Casual: Recensione della terza stagione

Ritorna Casual, la dramedy targata Hulu incentrata sulle vicende di una famiglia inusuale e altamente difunzionale.

Casual: Recensione della terza stagione
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Val (Michaela Watkins), una mamma single in carriera che vive nell'instabilità di relazioni precarie; Laura (Tara Lynne Barr), una figlia adolescente, in piena fase di ribellione, alla ricerca della propria strada; Alex (Tommy Dewey), uno zio eternamente Peter Pan, spinto dal desiderio di impegnarsi. Una famiglia non convenzionale, disfunzionale fin dal primo sguardo, e che ormai abbiamo imparato a conoscere, e ad amare. Perché non si può fare altrimenti seguendo le vicende di questo strano trio se non empatizzare con loro, affezionarsi e sentirsi parte delle loro vite. Casual, arrivato alla terza stagione, si conferma si conferma, insieme con The Handmaid's Tale, il programma di punta di Hulu.
Il perché è presto detto: ottima caratterizzazione dei personaggi, bilanciamento perfetto tra ironia e malinconia, uno sviluppo mai banale. I punti forti della serie rimangono quindi immutati anche in questa terza stagione, mettendo in piedi una ciclicità che in questi anni è andata solidificandosi, ma anche capace di trovare ogni volta nuova linfa per rilanciare la narrazione e non lasciarla ancorata ad un ripetuto more of the same.

Crescere, andare avanti, è difficile.

Cosa vogliamo dire con questo? In tre stagioni il carattere di base dei tre protagonisti è ovviamente sempre lo stesso, dall'immaturità di Alex all'insicurezza di Val. Su questi caratteri si punta, si gioca, si forza, e il rischio di vedere reiterate le soluzioni degli anni passati è sicuramente dietro l'angolo. Lo straordinario lavoro di caratterizzazione riesce però ad evitare questo immobilismo, trasformando un potenziale movimento circolare dello sviluppo, in un più sottile moto elicoidale, che sì torna su se stesso, ma sempre proiettandosi in avanti. È un lavoro sulle sfumature quello degli sceneggiatori, che piano piano definiscono sempre più delle figure pienamente tridimensionali, evitando stravolgimenti improvvisi, ma seguendo un naturale sviluppo delle personalità. Un lavoro essenziale, asciutto, ma che funziona alla grande.

Pur apparentemente ricadendo nei soliti schemi assistiamo invece progressivamente a delle sostanziali inversioni di ruolo, con un Alex sempre più deciso ad abbandonare i vecchi comportamenti da bambinone, verso un rinnovato impegno sia lavorativo che sentimentale; dall'altro lato Val passa dalla saltuarietà di tresche clandestine al nuovo tentativo con Jack (Kyle Bornheimer), destinato però a scoppiare. Tutto fino alla conclusione, che proietta verso la certezza di una quarta stagione, ma che rimescolando le carte riporta tutto alla situazione iniziale. Dopo una stagione alla ricerca di indipendenza i due fratelli, con oramai la certezza di non esserlo completamente, si ritrovano di nuovo sotto lo stesso tetto, questa volta però segnati da esperienze diverse e con tutta un'altra consapevolezza. Un gioco di incroci e movimenti che per certi versi è inusuale per la serie. Abituati ad un gruppo compatto troviamo questa volta i nostri quasi sempre separati, impegnati nello sviluppo di relazioni con elementi estranei al trio, molto mobili, spostandosi da una città all'altra per perseguire i propri scopi.

Il fascino del cambiamento

Di questo nuovo stato delle cose è maggiore esemplificazione Laura, adesso nel pieno della sua crisi adolescenziale. Un essere ibrido, non più così giovane per poter rappresentare solo la parte ribelle della sua età, ma nemmeno pienamente adulta, e non in grado di prendersi fino in fondo delle vere responsabilità. È una ragazza incerta, sul suo futuro, sulle sue potenzialità, sulla sessualità e sul ruolo nella famiglia, tanto più che la sua decisione finale avrà sicuramente il merito di stravolgere una situazione già ben movimentata.

Questa apertura all'esterno ha permesso la maggior caratterizzazione dei personaggi di contorno, che sono riusciti finalmente a ritagliarsi uno spazio proprio, godendo così anche loro della bravura degli scrittori della serie. Leon (Nyasha Hatendi), Jack, le nuove entrate Rae (Maya Erskine) e Judy (Judy Greer) ne escono tutti come vivi e assolutamente credibili. C'è anche spazio per giochi ed esperimenti, con episodi che per un attimo lasciano da parte l'abituale struttura della serie e si cimentano in riusciti e divertenti fuori programma, come l'assurda ricostruzione della gravidanza di Val, o l'inaspettata passeggiata lunga un episodio. Al momento che ne scriviamo di quarta stagione ancora non si sente parlare dalle parti di Hulu, ma vista la qualità del prodotto e i presupposti con cui questa stagione ci lascia speriamo al più presto nella riconferma di un gioiello ormai nella sua piena maturità e che ha bisogno di una degna conclusione. Come ne abbiamo bisogno noi.

Casual Stagione 3 Casual giunto alla sua terza stagione si conferma come una delle dramedy di punta del panorama televisivo attuale, così come serie cardine del palinsesto Hulu. Una scrittura brillante, uno sviluppo essenziale e mai banale, una caratterizzazione viva, e perché no, qualche inaspettata sorpresa qua e là, ne fanno un prodotto da gustare, a cui affezionarsi e continuare a seguire con gioia e un pizzico di malinconia.

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