The Walking Dead 7x13: E ora parliamo di Morgan Recensione

A tre episodi dalla conclusione, la settima annata dedica una puntata intera ad uno dei personaggi più interessanti della serie.

The Walking Dead 7x13: E ora parliamo di Morgan Recensione
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Dopo una prima metà di questo "secondo tempo" della settima stagione abbastanza sottotono per quanto riguarda la trama orizzontale, legata all'inevitabile ribellione contro Negan, con Bury Me Here si comincia ad entrare davvero nel vivo della questione, con uno sguardo più approfondito all'accordo che sussiste tra i sudditi di Negan e la comunità governata da Ezekiel, sguardo che coincide con una volontà ben precisa di approfondire il personaggio di Morgan, uno degli elementi più duraturi dello show e, per sua natura, un protagonista ideale per un episodio introspettivo dove si esplorano le contraddizioni morali in seno ad un gruppo che ufficialmente sta dalla parte dei "buoni", tematica già introdotta all'inizio della stagione facendo interagire Morgan con Carol. E così, dopo la necessaria e rinfrescante digressione votata al divertimento nello scorso episodio, si torna ad un'atmosfera più grigia, almeno per quanto concerne la psicologia e il ritorno di quell'escamotage molto fastidioso ma abbastanza inevitabile in una serie come questa: la morte spudoratamente telefonata.

Elaborazione del lutto

Già commentando le puntate precedenti abbiamo sottolineato quanto un determinato personaggio minore, improvvisamente dotato di battute dopo un lungo silenzio, sia probabilmente destinato a non uscire vivo dal finale di stagione. Bury Me Here fa un'operazione simile ma nell'arco di un singolo episodio, procedendo in maniera a tratti grossolana al servizio dell'evoluzione narrativa di Morgan, il cui vissuto nel corso della serie dovrebbe portarlo, in questa sede, ad una trasformazione logica simile a quella vista qualche settimana fa con Eugene. Un processo che l'interpretazione di Lennie James riesce a rendere per lo più digeribile a livello di esecuzione, perché in termini di scrittura il tutto sa abbastanza di ribaltamento studiato a tavolino, mentre nel caso di Eugene la svolta finale era molto coerente e non dettata prevalentemente dalle esigenze della trama (Bury Me Here è un sequel tematico di New Best Friends). È comprensibile che, a poca distanza dall'episodio di commiato per questo settimo ciclo, sia necessario accelerare un po' i tempi, ma sarebbe stato più intelligente puntare su altri metodi o, in alternativa, altri personaggi, per quanto James nei panni di Morgan garantisca sempre una presenza scenica di tutto rispetto. Con altre due puntate a disposizione prima del gran finale, possiamo solo augurarci che l'approccio sia un po' più equilibrato nelle settimane a venire.