Wet Hot American Summer Ten Years Later: prime impressioni

Le nostre prime impressioni sulla nuova serie comica di Netflix, sequel della pellicola di culto del 2001 con Paul Rudd e Elizabeth Banks.

Wet Hot American Summer Ten Years Later: prime impressioni
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Tra le scommesse vinte da Netflix nel campo della programmazione originale ci fu, un paio d'anni fa, la miniserie Wet Hot American Summer: First Day of Camp, il prequel della commedia cult Wet Hot American Summer, parodia del sottogenere pecoreccio ritornato in voga proprio in quegli anni. Il maggiore punto di forza del racconto seriale concepito da David Wain e Michael Showalter, già autori del film, era l'approccio completamente irriverente nei confronti della logica: già nel 2001 faceva sorridere l'idea di vedere un gruppo di adolescenti, tutti uniti dalla loro esperienza nella medesima colonia estiva, interpretati da attori palesemente troppo vecchi (Bradley Cooper, Paul Rudd, Amy Poehler, Ken Marino e Elizabeth Banks avevano tutti abbondantemente superato la ventina), un concetto sfruttato fino al parossismo nel prequel che era ambientato un mese prima degli eventi del lungometraggio, con protagonisti ultraquarantenni nei panni di ragazzini. Ora la stessa squadra - con l'eccezione di Cooper, assente a causa di altri impegni - è di nuovo in azione, sempre su Netflix, con il sequel Wet Hot American Summer: Ten Years Later, ambientato nel 1991.

Tutto come prima, anzi no

Sono passati dieci anni da quell'estate magica, e i vari amici si sono dati appuntamento nello stesso posto dove si erano lasciati. Lo sfondo politico è cambiato: dagli anni di Reagan (interpretato da Showalter in First Day of Camp) siamo passati a George H.W. Bush (Michael Ian Black, già interprete di McKinley Dozen) e Bill Clinton (seconda incursione di Wain nel franchise come attore), e i nostri eroi devono affrontare le prime responsabilità da adulti.

Il primo episodio è più che altro un preludio a ciò che accadrà nei sette successivi, con la convergenza dei vari personaggi, vecchi o nuovi che siano, nel posto che tutti conosciamo. Lo spirito irriverente è rimasto, nel migliore dei modi: per poter usare il personaggio di Ben, a quanto pare con la benedizione di Cooper, gli autori si sono inventati l'escamotage di un "ritocchino" chirurgico, tramutandolo in... Adam Scott (il quale, oltre ad avere due anni in più rispetto al collega, è anche più basso di dieci centimetri). Si pongono quindi le basi per una reunion di tutto rispetto, per i personaggi ma anche per il pubblico, talmente affezionato a questo universo da spingere Netflix a riesumarlo non una ma due volte. Un ritrovo che, con l'estate che sta volgendo al termine, si annuncia come malinconico ma al contempo esilarante, all'insegna di quattro ore di risate modernamente vintage.