Recensione Game of Thrones - Stagione 4

La serie tratta dai romanzi di George R.R. Martin continua ad appassionare e sorprendere

Recensione Game of Thrones - Stagione 4
Articolo a cura di

La quarta stagione di Game of Thrones si è conclusa dopo dieci episodi con la puntata intitolata The Children, giungendo all'epilogo di una parte della storia tratta dai romanzi scritti da Georfe R.R. Martin ricca di eventi, ma dal ritmo incostante.
Gli showrunner David Benioff e Dan B. Weiss hanno cercato di mantenere alto il livello della serie targata HBO e sono quasi sempre riusciti nel proprio obiettivo, prendendo anche delle decisioni molto discusse ma estremamente interessanti dal punto di vista narrativo e creativo.
L'adattamento televisivo dei romanzi che compongono le Cronache del ghiaccio e del fuoco sembra tuttavia in grado di confermarsi senza troppe difficoltà come uno dei migliori prodotti televisivi, per quanto riguarda il livello artistico e tecnico raggiunto negli ultimi anni, sfruttando nel migliore dei modi la bravura del cast, dei registi scelti per le puntate, e degli esperti coinvolti nel curare ogni minimo dettaglio, come le splendide scenografie o i costumi dei protagonisti.

Continua la lotta per conquistare il Trono di spade

La quarta stagione prosegue nel raccontare le lotte per il potere che vedono contrapposte le diverse casate nel mondo di Westeros.
Ad Approdo del Re, le nozze di Joffrey (Jack Gleeson) con Margaery (Natalie Dormer) hanno una svolta drammatica che coinvolge da vicino Tyrion (Peter Dinklage) e sua moglie Sansa (Sophie Turner), messa in salvo e presa sotto la propria ala protettrice da Lord Baelish (Aidan Gillen) che la conduce da sua zia Lady Lysa Arryn (Kate Dickie). Brienne (Gwendoline Christie) viene inviata da Jaime (Nikolaj Coster-Waldau), che va contro il volere di sua sorella Cersei (Lena Headey), alla ricerca della giovane Stark per metterla al sicuro. Olenna Tyrrell (Diana Rigg), inoltre, rivela alla nipote il suo piano e le chiede di avvicinarsi al principe Tommen (Dean Charles Chapman).
Jon Snow (Kit Harington), dopo il suo ritorno a Castello Nero, cerca di spiegare ai Guardiani della Notte che i bruti stanno per attaccare guidati da Mance Rayder (Ciaran Hinds).
Arya (Maisie Williams) e il Mastino (Rory McCann) continuano il loro cammino verso il Nido dell'Aquila.
Daenerys (Emilia Clarke) giunge a Meereen dove chiede agli schiavi di ribellarsi ai propri padroni prima di prendere il controllo della città grazie anche ai suoi draghi, al duello vinto da Daario Naharis (Michel Huisman) contro il campione locale, e il contributo di Verme Grigio (Jacob Anderson) e degli Immacolati.
Ramsay (Iwan Rheon) viene scelto da Roose (Michael McElhatton) per andare a Moat Cailin e gli viene promesso che se conquisterà la fortezza, con la collaborazione di Reek/Theon (Alfie Allen), potrebbe renderlo un vero Bolton.
Bran Stark (Isaac Hampstead Wright), insieme a Jojen (Thomas Brodie-Sangster), Hodor (Kristian Nairn) e Meera (Ellie Kendrick) riescono a salvarsi durante la battaglia avvenuta al Rifugio di Craster e il gruppo prosegue verso Nord alla ricerca del corvo a tre occhi.

