Recensione The Shield - Stagione 5

La squadra d’assalto ha un nuovo nemico da fronteggiare

Recensione The Shield - Stagione 5
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Censura ingiustificata

Al termine della quarta stagione le acque parevano essersi calmate per Vic e compagni. Fin dalla prima puntata di questa quinta stagione appare evidente l’esatto contrario. L’avvincente saga di The Shield, segnata da violenze, rapine, tradimenti e doppi giochi, si avvale ora di questo quinto, preziosissimo tassello. Cambiano alcune carte, ma la formula rimane fondamentalmente la stessa: undici episodi che superano di poco i quaranta minuti, ritmo frenetico e finale ad effetto. Trasmessa in Italia nel 2007, la quinta stagione di The Shield deve però scontare una pena ingiusta e finanche offensiva: il serial ha infatti subito pesanti tagli, le cui ragioni rimango tuttora avvolte nel mistero. In particolare l’ultimo episodio, che nella versione originale vanta una durata di circa un’ora e dieci, è stato arbitrariamente decurtato di oltre quindici minuti. L’intervento non trova alcuna giustificazione in termini censori (le sequenze eliminate non contengono nulla di eccessivo), pare dunque che l’affronto si sia consumato con l’unico scopo di uniformare l’episodio al resto della serie, evitando in questo modo qualsiasi difficoltà nella stesura del palinsesto. Fatto sta che i tagli sono tutto fuorché insignificanti, comprendono in effetti questioni di un certo interesse che troveranno ulteriore sviluppo nella stagione successiva. A quanto pare la responsabilità, una volta tanto, non è da imputare all’ineffabile programmazione di Italia1 bensì ai canali per la distribuzione europea, che hanno consegnato l’episodio unicamente nella sua forma ridotta. Di conseguenza, nonostante l’eccellente lavoro svolto dai doppiatori italiani, si consiglia caldamente di visionare la versione originale.

La squadra è nei guai

Per quel che riguarda i personaggi vanno segnalate alcune importanti novità: Aceveda è stato eletto consigliere comunale mentre Billings, nonostante la sua manifesta inettitudine, è chiamato a colmare il vuoto lasciato dall’ex capitano Monica Rawling. Entrano inoltre a far parte dell’ottimo cast tre nuove leve, di seguito elencate in ordine crescente di rilevanza: Tina (Paula Garcés) è una giovane recluta, attraente quanto inesperta, destinata a creare non pochi scompigli all’interno dell’ovile (gli ormoni di Dutch saranno i primi ad accorgersene). La lynchiana Laura Harring interpreta invece Rebecca Doyle, un’intraprendente avvocata che, nell’assistere l’ex squadra d’assalto, finirà per cedere al ruvido fascino di Vic. La new entry più significativa sotto tutti gli aspetti è però Forrest Withaker: l’attore afroamericano veste i panni di Jon Kavanaugh, un tenente degli affari interni intenzionato a mettere Vic e l’intera banda con le spalle al muro. Kavanaugh scava nel turbolento passato della squadra, s’insinua nella vita privata di Vic allo scopo di creare confusione e sospetto, convinto di avere a che fare più con un criminale che con un poliziotto. La subdola strategia del tenente consiste nel creare terra bruciata attorno al leader del gruppo, allo scopo di indebolire e quindi incastrare tutti i componenti. I bersagli favoriti dei discutibili metodi di Kavanaugh saranno Lem, ormai stremato nel fisico e nella mente, e una Corinne Mackey forse più fragile del previsto. Il tenente non esiterà un secondo a far leva sulle loro debolezze pur di raggiungere il proprio scopo. Nel duello tra Mackey e Kavanaugh, autentico centro nevralgico dell’intera stagione, non mancherà di giocare la sua (sporca) parte David Aceveda, con tutto l’aggrovigliarsi di ambiguità e doppi giochi che il suo intervento comporta.

The Shield non delude

Con grande senso della continuity la quinta stagione si collega direttamente nientemeno che all’episodio pilota. Questo non è che uno dei tanti motivi per cui questi undici episodi s’inseriscono alla perfezione nel quadro generale del serial. The Shield è una produzione che coinvolge come poche altre, è capace di mantenere vigile l’attenzione complicando regolarmente la condizione dei suoi personaggi, secondo una salda strategia narrativa adottata fin dalla prima stagione. Come d’abitudine prende avvio una macro-vicenda (in questo caso l’indagine degli affari interni) al cui sviluppo viene efficacemente affiancata un’ampia gamma di sottotrame, non per questo meno curate (in particolare i casi seguiti da Dutch e Claudette, sempre più bizzarri e crudeli). Il principale motore della vicenda, come detto, è il personaggio interpretato da Forrest Withaker, premio Oscar di immenso talento che, sulle orme di Glenn Close, fornisce al serial un contributo affatto trascurabile. Kavanaugh è un personaggio che gode di ottima caratterizzazione: determinato al punto da sfiorare l’ossessione, viscido e sfuggente, irrimediabilmente solo. Non concede alla squadra un attimo di respiro, costantemente col fiato sui loro colli, schiavo di una risolutezza che lo porterà sull’orlo della crisi nervosa. Il tenente ingaggia con Vic un’agguerrita lotta d’astuzia, dove ognuno cerca di anticipare le mosse dell’altro. Kavanaugh è un antagonista degno di questo nome, riesce a mettere in difficoltà la banda di Mackey tanto quanto avevano fatto in passato personaggi del calibro di Aceveda o Antwon Mitchell. Nel corso della stagione Vic, Lem, Shane e Ronnie (soggetto che tuttavia non ha ancora trovato un giusto spazio) sono più che mai uniti, la stretta sorveglianza li costringe a escogitare scappatoie di ogni sorta, che daranno adito ad interessanti sviluppi narrativi. Quanto al resto non c’è molta differenza rispetto alle stagioni precedenti: la squadra di Mackey opera col solito pugno di ferro, e se l’indagine degli affari interni limita di molto il loro spazio di manovra ci pensa la totale incompetenza di Billings (niente a che vedere col carisma di Aceveda o della Rawling) a rimettere in pari la bilancia. Il dipartimento deve convivere con le consuete restrizioni economiche, mentre nelle strade di Farmington (distretto immaginario ma estremamente realistico) imperversa una violenza onnipresente. Poi si giunge alla puntata finale: rivelare l’epilogo sarebbe un gesto criminale, basti dunque sapere che nell’arco di tutta la saga non si è mai visto nulla di anche solo lontanamente paragonabile.

The Shield - Stagione 5 Giunto al quinto traguardo The Shield si riconferma un serial in ottima salute. Il cast, davvero eccezionale, sorregge una stagione che nulla ha da invidiare alle precedenti. Siamo di fronte ad un manipolo di poliziotti la cui condotta è tutt’altro che esemplare, eppure, nonostante i molti colpi bassi, risulta impossibile non fare il tifo per loro. The Shield è aggressivo, coinvolgente e ricco di sorprese. Nel caso in questione poi, vanta una conclusione che definire shockante sarebbe blando eufemismo. La visione della prossima stagione è a questo punto un imperativo categorico.