Recensione Spartacus: Gods of the Arena

Una miniserie di sole sei puntate in attesa della nuova, sanguinolente e sensuale, stagione di Spartacus!

Recensione Spartacus: Gods of the Arena
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A suo modo inatteso il successo di Spartacus Sangue e Sabbia l'anno passato: un prodotto mandato in onda su una emittente via cavo americana (Starz) e che per questo non si faceva problemi a mostrare sullo schermo tutto ciò che i benpensanti continuano a condannare da quando il mezzo ha iniziato a diffondersi nelle case della gente. Violenza, squartamenti e torture senza filtri né censure; sesso, orge e situazioni porno-soft.
Un mix in grado di titillare le perversioni e il voyerismo di una certa tipologia di pubblico, al quale tuttavia si offriva ben più di tonnellate di fanservice: si offriva anzitutto una trama avvincente, epica e vendicativa come Il Gladiatore di Ridley Scott, maschia e visualmente ineccepibile come il 300 di Miller e, sul grande schermo, Snyder.
Scorti i numeri di telespettatori i dirigenti di Starz si son detti rifacciamolo! Ma proprio quando una sceneggiatura per la seconda stagione fu consegnata, le condizioni di salute del protagonista Andy Whitfield sono peggiorate impedendo di girare l'atteso sequel. Si decise così di ingannare il tempo per una sorta di prequel di sei puntate: intitolato Spartacus: Gods of the Arena e incentrato sulle vicende della casa di Batiato precedenti all'ingresso in scena del gladiatore trace, la serie risponde ad alcuni interrogativi liquidati sbrigativamente dalla prima stagione e sperimenta inedite soluzioni registico-narrative.

Dove gli uomini diventano dei

Il ludus del lanista Batiato (John Hannah) è uno dei più importanti della città di Capua, la cui passione per i giochi nel circo è travolgente, tant'è che le istituzioni ansiose di guadagnarsi la benevolenza della plebe non vedono l'ora di smantellare l'ormai decadente arena in legno per inaugurare quella magnificente in pietra costruita (digitalmente) in Sangue e Sabbia: gli intrecci e le trame di Gods of the Arena non sono finalizzati al ricongiungimento con l'amata come nella prima stagione, bensì a guadagnarsi un posto d'onore ai giochi d'apertura e onorare il ludus Batiatus.
Nonostante il padrone di quest'ultimo abbia dalla sua un gladiatore temibile come Gannicus (Dustin Clare) egli è poco considerato sia nell'ambiente politico, inimicandosi ben presto il nobile Tullio, sia all'interno della sua scuola per gladiatori (in molti, incluso l'addestratore, restano devoti al padre Tito, ritiratosi nella più salubre Sicilia). Può ugualmente contare su una moglie devota e premurosa come Lucrezia (Lucy Lawless), alla quale si unisce l'amica Gaia (Jaime Murray) ben inserita nell'aristocrazia romana, e il partner in affari Solonio (Craig Walsh Wrightson).
Proprio quest'ultimo, come ben sapranno gli spettatori di Spartacus Sangue e Sabbia, nella precedente stagione era l'acerrimo rivale di Batiato, colui che primeggiava negli affari e nel successo all'interno dell'arena. Gods of the Arena gioca molto sulla specularità con il precedente Spartacus, offrendo uno spaccato sulle vicende che fanno da preambolo al successo televisivo dell'anno passato. Non solo Solonio, ma anche la transizione da gladiatore ad addestratore di Oenomao, le alterne fortune nell'arena del piazzista zoppo Ashur, gli amori omosessuali del punico Barca.
Su tutti svetta, però, il gallo Crisso, il campione di Capua in Sangue e Sabbia, che qui muove i primi passi come schiavo: la metamorfosi dell'attore Manu Bennett è incredibile; egli abbandona lo sguardo superbo per assumere un atteggiamento sbalordito e timoroso di fronte a un mondo di morte e sacrificio che per lui è assolutamente nuovo.
E' lui senz'altro il personaggio più importante di Gods of the Arena, tale da oscurare anche il protagonista "ufficiale", il celto Gannicus, un vincente all'interno del colosseo e per questo trattato meglio degli altri gladiatori con copiose remunerazioni di donne e vino ad ogni trionfo nell'arena. Con il trace Spartacus condivide la sfrontatezza e lo scarso rispetto per le regole, ma al contrario del primo gode di ben altra fiducia agli occhi di Batiato, anche se a un certo punto sarà chiamato a dimostrarla dinnanzi a un "nuovo" padrone.
Sebbene il suo ruolo sia di vitale importanza per l'intreccio principale della serie, il suo carattere vincente e l'assenza di reali motivazioni che lo spingono a ricercare la gloria nell'arena non gli conferiscono l'aura epica di cui godeva Spartacus in Sangue e Sabbia: critica a cui gli autori non hanno saputo porvi rimedio nel corso degli episodi, anzi la hanno ulteriormente corroborata coinvolgendo il celto in dinamiche amorose farlocche e prive di logicità.

Sangue e sesso

Pur trattandosi di soli sei episodi, i valori produttivi della nuova serie Starz restano assai elevati. Poco importa se le ambientazioni restano le medesime (la domus di Batiato e l'arena), con la significativa eccezione dei vicoli di Capua, luoghi di intrighi e cospirazioni, a cui viene data maggiore importanza a cominciare dal combattimento da strada del primo episodio. Gods of the Arena recupera quell'incontro tra la sfera sessuale e quella combattiva, sviluppandola ulteriormente.
Non sono pochi i parallelismi che la regia fa tra le prodezze di gladiatori e reziari con gli incontri intimi sotto le lenzuola: si gioca molto sul significato della parola "penetrazione", intesa quindi come la spada che squarcia il petto avversario, nonché il fallo che si inserisce tra le gambe femminili. E tra orge, momenti di euforia a tre, copulate saffiche e schiave costrette a placare gli appetiti di potenti aristocratici, di sesso se ne vedrà molto più che durante i tredici episodi della prima stagione. Non si può, tuttavia, dire lo stesso dei combattimenti: la sabbia dell'arena non viene calcata ad ogni singolo episodio preferendo sovente sfide all'interno del ludus con armi e scudi in legno, altrimenti definiti "giocattoli".
Nonostante le ottime premesse dei primi episodi, in cui si introducono nuovi personaggi e si pongono quesiti in tandem con gli eventi di Sangue e Sabbia, Gods of the Arena, a partire dal morboso quarto episodio, vede calare il proprio appeal a causa della sbrigatività con cui liquida certi quesiti e della leggerezza con cui anticipa gli eventi del "futuro" e autentico Spartacus.

Spartacus: Gods of the Arena Gods of the Arena si pone come intermezzo tra la prima e la seconda stagione del serial sul gladiatore trace Spartacus. Un prequel di sei puntate con un nuovo protagonista (Gannico), attorno al quale ruotano gli annosi affari di Batiato, di sua moglie Lucrezia e di gran parte dei gladiatori già visti in Spartacus Sangue e Sabbia. Gods of the Arena riprende quindi l'alto tasso di violenza, nonché la spiccata sessualità del predecessore, tentando di spiegare molti eventi in background: purtroppo le spiegazioni si rivelano al termine fallaci, lavorando non il giusto per espandere la psicologia dei personaggi. Un lodevole antipastino per chi brama la già annunciata seconda stagione della serie tv Starz.