Genius: Dietro la Maschera di un Genio Recensione

La recensione della prima stagione di Genius, la serie antologica di Ron Howard per National Geographic. Protagonista indiscusso: Albert Einstein.

Genius: Dietro la Maschera di un Genio Recensione
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Quali parole dobbiamo utilizzare per definire un genio? Un essere umano dalle capacità intellettive superiori al normale, con un cervello biologicamente e qualitativamente più sviluppato, una macchina fatta di carne? Quale è il nostro rapporto con esso, come lo viviamo? Con sudditanza, ammirazione, invidia, paura? Quelli che noi chiamiamo geni sono dei rivoluzionari, degli ambiziosi, esseri estremamente curiosi, ma soprattutto sono esseri umani; e come tutti gli esseri umani sono dei sognatori. Sognatori che decidono di spendere la propria vita anche a costo di sacrificarla, per raggiungerlo quel sogno. Questo sembra essere, prima di tutti gli altri, l'intento e il merito maggiore di Ron Howard nella realizzazione di un prodotto, inedito ma a conti fatti di naturale impiego per National Geographic, come Genius. Raccontare delle brillanti menti che hanno caratterizzato e segnato la nostra esistenza, della loro influenza sulla Storia; ma soprattutto raccontare della loro vita, la loro intimità, del come la loro genialità non fosse nulla di superiore alla pura umanità. Allora fin da subito la scelta della serialità televisiva e di una scelta antologica sembrano l'ideale soluzione per l'unione di fini divulgativi e narrativi che caratterizzano l'emittente e il creatore. L'intuizione è stata quella di affrontare per ogni stagione che ci sarà la biografia di un cosiddetto genio, e chiaramente non si poteva che iniziare da lui, quello che per antonomasia, nell'immaginario collettivo globale è associato più di tutti a questa idea di genialità: Albert Einstein.

L'importanza di chiamarsi Einstein

Lo scienziato più famoso della storia, l'uomo della linguaccia, il genio dai capelli pazzi. Di spendere parole per presentare una delle figure più influenti dell'umanità non c'è veramente bisogno. Chiunque in un modo o nell'altro ha incrociato almeno una volta nella propria esistenza il suo nome, che sia in un ostico manuale di fisica come in una delle miriadi di riproduzioni in chiave pop-art di una sua fotografia. Nonostante le scienze siano comunemente vissute come qualcosa di chiuso, criptico, esclusivamente riservate alle lavagne accademiche, Einstein è diventato una rockstar, al pari di un divo del cinema o un eccentrico artista.

Questo non ha fatto altro che alimentare la sua leggenda, le dicerie, le attenzioni di un pubblico sempre pronto a santificare i suoi eroi, come a distruggerli l'attimo dopo. Questa prima stagione di Genius proprio su questo movimento epico pone le sue fondamenta, The Rise and Fall of Albert Einstein potremmo sintetizzare rendendo ancora più pop il tutto. Nell'arco dei dieci episodi viene percorsa tutta la sua vita, le sue ricerche i suoi conflitti familiari, le vittorie e le delusioni. Ne esce un personaggio a tutto tondo ottimamente portato sul piccolo schermo da Johnny Flynn e Geoffrey Rush, che ne interpretano due momenti ben diversi della vita. La giovinezza, la grandissima ambizione, la curiosità sconfinata così come l'egoismo provocato dalla fame di sapere vengono incanalate con tale dinamicità ed energia da Flynn, controbilanciandosi alla perfezione con la combattività politica e il lento declino della mente, l'amarezza dei giorni passati e l'impotenza di fronte alla guerra, incarnate nel viso stanco di Rush. Diversamente da quanto si poteva intuire dal pilot, diretto dallo stesso Ron Howard, il racconto non è intrecciato e caratterizzato dalla continua alternanza di giovinezza e anzianità, dalle due fasi e dai due volti, ma a partire dal secondo episodio assistiamo invece ad uno svolgimento più lineare con un più "normale" passaggio di consegne tra i due attori principali al settimo episodio. Uno svolgimento quindi più didascalico e quasi interamente cronologico, che si apre ai salti e gli incroci temporali solo per aprire piccole digressioni e introdurre personaggi secondari ma altrettanto famosi come Madame Curie (Klára Issová), Max Planck (Ralph Brown) o Carl Jung (Rod Hallett).

L'ordinata perfezione di un genio

Non è un prodotto che si concede azzardi, sperimentazioni o incoerenze. È al contrario un'opera bilanciatissima, impacchettata alla perfezione, senza la minima sbavatura.

Succedono anche queste cose, questi effetti stranianti, accostando due personalità diametralmente opposte come quella rivoluzionaria e anti-immobilista dell'Einstein protagonista del racconto, e la classicità e l'operosa pulizia di un Ron Howard, ultimo baluardo del cinema Hollywoodiano tradizionale. Perché per quanto diriga solo il primo episodio, il suo gusto registico, l'impostazione narrativa, la recitazione, tutto passa dalle sue mani. E la sua mano si vede, è presente ovunque in questo progetto in cui altrettanto evidente è la passione con cui lo ha realizzato. Così come evidente è la fiducia del network. Una messa in scena di prim'ordine, valori produttivi di tutto rispetto, vanno a supportare un cast di grandi nomi come Michael McElhatton e Emily Watson. È un prodotto sicuro, dal facile apprezzamento, divertente e drammatico quanto basta, misurato e coerente in tutti i suoi piani di realizzazione. Un prodotto che senza difficoltà potremmo accostare ai tanti biopic hollywoodiani che popolano i nostri cinema, e l'intento tutto sommato probabilmente voleva essere proprio questo, un lungo racconto sulla vita di uno dei grandi geni del nostro mondo.

Genius - Stagione 1 L’eccentrica vita di uno degli scienziati più rivoluzionari di sempre raccontata da uno dei maestri della tradizione cinematografica statunitense. Ne esce un’opera composta, ordinata, realizzata in modo ottimo, ma che forse risulta fin troppo ostentatamente perfetta e canonica, creando una leggera discrasia tra il personaggio raccontato e la maniera nella quale questo personaggio viene affrontato. È però senz’altro un buonissimo inizio per questo interessante progetto di National Geographic che segna l’ingresso nella serialità finzionale con un esordio dagli alti valori produttivi che ben fa sperare per il futuro.

7.5