagne) e Katie (Cassidy Guetersloh).
Storie poco credibili
The Client List avrebbe potuto sfruttare al meglio le tematiche attuali e al limite del scandaloso per dare vita ad un serial che sapesse ritrarre con un pizzico di sano cinismo la società contemporanea. Lo sceneggiatore Jordan Budde ha invece scelto la direzione opposta ed ha appesantito la storia con situazioni al limite dell'inverosimile, all'insegna dei buoni sentimenti, e fin dai primi minuti ci si ritrova quasi spiazzati di fronte alla poca credibilità dell'intreccio.
Un esempio? Per mostrare la difficile quotidianità della famiglia Parks lo spettatore assiste alla festa di compleanno di Kyle che, di fronte ai suoi figli e a tutti i suoi parenti ed amici, si allontana infastidito perché riceve come regalo da parte di Riley e dei bambini una camicia a suo parere troppo costosa. Nessuna motivazione può rallegrare l'uomo che si alza e se ne va in casa dove lo raggiunge la moglie che, in una tragicomica sequenza, si giustifica dicendo che il capo era in offerta e voleva solo (giustamente) festeggiare una bella giornata insieme alle persone che amava, senza troppi pensieri negativi. Il risultato? La coppia cede ad uno slancio di passione sul tavolo, incurante della presenza in giardino di tutto il resto della famiglia. Se questa sequenza non fosse già abbastanza per capire l'assurdità della storia creata con poca cura, non c'è problema, perché gli esempi sono talmente numerosi che l'elenco potrebbe continuare a lungo: i clienti "bisognosi" di attenzioni particolari sono tutti giovani dal fisico prestante o uomini di mezza età dall'animo sensibile, facendo sorgere spontanea la domanda del perché avrebbero bisogno di una massaggiatrice invece che frequentare normalmente una donna (ovviamente tutti gli altri clienti sono anziani, malati o con qualche patologia al limite del repellente). La proprietaria del centro benessere è a conoscenza che le sue dipendenti ricevono minacce ma non installa all'esterno telecamere a circuito chiuso per salvaguardare la privacy, il marito di Riley scompare senza lasciare traccia ma nessuno sembra seriamente impegnato nella sua ricerca, il cognato della protagonista lavora tranquillamente a torso nudo nel giardino della moglie di suo fratello...senza ovviamente dimenticare che la protagonista, pur sacrificandosi per mantenere la famiglia, più che una massaggiatrice assume il ruolo della psicoterapeuta che ascolta i problemi dei suoi clienti e dispensa consigli.
Attori non convincenti
La serie avrebbe già delle serie difficoltà nel sostenersi a causa dell'esile sceneggiatura, ma non viene di sicuro aiutata dai suoi interpreti. Guardando Jennifer Love Hewitt alle prese con i problemi della sua Riley non si può fare a meno di notare che sembra sia ancora alle prese con i fantasmi bisognosi di aiuto di Ghost Whisperer, invece che avere i piedi ben piantati nella realtà.
Loretta Devine non può fare molto nel dare spessore al personaggio di Georgia che gli sceneggiatori hanno privato della logica dose di spregiudicatezza e cinismo necessari per gestire la sua particolare attività: per volere degli autori anche lei infatti ha preso questa scelta per necessità e nasconde un cuore magnanimo e un animo sensibile. Colin Egglesfield si fa notare più per il fisico perfetto che per le doti interpretative, mentre le attrici non protagoniste Rebecca Field (Lacey, amica da sempre di Riley), le colleghe della protagonista Naturi Naughton, Alicia Lagano, Kathleen York e Desi Lydic non si sforzano molto nel cercare di risultare almeno naturali nel dover recitare il loro copione. Cybill Shepherd è senza dubbio sprecata nella parte di Lynett Montgomery, la madre di Riley, e Elisabeth Rohm non ha le doti necessarie per essere una rivale temibile della bella ed eccessivamente buona Jennifer Love Hewitt.
Nessuno scandalo
Prima della messa in onda di The Client List si era creata una falsa aspettativa nei confronti dei contenuti sexy della serie. Per la gioia del pubblico maschile Jennifer Love Hewitt appare in più sequenze in abiti succinti, ma a livello statistico sono più presenti i corpi scolpiti dei clienti e degli uomini di casa Parks. Non c'è nulla di veramente scandaloso ed anche questo elemento mostra il poco coraggio degli autori che si sono limitati a sfruttare le tematiche alla base per cercare di attirare il pubblico, senza però mantenere le promesse suggerite.
L'associazione statunitense Licensed Massage Therapist aveva cercato di bloccare la messa in onda di The Client List sostenendo che mostrava un'immagine sbagliata del lavoro delle massaggiatrici professioniste e dei loro valori etici, ma non è riuscita ad ottenere il risultato sperato nella loro campagna contro Lifetime. Dopo l'episodio pilota del serial ci si chiede se non sarebbe stato meglio per il network e per i suoi protagonisti cedere alle richieste avanzate per evitare agli spettatori la visione di una così ampia serie di stereotipi, assurdità e mediocrità. In alcuni momenti si ride con facilità, ma rimane il dubbio se le risate fossero la reazione voluta dagli autori.