Recensione Saints & Strangers

Saints & Strangers, miniserie da tre ore realizzata da National Geographic Channel, ci trascina negli eventi che precedettero il primo Giorno del Ringraziamento celebrato nel 1621.

Recensione Saints & Strangers
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Il Giorno del Ringraziamento negli Stati Uniti è forse la più importante celebrazione dell'identità nazionale, evento che ha ampia risonanza anche al di fuori dei confini a stelle e strisce. Per raccontare la pagina di storia che è alle basi della prima ricorrenza, avvenuta nel 1621, National Geographic Channel ha realizzato negli scorsi mesi una miniserie in due parti incentrata proprio sull'arrivo dei pellegrini europei, in cerca di un nuovo mondo, e sulla loro inizialmente difficile convivenza con i nativi americani in quello che oggi è conosciuto come lo stato del Massachusetts. Saints & Strangers, ispirata in parte al libro omonimo di George F. Willison, è basata, come la fonte originaria, su personaggi e fatti realmente esistiti / accaduti e nelle tre ore di visione ci trasporta in un viaggio storico intenso e appassionato alla "scoperta" del Nuovo Mondo.

Figli di un dio diverso

William Bradford, uomo di Chiesa, è a capo di un gruppo di pellegrini che dopo sessantasei giorni di viaggio in mare, nel quale molti passeggeri hanno perso la vita, giunge infine sulle coste del nuovo mondo. Qui i sopravvissuti si trovano dinanzi ad un luogo incontaminato ma ostile e durante i primi giorni in molti altri muoiono di malattia o stenti. Un inaspettato aiuto sembra poter arrivare dalla tribù di Massasoit, indigeno del luogo che, a dispetto delle attese, vede nei nuovi arrivati una possibile forza alleata contro i belligeranti leader degli altri clan. Tramite la presenza di Squanto, indiano che ha vissuto Oltreoceano per un periodo e sa parlare l'inglese, le due comunità iniziano un rapporto di fiducia che rischia però di venir meno per colpa dei pregiudizi di alcuni e della minaccia incombente delle altre tribù di nativi, più restie a convivere pacificamente con i pellegrini.

Amici o nemici?

Dirette dal regista televisivo Paul A. Edwards (nel curriculum, tra gli altri, episodi di Lost e Sleepy Hollow) le due puntate di Saints & Strangers posseggono una narrazione di ampio respiro, in grado di catapultarci con disarmante semplicità nel periodo storico e nelle tormentate vicende di questo insolito microcosmo culturale. La base drammatica si regge bene in un contesto dove tradimenti e paura del diverso sono, un po' comprensibilmente, all'ordine del giorno e concede il giusto spazio a entrambe le parti in causa.
Se l'epopea dei pellegrini ha ovviamente maggior spazio, è copioso anche il minutaggio dedicato ai modi di vivere e alle usanze degli indigeni, caratterizzati con una discreta profondità tali da renderli ben più che semplici macchiette di circostanza. La profondità però più che nei singoli personaggi è insita nella gestione dei rapporti interpersonali, dando vita ad una trama ricca di sfumature che, pur scadendo in qualche occasione in alcuni stereotipi, si mantiene sempre fresca e originale. Merito di un'ambientazione che, per quanto spoglia, è in grado di affascinare grazie agli scorci naturalistici di una natura imperante e misteriosa dove il pericolo potrebbe nascondersi dietro ogni angolo; a tal proposito le scene più movimentate, pur non entrando mai nell'azione pura, mantengono una discreta tensione e nella parte centrale del secondo episodio non lesinano qualche sussulto di cruda violenza.
Il cast di par suo svolge i rispettivi compiti con il giusto mestiere, con gli interpreti dei due "leader" Vincent Kartheiser (Bradford) e Raoul Trujillo (Massasoit) a brillare per presenza scenica.

Saints & Strangers Saints & Strangers racconta senza scadere (quasi) mai nella facile retorica gli eventi che precedettero il primo Giorno del Ringraziamento. Tre ore intense di eventi e di personaggi per raccontarci ideali di una possibile e pacifica convivenza tra individui diversi per cultura e provenienza, microcosmo raro in una realtà storica nella quale nativi e pellegrini erano spesso impegnati in aspri e sanguinosi conflitti. Edwards dirige con mano sicura una narrazione intensa e appassionante che, pur pagando dazio a logiche introspettive non nuove, mantiene sempre alta la soglia d'interesse.