Half season The Lizzie Borden Chronicles - Stagione 1

Arriva sul piccolo schermo la versione romanzata delle poco nobili gesta dell'assassina Lizzie Borden, una giovane donna americana che, sul finire dell'Ottocento, con numerosi colpi d'ascia uccise padre e matrigna riuscendo a evitare la prigione.

Half season The Lizzie Borden Chronicles - Stagione 1
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Lizzie Borden took an axe
And gave her mother forty whacks.
When she saw what she had done
She gave her father forty-one


Questa popolare filastrocca americana narra le - non del tutto comprovate - gesta della giovane Lizzie Borden, accusata, sul finire dell'800, di aver ucciso con ripetuti colpi d'ascia il padre e la matrigna.
La storia racconta di una trentaduenne soffocata dalla taccagneria del padre che, sebbene molto ricco, costringeva le figlie a vivere in misere condizioni, salvo poi elargire fiumi di denaro per la sua nuova compagna. Quando i corpi dei due vennero ritrovati brutalmente massacrati la Borden venne indagata e, nonostante le numerose prove contro di lei, fu dichiarata innocente; trascorse il resto della sua vita godendo dei soldi paterni, evitata da tutti, in compagnia di qualche sporadica amante e dei suoi adorati animali.
Da questa storia reale attinge a piene mani la miniserie The Lizzie Borden Chronicles, trasmessa dal canale americano Lifetime e che annovera tra i protagonisti Christina Ricci, Clea DuVall e Cole Hauser. A precederla, il film tv intitolato Lizzie Borden Took an Axe, trasmesso sulla stessa rete agli inizi del 2014.

C'era una volta Lizzie...

Lo show colloca gli eventi dopo l'assoluzione della giovane, e dunque mette in scena la sua vita da donna libera, ma al tempo stesso "perseguitata" dalla sua pessima fama e alle prese con affari e tentativi di rimpolpare il suo già corposo patrimonio. Questo personaggio non ha pari all'interno della serie, che preferisce accomodare tutti gli altri in seconda fila. Priva di spessore - e assolutamente incapace di intervenire attivamente sulla trama - è ad esempio Emma Borden, sorella (tanto amata quanto superflua) di Lizzie, interpretata da una mal impiegata Clea DuVall. E da tappezzeria fanno, del resto, anche tutte le altre figure in scena, condannate a uscire sconfitte dal confronto col carisma costruito per la sadica assassina.
Risulta poi evidente, sin da una prima occhiata, che la grottesca miniserie in questione è assolutamente lontana dalla ricostruzione storica e fedele dei fatti. La colpevolezza della Borden è infatti il punto cardine su cui si basa questo titolo, che anzi sposta la posta più avanti e ne fa una sadica e crudele malata mentale, pronta a far fuori chiunque non le vada troppo a genio, "protetta" da una polizia incapace di fare il suo dovere, da un bel faccino e da modi apparentemente cortesi. Si punta alla spettacolarizzazione, si romanza la storia di partenza per renderla più accattivante e si adotta un'estetica pulp, giovane e volutamente trash.
Le scelte di montaggio, sonoro, regia e scrittura rispondono a questi imperativi e trasudano desiderio di mostrare senza remore, di shockare, strizzando l'occhio a un pubblico giovane abituato a videoclip e blockbuster; alcuni elementi reali vengono gonfiati e manipolati a dismisura e innumerevoli sono le libertà che la serie si prende rispetto al copione originale.

...e in fondo c'è ancora

Ovvio che in tale contesto ciò che interessa non è la veridicità o meno della narrazione, quanto la resa complessiva dello show. Ecco, proprio quell'estetica di cui sopra finisce con l'essere il tallone d'Achille della serie, che risulta kitsch e davvero poco credibile. La Borden si macchia di innumerevoli crimini e gli espedienti narrativi utilizzati per non farla arrestare sono ridicoli. Inoltre, è stato volutamente soppresso l'elemento sorpresa, "grazie" a una regia che di fatto anticipa ogni mossa della protagonista, privando lo spettatore del piacere della scoperta.
La scrittura ripete lo stesso schema di puntata in puntata, senza preoccuparsi della ripetitività e della prevedibilità che sottopone al suo pubblico. Così, in ogni episodio vediamo Lizzie avere delle rogne con qualcuno dei personaggi - o meglio dire comparse - della serie, che inevitabilmente verrà eliminato lasciando il posto a un grazioso sorriso di soddisfazione sul volto luciferino della stessa Borden. Inarrivabile, procede indisturbata, rendendo vane persino le indagini di uno dei più, apparentemente, bravi detective piazzato alle sue calcagna. Un pattern, questo, che dopo poche puntate rischia davvero di annoiare.
Eppure, paradossalmente, c'è qualcosa in The Lizzie Borden Chronicles che sprona a proseguire di episodio in episodio. Un guilty pleasure tamarro che seduce per l'azzeccata scelta della protagonista - una perfettamente in parte Christina Ricci nei panni della pazza omicida - , per la banalità del male e per la curiosità di vedere sin dove ci si può spingere pur di far breccia nel cuore dello spettatore. A patto ovviamente che tale cuore brami scene soft-gore e un intrattenimento senza pretesa alcuna.

The Lizzie Borden Chronicles - Stagione 1 Abbandonato ogni proposito documentaristico, The Lizzie Borden Chronicles propone mero spettacolo: di una vicenda storica affascinante e a tratti ancora misteriosa, di un personaggio in qualche modo seducente, della violenza e del male fini a se stessi, della caducità dell'esistenza, della follia. Uno show, nel senso più pieno del termine, che ha il pregio di intrattenere, a patto che si sia consci di ciò che si sta guardando.

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