Recensione Spartacus: War of the Damned

Spartacus e Crasso si fronteggiano nello scontro finale, epilogo definitivo del serial Spartacus

Recensione Spartacus: War of the Damned
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Come già noto da diversi mesi, l'epilogo di Spartacus: War of the Damned avrebbe posto fine anche al serial tv Spartacus. Dopo tre stagioni regolari più una miniserie spin-off, il racconto moderno dello schiavo trace che osò sfidare la Repubblica romana trova la sua storica conclusione.
La serie tv Starz ha lasciato inevitabilmente un segno nel panorama televisivo di inizio millennio: il connubio tra il fascino americano per l'Antica Roma già assaporato ne Il Gladiatore di Ridley Scott (con scempi storici annessi!) e lo stile pulp/iper-violento/sessualmente esplicito del 300 di Frank Miller ha prodotto una nuova prospettiva sugli eventi storici della Terza Guerra Servile, che già affascinarono Stanley Kubrick nel 1960.
Chi scrive ha seguito per Everyeye gran parte delle puntate, documentandone l'affascinante sceneggiatura, gli spettacolari combattimenti (nell'arena di Capua così come nella campagna attorno Roma), ma anche il sofferto declino qualitativo delle ultime due stagioni, Vengeance e War of the Damned. Ora, dopo aver assistito alla battaglia finale tra Spartacus e Marco Crasso siamo pronti a fornirvi le nostre opinioni sull'ultima stagione della serie. Vale la pena guardarne le 10 puntate sapendo già in principio che Spartacus è destinato a perire?

Il gladiatore e il dittatore

6 mesi dopo aver sconfitto le timide armate di Glabro, il seguito del ribelle Spartacus si conta a migliaia. Tra loro non solo ex-gladiatori, ma anche schiavi domestici, donne e bambine desiderosi di una vita da uomini liberi lontana dal giogo oppressivo di Roma. Il trace è ora visto come una divinità e le sue gesta leggendarie (il Portatore di Pioggia, Colui che ha distrutto l'Arena di Capua) riecheggiano nelle bocche dei molti ancora in catene. Per dare alloggio a questa moltitudine, Spartacus, Crisso e Gannico assaltano il borgo fortificato di Sinuessa, imprigionano i cittadini romani e commerciano con alcuni loschi pirati della Cilicia.
Frattanto a Roma il Senato fa i conti con la minaccia sottovalutata e insiste affinchè il facoltoso Marco Licinio Crasso armi di propria tasca un esercito, riconquisti Sinuessa e ponga fine a questa rivolta che rischia di minacciare direttamente l'Urbe. Crasso nomina suoi luogotenenti il figlio Tiberio inesperto militarmente e lo scaltro Giulio Cesare dal talento bellico provato in Gallia benchè inferiore di rango sociale.
Mentre la tensione cresce tra i ribelli asserragliati nella città costiera per la mancanza di grano e infastiditi dalle vite romane risparmiate per ordine di Spartacus, Crasso è costretto a risolvere alcuni episodi di insubordinazione all'interno del proprio esercito, non ultimo quello del proprio amato figlio che farà estrema fatica ad ottenere il perdono paterno.
Quando la città di Sinuessa cade a seguito di alcuni inganni e giochi d'astuzia, gli schiavi si rintanano sul crinale gelato di Melia dove Crasso aveva prontamente fatto erigere un fortino difensivo. Il freddo e le incursioni dei romani sembrano affievolire le speranze di Spartacus e compagni, finchè un'azione prodigiosa inverte le posizioni di assedianti e assediati.
L'epilogo sembra sorridere ai ribelli: mentre gli ex-gladiatori sognano una morte gloriosa sul campo di battaglia e capeggiati da Crisso avanzano prepotentemente fino a Roma, Spartacus e migliaia d'altri si fanno avanti sino alle pendici delle Alpi oltre le quali avranno più speranza di sparpagliarsi e rifarsi una vita in libertà.

