Star Trek for Dummies: passato, presente e futuro della serie

Dopo anni di silenzio, di attese e speranze, Star Trek torna in TV. Ecco una guida alla sua storia per chi si volesse avvicinare adesso alla serie.

Star Trek for Dummies: passato, presente e futuro della serie
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"Spazio, ultima frontiera. Eccovi i viaggi dell'astronave Enterprise durante la sua missione quinquennale, diretta all'esplorazione di strani, nuovi mondi, alla ricerca di altre forme di vita e di civiltà, fino ad arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima."

Con questa frase si aprivano gli episodi della prima serie di Star Trek, la classica, una frase semplice ma dall'effetto immediato, capace di racchiudere in sé cinquant'anni di storia di una delle serie televisive più importanti di sempre. Per chi si chiedesse cosa è Star Trek, per chi non l'ha mai sentita nominare, e sarebbe una cosa quasi impossibile vista la sua immensa diffusione, basterebbe far partire un qualsiasi episodio della serie del 1966 ed ascoltare i primissimi secondi. In questa frase c'è già tutto, i punti cardine. Esplorazione, ricerca di altre forme di vita, estremi confini dell'universo.
Sin dagli esordi la serie si è posta come una magnifica epopea attraverso i mondi, uno specchio per far sognare milioni di "bambini" affascinati dall'idea dello spazio, la concretizzazione di un immaginario covato da sempre nella mente dell'essere umano. Politica, diplomazia, scoperta, interazione, sono stati i principi del successo, decidendo di non puntare tutto solo sull'azione o la guerra, elementi comunque presenti, andandosi nel tempo a collocare in un solco ben preciso e in successiva antitesi con l'altra saga spaziale di riferimento, Star Wars.
Da una parte la storia epica di un cavaliere pronto a compiere il suo destino, dall'altra le storie mirabolanti di un equipaggio variegato, socialmente avanzatissimo per il tempo. Questa formula ha permesso sostanzialmente la creazione di un universo narrativo infinito, basato non tanto su degli specifici protagonisti, per quanto alcuni personaggi siano rimasti iconici, quanto sul concetto alla base. Uno spazio da poter riempire a proprio piacimento con qualsivoglia pianeta, razza, religione, società, collocabili in qualsiasi punto della linea temporale; l'unico limite per un prodotto del genere è la fantasia degli autori. Proprio per questo motivo nel corso di cinquant'anni il franchise Star Trek sei serie autonome da svariate stagioni ciascuna, una serie animata, tredici film e diverse incursioni nei media cartacei e ludici. Insomma un sacco di roba.

USS Enterprise

Tutto inizia l'8 Settembre 1966 sul canale NBC, quando la nave stellare USS Enterprise della Federazione dei pianeti Uniti parte per la sua missione quinquennale alla ricerca di nuove forme di vita e civiltà sconosciute. Il capitano è James T. Kirk (William Shatner); con lui il vulcaniano Spock (Leonard Nimoy), il giapponese Sulu, l'africana Uhura, il russo Chekov e lo scozzese Scott. È il '66, siamo in piena guerra fredda, e sulla televisione americana esce una serie di esplorazione e diplomazia i cui protagonisti formano un equipaggio multietnico.

L'importanza della cosa è sconfinata, un messaggio avanguardistico di rara potenza. Già solo per questo Star Trek entrò nella storia; ma non solo, stupisce ancora oggi, riguardando quei buffi episodi, come la tecnologia futuribile presentata nella serie, e al tempo frutto di fantasie sognatrici, sia poi in effetti la reale tecnologia di oggi. Insomma, una serie avanti in tutto. Chi pensa a Star Trek, pensa prima di tutto a loro, i Kelley e i Doohan nelle loro tutine simili a pigiami; ai Nimoy con improbabili frangette; a degli effetti magari oggi considerati ridicoli, ma altamente spettacolari ed inediti per l'epoca. Adesso la ricordiamo con tutta la gloria possibile, ma l'esordio non fu dei più felici: verso la fine della seconda stagione soltanto un'incredibile mobilitazione popolare salvò la serie dalla cancellazione. Fuori dalle logiche del mercato era ormai un fenomeno popolare, fautrice di una delle vere prime nicchie di pubblico; erano nati i trekkie, o trekker, il primo vero fandom della storia.

La nuova generazione

Chiusa dopo tre stagioni la serie denominata "classica", dobbiamo attendere vent'anni prima di ritornare nel complesso universo di Star Trek, così da avere nel 1986 l'esordio del sequel spirituale. Il titolo The next generation ci spiega già tutto. Sono passati 78 anni nella cronologia di Star Trek e abbiamo un rinnovamento generale della serie. Nuovi protagonisti, ancora più variegati e ancora più corali; nuove tecnologie e spazi ancora più estesi, grazie agli inevitabili passi da gigante compiuti in ambito audiovisivo nei vent'anni di assenza; nuove situazioni narrative, con l'inserimento di uno svariato numero di razze e pianeti, e la contemporanea situazione di pace con il popolo Klingon, il nemico per eccellenza della serie originale.

Quello che rimane immutato è appunto lo spirito di un'opera che continua a basare tutto il suo fascino sul viaggio, sulla scoperta di meravigliosi paesaggi, e di improbabili forme di vita. Tutto cambia ma niente cambia. I sogni del bambino nascosto riaffiorano, si riesce a far presa su un nuovo pubblico, si cerca di far tornare all'ovile anche quello vecchio, con promesse di una nuova sensazione di sorpresa. Il cast ancora una volta si dimostra molto equilibrato, ponendo il focus su ciascun elemento, senza mai dare la sensazione che ci sia un solo protagonista. Il capitano Picard (Patrick Stewart), nello spirito di questa nuova serie, è meno impulsivo di Kirk, meno votato all'azione, bilanciato in questo da Riker (Jonathan Frakes), il guerriero della nave. Ancora una volta donne, uomini, alieni, addirittura androidi (Data), creano un gruppo multirazziale in linea con la valenza sociale della serie.

