Half season Dollhouse - Stagione 1

Come si preannuncia la nuova creazione di Joss Whedon?

Half season Dollhouse - Stagione 1
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"Everything is gonna be alright"

Erano moltissime le persone che attendevano con ansia e curiosità il ritorno sul piccolo schermo di Joss Whedon. Ancora oggi questo nome risuona nell’immaginario collettivo, portandosi dietro il nome celebre del telefilm che ha dato slancio alla sua carriera. Ovviamente stiamo parlando di Buffy l’ammazzavampiri, telefilm cult da cui è stato tratto anche lo spin-off Angel, sempre con ottimi risultati qualitativi. Ma Joss Whedon è noto anche per Firefly, sfortunata serie televisiva cancellata dalla Fox dopo soli quindici episodi, ma che è ugualmente entrata, grazie all’affetto dei fan, tra le serie di culto. Alla serie ha fatto seguito un film, Serenity, che in America è stato un flop al botteghino, ma che ha saputo riscattarsi in Dvd.
Il nuovo progetto di Whedon è stato espressamente voluto per rilanciare la carriera artistica di Eliza Dushku, nota per aver interpretato il personaggio di Faith in Buffy. In Dollhouse ricopre un ruolo decisamente ostico, probabilmente il più difficile della sua carriera.

La casa delle bambole

La Dollhouse è un'organizzazione clandestina dalla dubbia moralità, dove uomini e donne vengono letteralmente “svuotati” dalla loro personalità, nella fase denominata “Tabula rasa”, per essere usati come meri “contenitori” di nuove personalità fittizie. Queste personalità sono selezionate e combinate da un insieme di più personalità preesistenti e infine “scritte” nel cervello della bambola nella fase di “imprinting”. Le “bambole” vengono affidate per incarichi a uomini e donne finanziariamente ben disposti, per i motivi più disparati e top secret. Al termine dell’incarico, la “bambola” si fa scortare volontariamente alla base per la seduta e lì la sua memoria viene nuovamente cancellata, assieme alle personalità.
Caroline è una ragazza che, per motivi ancora ignoti, decide di accettare di diventare una di queste “doll” per un periodo di cinque anni. Della sua vera vecchia personalità sappiamo poco, se non che era in guai seri e con le spalle al muro, trovando poi in Adele, la direttrice dell’organizzazione, l’unica via di salvezza.
Nella dollhouse, oltre alle doll che girano in uno stato catatonico tra le varie stanze (zone massaggi, piscine, palestre), facciamo la conoscenza dei personaggi che la gestiscono. Subito si fa notare il talento di Whedon nel delineare le varie personalità, ognuno con un suo credo ed una sua morale. Tra tutti spicca Boyd, il protettore di Echo(nome in codice di Caroline), l’unico che sembra farsi scrupoli di ciò che accade.
Fuori dalla dollhouse, l’agente Ballard continua le sue, finora infruttuose, ricerche sulla suddetta organizzazione, mentre la sua vicina di casa sembra essere molto interessata a lui.
Un killer misterioso chiamato Alpha, nel frattempo, sembra avere qualche legame con Echo ed è molto temuto dalla organizzazione, dalla quale è fuggito.

Aggiramento dei problemi

Se da un lato sembrano esserci tutte le premesse per un buon procedurale, bisogna soffermarsi su alcuni aspetti decisivi per la riuscita di un telefilm.
La trama orizzontale di un procedurale dovrebbe includere anche una crescita del personaggio principale e, da questo punto di vista, il problema di Dollhouse appare evidente: è difficile fare evolvere un personaggio come Echo, che non puo’ affidarsi all’esperienza per proseguire in una maturazione interiore. Problema non da poco, che sembra però trovare una soluzione nella eccezionalità della stessa. Ogni incarico affidatole sembra lasciare nella sua mente tracce indelebili. La crescita potrebbe quindi consistere in una graduale presa di coscienza di Echo, una graduale “scalata” verso una ribellione finale. Altro importante problema riguarda l’empatia dello spettatore verso il personaggio. E’ difficile entrare in empatia con una personaggio dalle personalità variabili, ma anche in questo caso il problema potrebbe essere aggirato abilmente.
L’empatia viene fortemente favorita dalla messa a nudo della sua attuale fragilità fisica e mentale. Lo spettatore è portato ad affezionarsi, come anche il personaggio di Boyd, all’ingenuità disarmante di Echo, che sembra desiderosa di trovare una risposta ai piccoli dubbi che le vengono in mente.

Tecnicamente parlando...

Dal lato tecnico Dollhouse si presenta come una produzione prettamente moderna, in senso sia positivo che negativo.
Pessimi, anche se indubbiamente efficaci, gli effetti visivi legati ai flashback (nella seconda puntata) dove la luminosità viene aumentata oltremodo per far capire allo spettatore che si tratta di un evento passato.
Gradevoli invece le rappresentazioni delle cancellazioni dei ricordi, con un buon lavoro sulle immagini in post-produzione.
Ottima la regia, molto agile e dinamica, mentre la fotografia appare piatta e priva di personalità.
Ineccepibile il lavoro fatto sulle scene di combattimento, anche se finora sembrano avere un ruolo prettamente marginale.

Le incertezze

Questi primi episodi sono costruiti attorno ai casi del giorno (gli incarichi delle doll) come di norma in un procedurale, mentre pochi elementi della trama corale continuano il loro corso, con alti e bassi a livello narrativo.
Il rapporto tra i casi del giorno e gli elementi corali è spesso squilibrato a favore dei primi, che spesso non sono in grado di reggere, a livello narrativo, l’intero episodio, portando anche a momenti di noia.
Fondamentale per il successo della serie sarà l’interpretazione di Eliza, finora discreta, che dovrà riuscire a impersonare, in maniera convincente, un ruolo diverso per ogni episodio.
Ma dollhouse dovrà vedersela anche con gli ascolti, bassi ed in continuo calo che potrebbero portare ad una cancellazione. Dovrà convincere il pubblico, e dovrà farlo in fretta.

Dollhouse - Stagione 1 Joss Whedon non convince pienamente all'inizio di questo nuovo progetto, ma offre un prodotto molto interessante che, se si saprà evolvere nella direzione giusta, potrebbe diventare un nuovo punto di riferimento nel genere procedurale.