Fear the Walking Dead 3: la lunga attesa del finale

Lo spin-off della serie di punta della AMC torna dopo una breve pausa, che forse gli avrà fatto più male che bene....

Fear the Walking Dead 3: la lunga attesa del finale
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Seguendo il modello di The Walking Dead, anche Fear the Walking Dead ha adottato lo stratagemma della divisione in due parti della singola stagione (nella fattispecie la terza), con un'attesa di circa due mesi (in questo caso 9 luglio - 10 settembre) tra l'ottavo e il nono episodio, trasmesso insieme al decimo per arrivare più rapidamente al finale e, di conseguenza, all'occupazione di quello slot nel palinsesto da parte della serie madre.
Nel caso del prototipo l'interruzione, che coincide con la tradizione di sospendere le nuove puntate nel periodo natalizio, è una tattica efficace giocata sul cliffhanger e sulla promessa di nuovi brividi emozionanti nei primi mesi dell'anno nuovo (nonostante anche The Walking Dead sia ormai impostato con una specie di pilota automatico, che però sembra non influire sugli ascolti e sulla lealtà di gran parte del fandom).
Quando si tratta dello spin-off è invece lecito dubitare della funzionalità dello stratagemma, per due motivi: innanzitutto, il doppio episodio con cui è tornata la serie è, per ora, il meno visto della stagione; in secondo luogo, dati i problemi ricorrenti dello show in termini di caratterizzazione dei personaggi e gestione della suspense, un escamotage del genere non è forse la scelta migliore per alimentare l'interesse nei confronti di un prodotto che, nei momenti migliori, è poco più di una pallida fotocopia di un fenomeno televisivo che continua imperterrito a mietere successi ovunque.
E proprio in uno di quei momenti-fotocopia il programma si è giocato uno dei pochi elementi solidi rimasti a disposizione, uccidendo Travis nella doppia premiere di stagione.

Il ranch della morte

La morte di Travis, un chiaro tentativo di emulare i decessi "shock" della serie madre, ha messo in evidenza ancora più del solito la difficoltà che ha Fear the Walking Dead con i propri personaggi, scritti in modo elementare e con poco materiale che i loro interpreti possano sfruttare per andare oltre le lacune di sceneggiatura (persino Kim Dickens, unica presenza notevole rimasta nel cast, deve impegnarsi in modo quasi sovrumano per rendere minimamente coinvolgenti le esperienze di Madison Clark). E mentre Rick Grimes e i suoi amici devono fare i conti col temibile Negan, in questa sede assistiamo ad una versione ridotta delle dispute territoriali e alleanze strategiche che caratterizzano The Walking Dead. Una storyline che vuole mettere in evidenza il messaggio principale dell'universo creato da Robert Kirkman, ossia che i veri morti viventi da temere sono gli esseri umani, ma lo fa in modo talmente maldestro e a tratti esanime da rendere perdonabili i diversi passi falsi delle stagioni più recenti dello show principale. E a sei episodi dalla conclusione della stagione è difficile aspettarsi un miglioramento così netto da giustificare a posteriori quanto visto finora. Non resta quindi che riporre la speranza nel debutto di The Walking Dead 8, stagione potenzialmente in grado di riscattarsi.