Medici: Masters of Florence, recensione del primo episodio

La serie in onda su Rai Uno convince per la modernità dei contenuti e la bellezza della messa in scena, nonostante una trama non sempre all'altezza.

Medici: Masters of Florence, recensione del primo episodio
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Obiettivo non dichiarato: cambiare il volto della serialità televisiva italiana, spogliandola del provincialismo e del buonismo che da sempre la contraddistinguono (eccezion fatta, s'intende, per prodotti come Gomorra o Romanzo Criminale) per allinearsi con le produzioni anglofone sul piano di contenuti e messa in scena. Con un fardello così pesante sulle spalle, non sorprende che alla vigilia del debutto di Medici- Masters of Florence ci fosse un' attesa paragonabile a quella che accompagna le partite di calcio dell'Italia ai mondiali. I requisiti per portare a compimento questa missione impossibile, almeno sulla carta, c'erano tutti: un cast di primissimo livello, una delle pagine più gloriose della storia italiana e una trama romanzata al punto giusto per accaparrarsi l'attenzione del pubblico. Ma una volta sullo schermo, l'esperimento avrà funzionato?

Le due puntate in onda il 18 ottobre su Rai Uno ci calano in medias res come nelle migliori tragedie greche: il ricco banchiere Giovanni de' Medici muore improvvisamente dopo aver mangiato dell'uva avvelenata. La storia, a questo punto, procede su due binari paralleli: da un lato, grazie all'uso di frequenti flashback, scopriamo come l'anziano capofamiglia sia riuscito a ritagliarsi un ruolo di grande importanza nel panorama politico italiano, stringendo una preziosa alleanza con il Pontefice; dall'altro, invece, seguiamo le vicende di suo figlio Cosimo, chiamato a succedergli al comando della Signoria e del banco da lui fondato. Insieme al fratello Lorenzo, Cosimo si metterà sulle tracce dell'assassino del padre, e dovrà fare i conti con l'astio dei nobili della città, capitanati da Rinaldi degli Abizzi, oltre che con le truppe milanesi che hanno invaso la vicina Lucca. Il giovane banchiere è tuttavia anche un grande amante dell'arte: costretto a rinunciare al proprio sogno di diventare un pittore per dedicarsi al commercio, decide di affidare a Brunelleschi la costruzione della cupola della Cattedrale di Santa Maria del Fiore.


Missione HBO

Medici parte da un falso storico: nella realtà dei fatti Giovanni de' Medici è morto serenamente a 69 anni, ma l'escamotage messo in scena da Frank Spotniz, come lui stesso ha dichiarato, era inevitabile per poter azionare un'irresistibile spirale di intrighi, misteri e colpi di scena degna dei migliori period drama. "Ci siamo ispirati a Il Padrino e Amadeus, ci siamo presi libertà, licenze, che ci servono a capire meglio i Medici. La storia non è un registro perfetto" ha spiegato il creatore della serie. I richiami al capolavoro di Coppola, in effetti, sono concreti, come dimostra la scelta di narrare parallelamente le vicende di padre e figlio, espediente che reggeva anche il secondo episodio della saga tratta da Mario Puzo. I punti di riferimento principali, comunque, restano le grandi serie americane, in primis House of Cards, con la quale Medici:Masters of Florence condivide la vocazione di political thriller. All'altezza delle migliori produzioni internazionali anche il cast: Richard Madden risulta un protagonista all'altezza della situazione, riuscendo a reggere sulle proprie spalle il peso dell'intera serie e a rendere credibile sullo schermo il passaggio da giovane sognatore a uomo astuto e ambizioso. Se la cavano molto bene anche i comprimari Stuart Martin, Annabel Scholey e gli italiani Alessandro Preziosi e Miriam Leone.

Cambio di rotta rispetto al passato

Alla serie va il merito di colmare con astuzia le mancanze in fatto di sceneggiatura e trama, che almeno nelle prime due puntate non sembrano riuscire a decollare del tutto. Frank Sputnik strizza l'occhio al suo spettatore usando furbescamente tutti gli elementi a propria disposizione e inserendo qua e là un po' di citazionismo ( Bianca e Cosimo danno vita con i loro corpi ad una riproduzione della Pietà; i motti di machiavellica memoria pronunciati da Cosimo e Lorenzo), o regalando ingressi ad effetto ai personaggi più attesi della puntata. Sergio Mimica Gezzan, invece, consapevole del fatto che poter girare delle scene all'interno del Palazzo Vecchio o del Duomo di Firenze sia un evento più unico che raro, regala al pubblico delle inquadrature che sono delle vere e proprie dichiarazioni d'amore al patrimonio artistico culturale italiano. Vedremo se nelle prossime puntate la storia riuscirà finalmente a prendere il decollo, ma l'esser riusciti a scardinare il tabù dell'omosessualità in prima serata nella sempre castissima Rai Uno e l'aver reso, almeno per una sera, la "cupola autoportante" principale argomento di discussione sul web, si possono considerare già delle grandi vittorie.