Recensione Being Human - Stagione 1

Un vampiro, un licantropo ed un fantasma alla ricerca della normalità

Recensione Being Human - Stagione 1
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C’erano una volta...

Being Human è un serial dalla storia particolare, di cui avevamo già parlato abbondantemente nel First Look che potete trovare QUI. Alla travagliata storia dobbiamo però aggiungere un altro episodio: a quanto pare il pilot che ero stato proposto non era poi così piaciuto all’utenza, tanto che nella versione finale un solo attore dei tre protagonisti è rimasto lo stesso (George, il licantropo), ed anche l’assetto generale del serial è cambiato, passando dall’horror-gotico al dramedy(comedy-drama). Tutto ciò non ha però influito sulla qualità generale del serial, grazie a delle buone idee ben sviluppate. Innanzitutto, vediamo i personaggi.

...un vampiro...

John Mitchell (interpretato da Aidan Turner, che rimpiazza Guy Flanagan, protagonista del pilot) è senza dubbio un vampiro atipico, diverso dai vampiri che ci siamo abituati a conoscere attraverso varie opere letterarie, cinematografiche e televisive, dal Dracula di Bram Stoker fino al recentissimo Twilight.
Infatti, Mitchell, così come l’amico George, vorrebbe riuscire ad avvicinarsi il più possibile alla sua natura umana persa durante la guerra, attaccato da un vampiro assetato di sangue che lo ha trasformato in un mostro per l’eternità, come un flashback di Mitchell stesso ci racconta. La voglia di umanità che pervade i protagonisti non è l’unica caratteristica che li rende così simili alle persone comuni. Il carattere di Mitchell, benché riservato, appare gentile, disponibile ad aiutare le altre persone, ma soprattutto contrario alla nutrizione con il solo scopo di “trasformare” le persone in vampiri.

...un licantropo...

George Sands (Russel Tovey) è il migliore amico di Mitchell, l’unico che può capire le sue sofferenze dell’essere diverso e che condivide con lui la voglia di essere il più umano possibile. La storia della nascita di quest’amicizia ci verrà spiegata solo nell’ultimo episodio, ma sarà solo un ultimo passo per comprendere i motivi che legano i due, già ampiamente chiari nei precedenti episodi. I problemi principali di George nascono durante le notti di luna piena, quando lo spirito di un lupo mannaro si impossessa del suo corpo fino a trasformalo in un mostro (non a caso George parla di sé stesso in versione “licantropo” sempre in terza persona, quasi a non voler accettare questa seconda identità).
A differenza di Mitchell, George appare meno carismatico, molto influenzabile da persone con il carattere più forte del suo, come avviene nel momento in cui conosce Tully, un’altra persona che ha il suo stesso problema “mostruoso”.

...ed un fantasma.

Annie Sawyer (Lenora Crichlow) è lo spirito di una ragazza che poco tempo prima dell’arrivo dei due protagonisti morì nella stessa casa in cui i due si trasferiscono. Si trova di fronte ad una convivenza forzata, che tuttavia non appare così sgradevole come potrebbe apparire, poiché i due sono tra le poche persone che la possono vedere, non essendo del tutto umani. Uno degli aspetti fondamentali del serial riguardanti Annie è il suo passato, in particolare il momento della sua morte, di cui lei non ricorda nulla; nonostante ciò è convinta del fatto di non essere ancora passata a miglior vita per poter vegliare sul suo ex-ragazzo, colui che sarebbe dovuto diventare il suo futuro marito.
Grazie ad un fantasma presentatole da Mitchell, Gilbert, Annie riuscirà a comprendere meglio cosa significhi essere un fantasma e cosa comporta mantenere la propria natura, fino a scoprire in che modo lei stessa riuscirà a “passare” attraverso la porta che conduce nell’aldilà.

Sei puntate, molti temi

Come molte serie inglesi anche Being Human prevede solo 6 puntate nella prima stagione, mentre per la seconda ne sono già state ordinate 8. Nonostante l’esiguo numero di episodi i temi e le situazioni trattate non sfigurano di fronte ad altri serial che arrivano a durare persino 24 puntate senza un vero e proprio perché. Ogni personaggio è stato caratterizzato al meglio, con le proprie insicurezze e fragilità caratteriali, chi per la paura di rimanere solo, chi per la paura di non essere accettato dagli altri.
Il filo conduttore, che è quello di cercare la normalità a tutti i costi, viene poi sviluppato nella puntata centrale, quando i tre protagonisti si troveranno di fronte ad una rivolta del vicinato a causa di un equivoco scatenato da Mitchell. Il risvolto che ne uscirà sarà uno dei momenti più emozionanti ed intensi dell’intera stagione.
La decisione di basarsi più su atmosfere comedy che horror è dovuta principalmente al fatto che Mitchell, George ed Annie non hanno intenzione di far paura, né tantomeno ferire, nessuno. La loro condizione non è voluta, sono vittime di altri individui, ed inoltre si trovano nella paradossale situazione di convivenza con altri individui “anormali”: sotto quest’ottica non appare poi così errata la svolta data dagli autori rispetto al pre-air, le cui atmosfere sembravano molto più seriose di quello che poi è in realtà il serial.
Ultimo appunto sugli effetti speciali: si poteva sicuramente fare di più, specialmente per quello che riguarda la trasformazione in licantropo di George. Il resto invece è stato creato discretamente, dalle situazione in cui Annie si infuria e diventa un poltergeist, alle lotte tra vampiri, che saranno il tema principale delle ultime due puntate di stagione.

Being Human UK - Stagione 1 Being Human, benchè si presenti come un prodotto orientato all'horror, cambia le carte in tavola e presenta dei mostri/non mostri la cui principale volontà è quella di poter vivere come le persone normali, benchè la loro diversa natura non glielo permetta pienamente. La serie è emozionante, grazie alla facilità con cui lo spettatore riesce ad immedesimarsi nei personaggi. Ed il paradosso vincente è proprio questo: benchè essi non siano umani, è facilissimo affezionarsi ai tre amici ed appassionarsi al serial. In attesa della (già confermata) seconda stagione...