Il grido della libertà

"Stare di nuovo sulla sabbia, sapere con chiarezza chi sei e cosa deve essere fatto. Quella e' una cosa che attira tutti quelli della mia specie"
Gannicus

Spartacus: War of the Damned è purtroppo lontana qualitativamente dalle prime due serie, Sangue e Sabbia e Dei dell'Arena, ma grazie ad uno stile narrativo più coerente e un villain più rappresentativo supera abbondantemente la misera prova di Vengeance lo scorso anno. Gli sceneggiatori hanno accentuato la presenza di combattimenti, puntando sopratutto sugli effetti speciali nella rappresentazione dei macro-movimenti dei due eserciti, e appena possibile sulle scene di sesso, recuperando alcuni elementi dalle prime stagioni così da non renderle accessorie e fini a se stesse.
L'errore di fondo ereditato dalla precedente stagione risiede nell'insistenza a raccontare le vicende personali e i drammi umani dei singoli gladiatori appartenuti al ludus di Batiato, dimenticandosi di avere alle proprie spalle un esercito di bisognosi con storie e patimenti simili. Insomma, i protagonisti peccano di egoismo e il modo attraverso cui gli sceneggiatori glielo ricordano in certi frangenti è ridondante.
Il cast di attori riconferma grossomodo il proprio talento, ad eccezione forse di Crisso più muscoloso che tagliente con la lingua: il merito nemmeno a dirlo va ad una sceneggiatura e una regia cucita su misura attorno alle caratteristiche degli interpreti principali.

Il villain Marco Crasso è pienamente azzeccato, tant'è che nell'aria si vocifera di uno spin off dedicato al Primo Triumvirato (quello con Cesare e Pompeo). Condottiero sagace, padre amorevole, padrone spietato e lottatore indomito: Crasso ha tante sfaccettature quante ne ha Spartacus ed è ammirevole il modo in cui il suo carattere traspaia pienamente nel giro di appena una stagione (contro le tre del gladiatore trace, pur considerando il passaggio di consegne tra Andy Whitfield e Liam McIntyre).
Abbiamo notato un incremento in termini produttivi tant'è che in alcuni scontri campali ci si dimentica di stare guardando una serie tv trasmessa su un canale via cavo. Di contro non tutte le puntate riescono a calamitare l'attenzione dello spettatore in egual modo: si ha l'impressione che molte scenette siano solo un riempitivo, grasso che cola di una narrazione in alcuni frangenti votata all'accesso più che alla ricerca di una forma snella. Il ritmo di Spartacus: War of the Damned cala vistosamente nella parte centrale e riesce a risollevarsi solamente al termine dell'ottava puntata, prima di concedersi un momento nostalgico nella nona e magnificare l'intera serie con un episodio finale allestito con grande maestria! Anche se alcune puntate metteranno a dura prova la vostra pazienza, se avete seguito le gesta di Spartacus fino ad oggi non avete ragione per mancare l'appuntamento con la conclusione della vicenda!

Spartacus: War of the Damned Spartacus, il gladiatore trace che sfidò la potenza di Roma, torna ad affascinare gli scrittori del nostro tempo. Kubrick ne diede una sua personale interpretazione in un decennio in cui la società tradizionale andava stretta e si era schiavi del capitalismo; nel 20XX c'è ancora bisogno di un ribelle che sfida i potentati economici, guida le proteste degli indignados e ci affranca dal consumismo. La serie tv dell'emittente Starz ha riportato di estrema attualità la vicenda storica, colpendo lo spettatore prima con un orgia grafica di sangue, violenza e corpi nudi, poi con una sceneggiatura avvincente e ricca di trovate originali. Anche se le ultime due stagioni sono apparse estremamente pallide rispetto a quella di debutto e il successivo prequel, Spartacus farà scuola nel proprio genere e ispirerà sicuramente molteplici imitatori, speriamo di pari grandezza e con un linguaggio meno aulico. Perchè un gladiatore che fa sfoggio di congiuntivi e subordinate è poco credibile...