Una Serie di Sfortunati Eventi: il nostro first look

Su Netflix è finalmente disponibile la prima stagione di Una Serie di Sfortunati Eventi. Ecco le nostre impressioni sui primi due episodi.

Una Serie di Sfortunati Eventi: il nostro first look
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Per americani e anglosassoni, il venerdì 13 equivale al nostro venerdì 17: un giorno infausto e sfortunato, almeno secondo la superstizione. E quindi quale giorno migliore per immergersi nella visione di Una Serie di Sfortunati Eventi? Del resto, i tredici libri della saga sono composti da tredici capitoli ciascuno, e l'ultimo libro (The End, in italiano La Fine) è uscito nelle librerie inglesi proprio di venerdì 13. Netflix ha rispettato la macabra tradizione dei romanzi, rendendo oggi disponibile gli otto episodi che compongono la prima stagione della serie creata da Mark Hudis e basata sulla saga letteraria per bambini di Lemony Snicket, pseudonimo di Daniel Handler (qui in veste di produttore esecutivo). La serie si basa sulle - sfortunate, grottesche e tragicomiche - vicende dei fratelli Baudelaire, che si ritrovano di colpo orfani e alle prese con il temibile Conte Olaf (Neil Patrick Harris), il loro nuovo tutore ben deciso a impadronirsi nella loro ingente eredità con ogni mezzo disponibile. Ecco le nostre impressioni su "Un infausto inizio", primi due episodi della serie.


Wes Anderson incontra il black humor

Dopo una sigla di apertura che in poco più di un minuto riesce già a tratteggiare gli elementi più importanti non solo della trama, ma anche dello stile narrativo della serie (caratterizzato da vicende grottesche spesso ai limiti dell'assurdo), è proprio Lemony Snicket (Patrick Warburton) ad accogliere lo spettatore così come accoglieva i potenziali lettori nelle quarte di copertina dei romanzi della saga: li invita a lasciar perdere, a dedicarsi a qualcosa di più allegro, a mettersi in salvo dall'orrore della storia dei fratelli Baudelaire. È una sottile e sinistra opera di psicologia inversa che non può far altro che incuriosire il pubblico, che si ritrova catapultato in una fiaba gotica che per le sue vivaci e surreali tinte pastello non può non ricordare lo stile inconfondibile di Wes Anderson. La fotografia qui è ricca di contrasti tra i colori cupi della casa del conte Olaf e quelli più allegri e rassicuranti della villetta del Giudice Strauss (una naive e deliziosamente ignara Joan Cusack), come a voler richiamare la netta differenza tra la desolazione della nuova vita dei fratelli Baudelaire e la vana e irrealizzabile possibilità di cambiare le proprie sorti in meglio.

Un infausto e promettente inizio

Lo stile peculiare e inconfondibile dei romanzi viene mantenuto in questi primi episodi: i fan della saga - oggi ormai giovani adulti, considerando che l'ultimo libro è stato pubblicato nel 2006 (nel 2007 in Italia) - saranno lieti di ritrovare non solo lo humour nero tipico dei romanzi, ma anche le frequenti incursioni di Lemony Snicket nella narrazione. Sobrio ed elegante, Snicket non si limita a insistere su quanto sia angosciante e deprimente la storia dei Baudelaire, ma spesso e volentieri ha un ruolo didascalico, spiegando - con ironia e comicità grottesca - il significato delle parole che il pubblico più giovane potrebbe trovare di difficile comprensione. Questi primi due episodi, che mettono in scena le vicende del primo libro della saga, pongono le basi per quella che sembra essere una serie dallo stile unico e intrigante, in grado di incantare i bambini e di divertire gli adulti. I personaggi sono già ben caratterizzati, con una netta divisione tra gli adulti - generalmente ottusi e inconsapevoli - e i bambini, svegli e intraprendenti. Neil Patrick Harris per il momento sembra un antagonista/protagonista, con il suo eccentrico e narcisistico Conte Olaf che ruba la scena ai fratelli Baudelaire (Malina Weissman, Louis Hynes e la piccola Presley Smith). Il paragone con il maestro dell'espressività Jim Carrey, che aveva portato Olaf sul grande schermo nel 2004, sorge subito spontaneo, ma è bene proseguire con la visione della stagione prima di tirare le dovute conclusioni. Per il momento possiamo dire che questo infausto inizio non è poi così infausto - non per noi spettatori, almeno, ma Lemony Snicket potrebbe pensarla diversamente.