Recensione Hemlock Grove - stagione 3

La serie targata Netflix Hemlock Grove, dalle tinte horror e prodotta da Eli Roth, ha chiuso definitivamente i battenti dopo tre stagioni, con un epilogo inesorabile ed esanime

Recensione Hemlock Grove - stagione 3
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Con il terzo ciclo di episodi di Hemlock Grove, la serie tratta liberamente dal romanzo di Brian McGreevy, si chiude un'era. Per l'esattezza, questa è la prima dell'ondata inaugurale di serie originali di Netflix - la "trinità" del 2013, di cui fanno parte anche House of Cards e Orange Is the New Black - ad essere stata interrotta, mentre le sue compagne d'avventure hanno ancora una lunga strada davanti (House of Cards, di cui inizierà fra poco la quarta stagione, ha già la quinta confermata, mentre Orange Is the New Black è stato rinnovato fino al 2019). Questo "primato" è da attribuire soprattutto alla stanchezza narrativa che aveva attraversato la seconda annata di Hemlock Grove, dato che un'assenza di dati relativi al successo numerico dei programmi della piattaforma di streaming online ci impedisce di sapere quanto fosse effettivamente seguito questo racconto di vampiri e licantropi che non ha mai veramente saputo soddisfare le aspettative legate al genere di appartenenza e alla firma di Eli Roth come produttore esecutivo e regista del pilot.

Dall'horror alla fantascienza

È particolarmente notevole il divario, anche in termini di genere, fra la prima stagione, relativamente fedele alla fonte letteraria, e le due successive. Nei tredici episodi inaugurali, la cui struttura ricordava non poco l'esordio di True Blood (in entrambe le serie si inizia con un'indagine su un misterioso serial killer legato al paranormale), vi era un certo gusto del macabro e dell'eccesso, come ben sa chi ha visto le sequenze delle trasformazioni dei lupi mannari, e di conseguenza era possibile classificare Hemlock Grove come una sorta di guilty pleasure, non per forza memorabile ma comunque godibile. Una volta esaurito il materiale tratto dalle pagine, però, è stato necessario un cambiamento, non necessariamente in positivo, e si è così passati ad una fantascienza di stampo cronenbergiano, ma senza l'intelligenza e l'ironia che contraddistinguono le opere del regista canadese. Ha anche pesato in negativo la decisione di far uscire di scena Dougray Scott, uno dei cuori umani della serie (anche in senso letterale). La sua assenza ha appesantito ulteriormente la terza stagione, squilibrata ed intrappolata in un meccanismo fiacco e senza via d'uscita, salvo l'inevitabile epilogo dove nessuno ha diritto al lieto fine.

Un cast sprecato

Eliminato Scott, la serie ha dovuto ripiegare sempre di più sugli istrionismi di Famke Janssen, costretta a reggere da sola quella che doveva essere l'evoluzione drammatica ed emozionale della terza stagione. Una scelta fatale, poiché la recitazione tendenzialmente sovraccarica dell'attrice olandese non era del tutto compatibile con le atmosfere teoricamente meno trash di questo ultimo ciclo. A lei vanno aggiunti anche i malcapitati Bill SkarsgArd e Landon Liboiron, coinvolti in sottotrame talmente mal definite che i loro destini finali finiscono per lasciare alquanto indifferenti. In tal senso, sapere che la parola fine è stata pronunciata in modo definitivo per gli abitanti di Hemlock Grove è una specie di sollievo, poiché non sappiamo quanto saremmo stati in grado di reggere un ulteriore viaggio in compagnia di questi personaggi. Peccato, perché il potenziale c'era...

Hemlock Grove - stagione 3 La terza stagione di Hemlock Grove conferma l’inesorabile declino di una serie la cui premessa potenzialmente simpatica ha gradualmente ceduto il posto ad una scrittura banale ed irritante e interpretazioni sempre più stucchevoli. Pertanto, non ci dispiace più di tanto congedarci da quello che, tra alcuni anni, sarà una nota a pié di pagina negli annali della produzione seriale di Netflix.