Recensione Better Call Saul - Stagione 1

Può Jimmy 'Scivolone' McGill, truffatore squattrinato e inaffidabile, diventare un avvocato conosciuto, scaltro e intraprendente come Saul Goodman? Scopriamolo leggendo la recensione della nuova serie targata AMC!

Recensione Better Call Saul - Stagione 1
Articolo a cura di

La bravura di Breaking Bad è stata anche quella di essere un prodotto capace di focalizzare su di sé l’attenzione dall’inizio fino alla fine, tentando di mantenere costantemente un grado qualitativo sempre elevato (e riuscendoci). Pochi sono stati i bassi della serie e l’ultima stagione, suddivisa in due parti, è stata un’autentica corsa contro il tempo, dove ogni episodio era in grado di offrire rivelazioni e ritmi sempre più eccitanti per lo spettatore. Il successo dello show è stato planetario, e il prodotto viene giustamente riconosciuto come uno dei migliori esempi di serialità televisiva. Non stupisce quindi la scelta, da parte del creatore Vince Gilligan, di voler battere il chiodo finché è ancora caldo, e di realizzare uno spin off che parli di uno dei personaggi più riusciti presenti nella serie principale: Saul Goodman (Bob Odenkirk), il folle nonché astuto avvocato che ha seguito Walter e Jessie durante la loro ascesa al potere. In Better Call Saul, ambientato nello stesso mondo di Breaking Bad ma ben 7 anni prima, si narrano proprio le vicissitudini che hanno portato Jimmy “Scivolone” McGill a diventare lo scaltro avvocato Saul Goodman.

Da Breaking Bad a Better Call Saul: un passaggio non sempre facile

La serie inizia con un lungo flashback, e mostra proprio l’ascesa del protagonista, che da truffatore di poco conto cercherà di farsi strada nel mondo per eguagliare il suo illustre fratello, Chuck McGill. Chuck è membro fondatore della famosa società di avvocati Hamlin & McGill, ma si è ormai congedato dal lavoro a causa di una bizzarra allergia alle onde elettromagnetiche. Il sogno di Jimmy è quello di costruirsi un nome proprio come lui, e di puntare il tutto sulla legalità e sulla trasparenza, contrariamente allo stile di vita avuto anni prima.
Nel corso degli episodi, si sviluppa la vicenda che coinvolgerà i vari personaggi intorno a Jimmy, come il già citato Chuck o la sua amica Kim, anche lei avvocato, arrivando al celebre Mike Ehrmantraut (Jonathan Banks), volto noto di Breaking Bad e vero e proprio regular anche in questo nuovo progetto.
Non mancano ovviamente numerose scene e situazioni che ribadiscono il legame nei confronti della serie dalla quale Better Call Saul trae il proprio background.
A parte lo stile di Gilligan che resta per certi versi intatto, il serial mostra fin da subito differenze sostanziali rispetto alle avventure di Walter White & co., a iniziare dal ritmo, molto più lento e incentrato su lunghi dialoghi. Battute che però non presentano la stessa genialità e coerenza vista in passato, ma anzi portano spesso a un nulla di fatto, e si dimostrano a volte un mero e semplice esercizio di stile da parte del regista, desideroso di mostrare la variegata dialettica del protagonista o di raccontare aneddoti del tutto privi di attrattiva. Stessa cosa dicasi per il ritmo, lento ed esageratamente prolisso, che porta qualche episodio ad essere poco più di un riempitivo tra un avvenimento e l’altro.
Buono invece il livello raggiunto da atmosfera e personaggi, e la sigla (che cambia da puntata a puntata), unita ai colori sempre caldi e coerenti con gli ambienti, dona quel tocco di personalità che non guasta. Le stesse interpretazione degli interpreti di Jimmy, Chuck e Mike convincono ampiamente, arricchendo senza dubbio il prodotto, che si mantiene comunque oltre certi standard qualitativi.

Un legame a volte penalizzante

Analizzando gli avvenimenti di questi 10 episodi, ci si accorge di come siano pochi gli eventi degni di nota rappresentati in questa prima stagione, e che forse sarebbe stato meglio, per certi versi, concentrare maggiormente il plot narrativo invece di diluire il tutto così drasticamente. Il season finale non convince a causa della sua totale assenza di pathos e dei suoi cliché alquanto banali, ed è come se sia stato inserito soltanto in un secondo momento, essendo la penultima puntata perfetta e coerente per la conclusione di questo ciclo.
Sotto il profilo del rinnovo c’è da stare tranquilli: il pilot ha raccolto ampi consensi di critica e pubblico, ottenendo share complessivamente ottimi, e ciò ha incoraggiato il network nell’ ordinare una seconda stagione. Una decisione che fa sicuramente piacere, visto che Better Call Saul (alla quale aggiungerei un riferimento a Mike, visto il ruolo regolare ricoperto dal personaggio nella serie) possiede indubbiamente i suoi momenti. E merita, pertanto, di portare avanti nel migliore dei modi la narrazione.
Dalla seconda stagione poi, dovrebbero esserci maggiori sorprese e camei tanto attesi dai fan, quindi le cose, tutto sommato, non possono che migliorare. L’importante è correggere il tiro, offrire vicende meno fossilizzate e intrattenere catturando l’attenzione con trovate sempre nuove. Del resto, è difficile ricordare a stagione conclusa una qualche scena che possa davvero rimanere impressa nella mente dello spettatore.
Chiariamoci, Better Call Saul diverte, ma va visto sicuramente dopo Breaking Bad per essere apprezzato nella sua interezza, non potendo essere considerato, per ora, come vero e proprio prodotto a se stante, e questa prima parte della storia di certo non convince chi non è particolarmente fan di Gilligan.
Attualmente l’esperimento può dirsi riuscito a metà: i buoni propositi ci sono e traspaiono di tanto in tanto, ma manca il collante in grado di tenere insieme una stagione intera, sembra non ci sia fondamentalmente molto da raccontare. E se si pensa alle origini, visto che per forza di cose la grandezza di Breaking Bad è sempre lì presente, pronta ad essere ricordata e paragonata con questo suo indiretto “discendente”, non si può fare altro che chiedere di più.

Better Call Saul - Stagione 1 Better Call Saul, pur risultando a tratti geniale con parte di personaggi e ambientazioni prese direttamente da Breaking Bad, lascia con l’amaro in bocca durante questa sua prima tranche di episodi. Il ritmo risulta altalenante, alcuni episodi sono dei meri e propri riempitivi e il tutto sembra eccessivamente diluito al fine di offrire quante più stagioni possibili. Le carte in regola per stupire e risollevarsi però ci sono tutte, e la vicenda, visti anche gli ultimi avvenimenti, dovrebbe riprendersi in maniera sensibile già dall’inizio della prossima stagione. Attendiamo fiduciosi e incuriositi la trasformazione definitiva di Jimmy in Saul.