Recensione Black Mirror - Stagione 1

Trasmessi anche sugli schermi italiani gli episodi della prima, folgorante, stagione della serie britannica che ci invita a riflettere, tramite il mezzo della satira, sui pericoli dell'eccessiva deriva tecnologica.

Recensione Black Mirror - Stagione 1
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Finalmente, verrebbe da dire. A quattro anni dalla sua realizzazione, la prima stagione della serie britannica Black Mirror è stata trasmessa in chiaro anche sugli schermi italiani (dopo i vari passaggi sulle pay-tv), in ordine però invertito rispetto a quello originale (la prima puntata è infatti considerata la più estrema a livello di tematiche). Un cambiamento che non va a modificarne la narrazione, visto che ogni tassello è scollegato dagli altri: il serial è infatti antologico e propone una forte denuncia contro l'ascesa della tecnologia e dei mass media, insinuando in ogni occasione con diversi registi, attori e sceneggiatori il proprio punto di vista su alcuni degli amari status quo sociali contemporanei.
Vincitrice nel 2012 dell'Emmy Awards, Black Mirror ha riscosso grande successo sia di critica che di pubblico, trovando tra gli estimatori personalità eccellenti come lo scrittore Stephen King e l'attore Robert Downey Jr. (che ha acquisito i diritti per un remake hollywoodiano della terza punata).

God save the Pig

Nel primo episodio, Messaggio al Primo Ministro, il capo del governo del Regno Unito è vittima di un crudele quanto insensato ricatto. La giovane principessa Susannah, molto amata dai sudditi, viene infatti rapita e appare in un video diffuso su YouTube dove è costretta a pronunciare la richiesta di chi la tiene in ostaggio: in cambio della sua vita, il Primo Ministro inglese dovrà avere un rapporto sessuale completo con un maiale in diretta tv. E mentre le ore scorrono impietose, alla ricerca dei presunti terroristi, il politico dovrà scegliere il da farsi pensando anche a quanto potrà influire la sua scelta sull'opinione pubblica.
Una vera e propria partenza col botto con una puntata cruda e sfacciata che mette alla berlina sia la classe politica sia il mondo giornalistico, pronto a tutto pur di ottenere uno scoop. Con un'intensità in progressivo salire, che raggiunge un forte apice emotivo nel cruciale pre-finale, si racconta l'incubo personale di un uomo (interpretato con la giusta sofferenza dal bravo Rory Kinnear) che, solo in minima parte per la propria etica e soprattutto per tornaconto personale, si trova costretto ad una decisione dolorosa che potrebbe metterlo in ridicolo e al contempo trasformarlo in una sorta di eroe.
Con una regia attenta e compassata, che indugia nelle scene più scabrose e uno script che si permette di citare addirittura il Dogma 95 e Lars von Trier, l'episodio affronta paure sempre più contemporanee come quella del terrorismo con toni sprezzanti, lasciando col fuoricampo sullo sguardo degli attoniti spettatori tutta l'indignata ammirazione di un popolo sempre a caccia di nuovi modelli sociali nati dai mass media.

2084

Nel (prossimo?) futuro i giovani sono costretti a lavorare in enormi strutture chiuse ed elettronicamente all'avanguardia. Qui i soggetti devono pedalare su una cyclette per generare forza lavoro e per ogni km percorso ottengono dei crediti da spendere per la vita di tutti i giorni, nella quale sono impegnati per la maggior parte del tempo a seguire programmi tv trash e il seguitissimo reality show Hot Shot. Bingham "Bing" Madsen, un ragazzo di colore, è innamorato della bella Ali, aspirante cantante, e decide di pagarle con il suo credito un biglietto proprio per partecipare al suddetto show. La ragazza viene presa ma non nel ruolo che pensava per lei, mentre Bing farà di tutto per poterla salvare dallo spietato mondo dello spettacolo.
Con il secondo episodio ci si addentra nella fantascienza distopica di matrice orwelliana: l'incipit di base infatti, come atmosfere e rappresentazione, riporta alla mente una versione hi-tech di 1984; successivamente 15 milioni di celebrità (questo il titolo della puntata) si trasforma in una lucida e feroce critica contro il mondo televisivo, in particolare nei riguardi di quei talent show che finiscono spesso per tasformare i novelli artisti in mera merce da vendere al pubblico: destino che bene o male toccherà anche ai due giovani protagonisti. Con effetti speciali di buon livello, che strizzano l'occhio alle console di nuova generazione (dagli avatar in stile Nintendo alle applicazioni di un evoluto Kinect), i sessanta minuti di visione (che sfoggiano anche la presenza da guest star di Rupert Everett nei panni di uno dei giudici) sono pregni di una velata amarezza che ben rispecchia il vacuo imperante dell'attuale contemporaneità, televisiva e non.

Remember Me

Prossimo futuro anche per il terzo episodio. Qui le tecnologie hanno raggiunto una nuova fase nella rielaborazione dei ricordi. Grazie a un congegno impiantato nel collo, collegato al cervello, le persone sono in grado tramite un semplice dispositivo di riportare alla mente le memorie passate e condividerle con altri su un semplice schermo televisivo. Liam è un giovane avvocato che, di ritorno da un colloquio di lavoro, raggiunge la moglie a una festa organizzata con vecchi amici: qui ritrova anche Liam, latin lover che in passato ha avuto una relazione proprio con la sua attuale compagna. Dopo la rimpatriata l'uomo si convince che in realtà il sentimento tra la donna e l'ex-amante non sia ancora assopito e, scavando nei ricordi, scopre una beffarda verità.
Forse il più introspettivo dei tre episodi, Ricordi pericolosi è pregno di un'amarezza sconfortante che riesce a creare una sotterranea ma esplosiva inquietudine emotiva per tutti i cinquanta minuti di visione, mettendo al contempo in guardia dai pericoli dell'eccessiva rincorsa tecnologica, pronta a disumanizzare sempre più i rapporti umani. Dov'è infatti l'essenza della vita quando la maggior parte del tempo è trascorsa a rimembrare i momenti di felicità del passato, senza concentrarsi sul presente? E allo stesso modo è davvero saggio mettersi alla berlina nella propria interezza anche davanti agli altri, per sentirsi più parte di una comunità drogata di ricordi? La fotografia e le atmosfere, fredde e apparentemente raffinate di casette a due piani come perfetto nido di sterile normalità, immergono appieno in questo viaggio disumanizzante in un futuro che, facendo tutti gli scongiuri, non sembra poi così dissimile da quel che potrebbe venire.

Black Mirror - Stagione 1 Serie rivoluzionaria che disegna, tramite il drama-thriller e la fantascienza, un ritratto impietoso dei tempi moderni, Black Mirror è una satira feroce ma mai gratuita del potere dei mass media e mette in guardia dal pericolo dell'eccessivo sviluppo tecnologico. Tre episodi assai diversi tra loro che, dai giochi politici alle distopie orwelliane, ci accompagnano in racconti amari e non consolatori, diretti con un piglio registico essenziale che arriva pienamente a trasmettere quanto preventivato. Per riflettere sui mali e i controsensi contemporanei non vi è forse ad oggi, almeno su piccolo schermo, miglior esempio.

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