C'era una volta The Following, una serie con una premessa avvincente, che aveva riportato Kevin Bacon in televisione e poteva contare su un villain, Joe Carroll, terrificante, intelligente, uno stratega abile nel prendere una situazione e ribaltarla a suo favore. E c'è poi la terza stagione, che è la pallida ombra di quello che era il serial alle origini, con un protagonista sempre più stanco e dei villain via via più insulsi e assurdi. Il progetto sarebbe stato forse più adatto alla struttura di una miniserie perché portato alle lunghe stanca, causa mancanze di idee e soluzioni improbabili per mettere Ryan Hardy, in pericolo - o presunto tale - sapendo che, comunque vadano le cose, riuscirà a cavarsela.
RYAN HARDY CONTRO TUTTI
Ryan Hardy, insieme a sua nipote Max e al suo collega Mike Weston, si ritrova nell'occhio del ciclone quando il redivivo Mark Gray, insieme alla coppia di psicopatici Daisy e Luke, cerca di rendere pubblica la notizia delle loro esecuzioni - avvenute nella seconda stagione - e successivi insabbiamenti. Ma, come se non bastasse, il nostro Hardy deve vedersela anche con il Dr. Strauss, mentore del mai dimenticato Joe Carroll, che riesce a fuggire durante il processo. E' qui che le cose si complicano, perché Strauss contatta Theo Noble, un altro dei suoi ex studenti, che decide di trovare un modo per occultare i suoi movimenti e tornare 'invisibile' agli occhi del mondo. Ovviamente il suo cammino, ben presto, s'intreccerà con quello di Hardy...
L'OMBRA DI JOE CARROLL
Alla sua terza avventura, Ryan Hardy è stanco quanto il serial di cui è protagonista. Tutta l'operazione, sebbene le buone premesse iniziali, risulta essere un blando tentativo di portare avanti una storia che era finita una stagione e mezza prima. Le idee non mancano, ovviamente, ma l'esecuzione diventa quasi del tutto anonima, portando il racconto a doversi confrontare con assurdità di ogni genere e colpi di scena sempre più prevedibili. L'ombra di Joe Carroll, la vera nemesi e uno dei personaggi più amati, interpretato magistralmente da James Purefoy torna, in poche puntate, da dietro le sbarre, come una sorta di 'Hannibal Lecter' della situazione, che tenta di aiutare il protagonista ad acciuffare i cattivi di turno prima che sia troppo tardi.
Attenzione! Il seguente paragrafo contiene uno spoiler sul destino di uno dei protagonisti!
Ed è proprio quando Carroll è in scena che la serie si risolleva e ci ricorda quanto era bella quando questi due mostri sacri condividevano la scena; inutile dire che l'apice dell'intera stagione si registra nell'episodio in cui Joe, condannato a morte, si ribella, prende degli ostaggi e rinchiude Ryan con sé per fargli ammettere l'unica verità: il nostro eroe è 'cattivo' quanto la sua nemesi, ha un lato oscuro nascosto che sta per trapelare con prepotenza. La struggente sequenza che segue, con la morte di Joe Carroll con l'esecuzione capitale, è pesante quanto toccante, proprio perché è lì che la serie ufficialmente muore.
Non solo Ryan...
Va, di certo, applaudito il coraggio e la voglia di mettersi in gioco - seppur con visibile stanchezza - di Kevin Bacon e la forza di volontà dei suoi colleghi, Jessica Stroup e Shawn Ashmore. The Following 3, tuttavia, fallisce indubbiamente in quello che era il suo punto di forza: i villain. Seppur gli attori coinvolti ce la mettano tutta per bucare lo schermo e risultare minacciosi, non possono niente di fronte al ricordo di Carroll, rendendo cosi inutile ogni loro mossa. Dulcis in fundo, la serie è stata cancellata in corsa, rendendo ancora più assurdo un finale già di per sé surreale. Sicuramente ci sarebbe potuta essere la tanto agognata svolta, con un Hardy antieroe a tutti gli effetti, cattivo e spietato, ma visto il lento declino del serial, forse è stato meglio cosi. L'epilogo, sebbene aperto, potrebbe però funzionare anche come chiusura definitiva... a meno che, qualche network, in futuro, non decida di ripristinare il tutto e regalarci un The Following 20 anni dopo. Sperando, sempre, che ne valga la pena.
La terza stagione di The Following è ormai l'ombra di quello che era. Nonostante le ottime prove dei protagonisti, la serie risulta prevedibile e talvolta assurda, lasciando spazio a un bel po' di stanchezza. I nemici di Hardy non sono lontanamente paragonabili a Joe Carroll e questo rende tutta l'operazione ancor più insulsa.