Recensione Labyrinth - La miniserie

Tra passato e presente, la miniserie tratta dal romanzo di Kate Mosse non convince del tutto

Recensione Labyrinth - La miniserie
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Segreti del passato, un amore tragico, crociate, la ricerca del Santo Graal e misteriose sette senza scrupoli. Sono questi gli ingredienti principali di Labyrinth: la miniserie, tratta da un bestseller della scrittrice Kate Mosse, divisa in due puntate, dal cast stellare e dalla produzione di qualità.
Il progetto, sulla carta, aveva tutte le carte in regola per essere un successo, ma il risultato è frammentato e discontinuo.

La trama

Alice Tanner (Vanessa Kirby) sta lavorando come volontaria in uno scavo archeologico quando viene attirata in una grotta da delle voci. All'interno della cavità naturale la ragazza trova due scheletri e un misterioso anello, prima di venire pugnalata all'addome. Ritornata all'aperto, Alice assiste all'uccisione di un gruppo di catari e vede una donna che le porge dei libri prima di gettarsi nel fuoco. La visione e l'inspiegabile scomparsa della ferita, spingono Alice a cercare delle risposte, portandola a fare la conoscenza di Will (Sebastian Stan) e mettendo a rischio la propria vita.
La donna protagonista del flashback del passato è invece Alaïs Pelletier du Mas (Jessica Brown Findlay), vissuta nel 1200 nella città di Carcassone, sotto assedio dai crociati. La giovane è sposata con Guilhem e molto legata al padre che, mentre il visconte Trencavel (Tom Felton) cerca di difendere la popolazione, la metterà al corrente del segreto che custodisce da tempo.

Un cast poco omogeneo

La collaborazione tra la casa di produzione Scott Free (di proprietà dei fratelli Ridley e Tony Scott, recentemente scomparso) con la Tandem Communications aveva già dato vita al riuscito I pilastri della Terra. Questa volta, in collaborazione con Film Sfrika Worldwide e Universal Production Partners, il risultato è diverso. Labyrinth, infatti, è convincente e appassionante solo nella narrazione ambientata nel passato, mentre il presente si contraddistingue per una trama confusa, piuttosto prevedibile e banale. Altro elemento che evidenzia la poca omogeneità della miniserie è la qualità della recitazione. Jessica Brown Findlay, apprezzata interprete di Downton Abbey, Emun Elliott, protagonista del piccolo gioiello The Paradise, e Katie McGrath, nel cast di Merlin e The Tudors, sostengono con bravura un triangolo amoroso e infarcito di segreti, ben coadiuvati dall'esperienza degli altri attori coinvolti nelle scene in costume.
Gli interpreti impegnati nella dimensione contemporanea soffrono non poco nel confronto con i colleghi, e John Hurt e Sebastian Stan sono troppo poco presenti sullo schermo per equilibrare la recitazione eccessiva e monocorde di Bernard Schir, Vanessa Kirby e Claudia Gerini.

Buona tecnica, ma trama prevedibile

La regia di Christopher Smith ben si adatta alle atmosfere di Labyrinth e gli episodi sono impreziositi da un'ottima fotografia e dalle composizioni musicali originali, mai invadenti, create per l'occasione dall'esperto Trevor Jones.
Oltre agli evidenti problemi nel registro interpretativo, Labyrinth soffre a causa del modo approssimativo in cui vengono esposti i concetti religiosi e gli aspetti storici non approfonditi con serietà, ma solo sfiorati dagli sviluppi della trama.
Dopo un primo episodio dal ritmo piuttosto lento, la seconda parte della miniserie accelera improvvisamente, inserendo troppi eventi in uno spazio temporale ristretto. L'epilogo giunge così in modo affrettato e poco curato, nonostante la sua prevedibilità.

Labyrinth - Miniserie La visione di Labyrinth offre circa tre ore di intrighi e misteri che, nonostante un pizzico di noia, possono appassionare chi ama il genere letterario in cui è un'esperta la scrittrice Kate Mosse. Più orientata verso la forza dei sentimenti piuttosto che agli aspetti storici, la miniserie sarebbe stata più godibile senza gli eventi ambientati nel presente, sfruttando così al meglio il cast di talento e una trama più intrigante.