Una grande attenzione per i dettagli

La quarta stagione di Game of Thrones ha dovuto affrontare il problema di gestire una periodo di passaggio per quasi tutti i protagonisti, pur avendo a propria disposizione alcuni eventi chiave della storia dei romanzi di Martin. Negli episodi, infatti, si sono alternati momenti attesi dai lettori e in grado di sorprendere e sconvolgere gli spettatori, e lunghi momenti di raccordo che sono stati utilizzati per motivare l'evoluzione dei personaggi.
Gli showrunner, però, hanno avuto anche la possibilità di allontanarsi dalla trama originale dando vita a una delle sequenze migliori dell'intera stagione e rivelando il destino dei figli di Craster in un modo utile ad aprire un nuovo capitolo inaspettato della saga.
I dieci episodi sono stati comunque ideati per rimanere il più possibile fedeli alle pagine dei libri, pur adeguandosi alle esigenze del piccolo schermo e alle richieste di spettacolarità da parte dei tanti fan.
Uno degli elementi essenziali per la buona riuscita delle puntate è senza dubbio la regia e Alex Graves, Michelle MacLaren, Alik Sakharov, e Neil Marshall non hanno deluso mantenendo ben saldo il controllo sia che si trattasse di puntate in cui far emergere le personalità dei protagonisti, come Le leggi degli dei e degli uomini, sia nel caso dell'epica battaglia alla Barriera a cui è stata dedicata l'intera durata de Il coraggio di pochi. E' impossibile non apprezzare la preparazione effettuata prima delle riprese che ha permesso di rendere realistiche sequenze complicate che hanno coinvolto mammuth e giganti ed estremamente fluido lo scontro tra Oberyn Martell (Pedro Pascal) e la Montagna (Hafþór Júlíus Björnsson).

Un cast di altissimo livello

Game of Thrones non potrebbe però ottenere lo stesso successo se non fosse interpretato da degli attori che regalano delle performance indimenticabili. A guidare l'ottimo cast c'è lo straordinario Peter Dinklage a cui non si può che augurare di conquistare numerosi premi grazie all'emozionante monologo durante il processo a cui viene sottoposto Tyrion, ai suoi dialoghi in prigione con il fratello Jaime e, proprio nel season finale, allo scontro con il padre.
Pur essendogli stato affidato uno dei personaggi più odiati della storia della televisione, il re Joffrey, Jack Gleeson ha lasciato il segno tra gli spettatori dello show e non si può che considerare una gran perdita per il mondo dello spettacolo il suo addio alla recitazione. In evoluzione e sempre più ricca di sfumature anche l'interpretazione di Alfie Allen.
Tra le protagoniste femminili Sophie Turner e Maisie Williams hanno gestito con bravura la crescita e maturazione di Arya e Sansa; Emilia Clarke ha dato il meglio di sè nei momenti più dolorosi come l'addio a Ser Jorah (Iain Glen) e le decisioni prese in The Children che sfiorano il concetto di schiavitù e libertà a cui da sempre Daenerys è legata; mentre Lena Headey rende convincente la sua Cersei nei momenti più estremi in cui fa emergere la sua personalità decisa e vendicativa.
Tra i nuovi arrivi nel cast il più brillante è stato Pedro Pascal, che è riuscito ad allontanarsi dalla versione originale di Oberyn ma non ha fatto rimpiangere le caratteristiche descritte da Martin grazie a un mix di sfrontatezza, sensualità, intelligenza e voglia di giustizia che hanno reso il personaggio magnetico e carismatico. L'attore, inoltre, nella sfida con la Montagna ha saputo unire le abilità fisiche con la giusta intensità espressiva, facendo diventare la sequenza uno dei momenti iconici dello show.

Game of Thrones - Stagione 4 La quarta stagione di Game of Thrones non è forse la migliore dello show, ma tra alti e bassi ha continuato a proporre un coinvolgente racconto a cui è quasi impossibile non appassionarsi. I temi alla base del serial, con l'alternarsi di strategie per conquistare il potere e complesse dinamiche famigliari dai contorni quasi sempre oscuri ed eccessivi e una drammaticità shakespeariana, si sono confermati ancora una volta gli elementi più solidi in grado di sostenere la complicata struttura creata da George R.R. Martin. Gli aspetti fantasy, i riferimenti storici e sociali, la consueta dose di violenza e sesso ormai immancabile nei serial HBO, e un pizzico di romanticismo creano una formula ormai sicura e collaudata. Resta da capire quanto i lunghi tempi richiesti per la pubblicazione dei nuovi capitoli della storia possano causare problemi agli showrunner che dovranno presto affrontare la difficile scelta se intraprendere un cammino indipendente dalla trama originale o dilatare i tempi delle prossimi stagioni per non allontanarsi troppo dai romanzi.