L'oscuro spin-off

L'incredibile successo di The next generation, arrivato a sette stagioni, portò alla decisione di creare un vero e proprio "impero" televisivo di Star Trek. Nasce così lo spin-off Deep Space Nine, uscito nel 1993. Erano quindi due gli Star Trek che in contemporanea andavano in onda, situazione che portò ad una differenziazione. Dove l'esplorazione e la scoperta erano i punti cardine della serie "principale", il nuovo esperimento virò verso toni più oscuri e maturi, incentrati maggiormente su delle tematiche sociali delicate, ed affrontando in maniera diretta gli aspetti della guerra. Lo stravolgimento non è soltanto teorico, ci troviamo infatti per la prima volta non più su un'astronave, ma su una stazione spaziale, la Deep Space Nine appunto.

Una differenziazione sicuramente vincente, che permette di ampliare il bacino di pubblico del marchio, e che portò alla produzione di altre sette stagioni. Le avventure del comandante Sisko (Avery Brooks) e soci, non solo si fanno forti di un'atmosfera più "adulta", ma fanno per la prima volta un uso massiccio della nuova tecnologia in computer grafica che permette una realizzazione ancora più spettacolare e realistica dello spazio, proiettando la serie tra le migliori di un panorama fantascientifico ormai ben consolidato.

Cambiare per non morire

La formula Star Trek è ormai così rodata da creare un ciclo continuo, che prevedesse una presenza a schermo perpetua. Finita The next generation rimase solo Deep Space Nine in trasmissione; questo in un ottica di felice differenziazione non poteva accadere, decidendo quindi di mettere in produzione una nuova serie dallo stampo classico, che tornasse quindi alle atmosfere più esplorative. Nasce allora Voyager, trasmesso per la prima volta nel 1995. Si torna allo spirito pionieristico delle prime serie decidendo però ancora una volta di cambiare. Esaurite ormai le possibilità dello spazio federale, girato in lungo e in largo in trent'anni di storia, protagonista delle avventure è la nuova nave USS Voyager, la cui missione è esplorare l'inedito quadrante Delta.

Per la prima volta il capitano è una donna, Kathryn Janeway (Kate Mulgrew), facendo nuovamente della serie un simbolo di integrazione e progresso. Influenzato dal successo di Deep Space Nine, il carattere "on the road", per meglio dire "on the space", di Voyager, venne puntellato di tensione e maturità, proponendo molto spesso negli episodi situazioni estreme di sopravvivenza, ed aumentando le dosi di combattimento e di guerra per le risorse, facendo della Voyager una nave destinata a non far ritorno nello spazio sicuro. Manco a dirlo un altro successo e altre sette stagioni che proiettano la serie negli anni 2000, dove la fantascienza non è più appannaggio dei soli "sfigati", produzioni più pop e commerciali si affacciano, e si prospetta un'insperata fonte di business.

Un salto nel passato

Nel 2001, quando esordisce Star Trek: Enterprise, la situazione è molto diversa dagli esordi. Quarant'anni sono passati, quella di Star Trek è ormai una religione più che un fandom, la tecnica è ormai avanzatissima, la sci-fi è un'ambientazione abusatissima. Ma anche gli spiriti sono diventati bollenti. I fan della serie sono ormai esigenti in maniera ossessiva, gli attentati alle Torri Gemelle hanno smosso le coscienze, la proposta alternativa sta diventando sempre più convincente.

Che Enterprise risultasse un fallimento forse era già scritto. Dopo anni di lunghe vedute si assiste ad una serie di scelte sbagliata, incomprensibili alcune, crocifisse da un pubblico ormai ingestibile delle altre. È innanzitutto un prequel di tutto, nei primi anni dei viaggi spaziali dell'uomo. Ci sono quindi un salto all'indietro di tecnologie, incoerenze con la lore creata nel corso degli anni, contraddizioni, e un corposo allontanamento dallo spirito intrinseco della serie, votato adesso molto più al militarismo spinto, condizione che ha colpito un po' tutte le produzioni americane negli attimi appena successivi ai fatti dell'11 Settembre 2001. Insomma un disastro che ha segnato un rumoroso tonfo del franchise, relegandolo nel dimenticatoio per un po', fino al reboot cinematografico di J.J. Abrams. Ma non ne parleremo, anche se ce ne sarebbe fin troppo di dire.

È proprio però questa ricomparsa del brand al cinema che ci porta ad oggi, a pochi giorni dall'esordio di Star Trek Discovery, dodici anni dopo il disastro. I nomi in ballo sono di quelli importanti, parliamo di Alex Kurtzman e Bryan Fuller, anche per lo stesso universo di Star Trek. Ci sono intenzioni serie, così come le premesse sembrano interessanti. Rimane solo da vedere quale sarà lo spirito dell'opera, la sua filosofia alla base, che come abbiamo cercato di vedere è poi la parte fondamentale della serie, quel suo senso di meraviglia, di stupore, che ci fa tornare bambini e sognare. Perché alla fine, lo abbiamo detto, basterebbe riascoltare quei pochi secondi che aprivano gli episodi cinquant'anni fa, per capire veramente cosa è e cosa dovrebbe essere Star Trek.

"Spazio, ultima frontiera. Eccovi i viaggi dell'astronave Enterprise durante la sua missione quinquennale, diretta all'esplorazione di strani, nuovi mondi, alla ricerca di altre forme di vita e di civiltà, fino ad arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima."