Recensione Damages - Stagione 5

I motivi che hanno reso Damages una delle serie più interessanti degli ultimi anni

Recensione Damages - Stagione 5
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Trasmessa per la prima volta nel luglio 2007, praticamente in contemporanea con l’esordio di Mad Men e con qualche mese di anticipo sul debutto di un altro show di culto della TV americana come Breaking Bad, Damages condivide con le due serie appena citate un merito fondamentale: forse più di ogni altro prodotto seriale del medesimo periodo, sono i tre titoli che hanno contribuito maggiormente a rinnovare le convenzioni e gli stilemi della narrazione televisiva dell’ultimo decennio, rivelando una profondità a dir poco ammirevole nell’esplorazione di personaggi indagati nei loro aspetti più ambigui e complessi. E da questo punto di vista Damages, nel corso delle sue cinque stagioni, ha saputo proporci la più intrigante e suggestiva analisi di una relazione fra mentore e allievo che la TV ci abbia mai offerto, descrivendo in maniera formidabile l’evoluzione nel rapporto fra le due protagoniste: Ellen Parsons, giovane avvocato idealista che, già al termine della prima stagione, sperimentava un trauma destinato a segnarla per sempre e a provocare un’irrimediabile “perdita dell’innocenza”; e Patty Hewes, dirigente di uno dei più rinomati studi legali di New York, dotata di un’astuzia machiavellica e di una spaventosa spregiudicatezza.

Duello finale

A prestare il volto a questa memorabile coppia di personaggi sono rispettivamente l’attrice australiana Rose Byrne e una superba Glenn Close, la quale grazie alla sua stratosferica performance si è aggiudicata il Golden Globe e due Emmy Award come miglior attrice.
Dopo quattro stagioni basate sul tormentato “apprendistato” di Ellen e sul suo ambivalente legame con Patty, fra ammirazione, rivalità e desiderio di vendetta, la quinta ed ultima stagione di Damages, trasmessa da DirectTv nell’estate 2012 e pubblicata di recente in edizione DVD, mette in scena la sfida definitiva fra Ellen, che ha deciso di spiccare il volo e di aprire uno studio legale, e Patty, determinata a scoprire quanto la sua allieva abbia appreso dalla propria “maestra” e fino a che punto sia disposta a spingersi.
Su questo assunto gli autori della serie costruiscono un nuovo, inquietante caso giudiziario che metterà le due protagoniste per la prima volta l’una contro l’altra: quello di Channing McClaren (Ryan Phillippe), fondatore di un sito web che ha scatenato uno scandalo sulla Princefield Investment Bank, ma che al tempo stesso ha diffuso i messaggi personali di una delle sue informatrici, Naomi Walling (Jenna Elfman). In questa intricata vicenda, sempre ispirata alla stretta attualità (la figura di Julian Assange e il caso WikiLeaks), Ellen assumerà la difesa di McClaren, ritrovandosi avviluppata in un intrigo ben più pericoloso di quanto non si sarebbe mai aspettata.

Dentro la "zona grigia"

Anche la quinta stagione di Damages si addentra dunque in quella “zona grigia” già battuta in precedenza, ma esplorata ora fin nei suoi recessi più impervi ed oscuri. Perché il racconto della serie non si accontenta di aderire alle convenzioni del legal drama (genere di cui la serie creata da Daniel Zelman con Glenn e Todd A. Kessler costituisce il modello più alto in campo televisivo), ma si serve della suspense e dei codici del thriller a sfondo legale per elaborare un’implicita riflessione su temi ampi ed universali; a partire da quella “inconoscibilità del reale” - con un parossistico vortice di menzogne, di inganni e di false apparenze - che rappresenta un tratto peculiare della nostra modernità. Ma nel densissimo tessuto narrativo di Damages è possibile rintracciare numerosi altri elementi in grado di veicolare un’elevatissima tensione morale e drammaturgica: dalle radici familiari, vissute come un insostenibile carico di rancori e di rimorsi (il durissimo confronto fra Patty e suo padre è fra le sequenze più intense dell’intera stagione), ai dilemmi di natura etica che tanto Patty quanto Ellen devono prendere in considerazione di volta in volta, con scelte fatidiche dagli effetti potenzialmente devastanti e irreversibili.
Accanto alle due storiche comprimarie della serie, il cast dell’ultima stagione non manca inoltre di schierare altri interpreti di grande talento, fra cui il veterano Judd Hirsch, John Hannah, Chris Messina e una sopraffina Janet McTeer nella parte dell’avvocato Kate Franklin, neo-assunta collega di Ellen, nonché il giovane Zachary Booth nel ruolo di Michael Hewes, il figlio ribelle di Patty, pronto a darle battaglia per l’affidamento della piccola Catherine.

Visioni del futuro

A contraddistinguere ancora una volta la struttura di Damages, rispettando così la geniale impostazione adottata fin dallo straordinario pilot della serie, è la scissione della trama su due differenti piani temporali: quasi a rimarcare la drastica impossibilità dell’individuo di contenere e di controllare la realtà in cui siamo immersi, laddove la stessa percezione degli eventi - da parte dei personaggi, così come da parte del pubblico - è sottoposta ad una costante frammentazione delle informazioni, alla beffarda negazione della consecutio temporum e ad un’incessante oscillazione della prospettiva, con un presente già di per sé inafferrabile e gravido di mistero a cui si sovrappongono, come balenanti premonizioni, scorci di un futuro inesorabilmente nefasto. Ed è proprio tale meccanismo a flashforward, oltre ad identificare la cifra narrativa del racconto, che concorre a rendere lo show uno dei prodotti più stimolanti, coinvolgenti ed incredibilmente affascinanti della TV del nuovo millennio: una serie pronta a condurci nel “cuore di tenebra” di cui ciascuno di noi ha timore di ammettere perfino l’esistenza (da qui l’analogia con il blasonatissimo Breaking Bad), con vertiginosi coup de théâtre che, lungi dall’essere un mero esercizio di stile, sono riconducibili ad un disegno orchestrato con diabolica precisione.
A convalidare ulteriormente il valore di questa serie capolavoro sono ovviamente le interpretazioni delle due magistrali protagoniste: se Rose Byrne illustra con indubbia efficacia la parabola della sua Ellen, nell’ultima, raggelante sequenza della stagione - e della serie - è Glenn Close a strappare l’applauso con un lunghissimo, straziante primo piano, capace di imprimersi a fuoco nella memoria dello spettatore.