Speciale The Knick - Clive Owen

Non chiamatelo sex symbol, a lui non interessa e si sente molto più a suo agio nei panni del difficile John Thackery di The Knic

Speciale The Knick - Clive Owen
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"La televisione riesce a fare quello che il cinema faceva una volta. La tv sta crescendo e i criteri che decretano il successo di una serie sono più ampi. È per questo che molti registi cinematografici stanno gravitando verso questo mondo oltre che per la varietà delle storie e la libertà che il mezzo consente. Quando qualcuno mi sottopone un'idea oggi sono molto più incline a pensarlo come prodotto televisivo piuttosto che cinematografico". Con queste parole Steven Soderbergh spiega la sua scelta di mettersi dietro la macchina da presa per The Knick, produzione HBO che da novembre andrà in onda su Sky Atlantic.
La serie è un medical drama ambientato nella New York di inizio Novecento, quando le scoperte mediche avvenivano per lo più grazie a colpi di fortuna, all'interno dell'ospedale Knickerbocker. Dopo la scomparsa del Dottor J.M. Christiansen, il reparto di chirurgia passa sotto il comando del giovane e brillante John Thackery. Un personaggio particolare, presuntuoso, un po' sopra i generi per il suo ruolo, ma perfettamente inserito nelle regole sociali del suo tempo, interpretato da uno straordinario Clive Owen, che ha fatto tappa al Festival Internazionale del Film di Roma per presentarci il progetto.

Tutto merito di Soderbergh

Nonostante nel suo passato ci siano già delle apparizione televisive, non siamo davvero abituati a vedere Clive Owen sul piccolo schermo: lui, così maestoso nell'apparenza e composto nei modi, sembra essere fatto per un certo tipo di cinema. Ma qualcosa in The Knick gli ha fatto cambiare idea: "Conoscevo Steven Soderbergh, ovviamente, ma non avevo mai lavorato con lui. Però mi ha fatto avere questa sceneggiatura e mi ha chiesto di fargli sapere cosa ne pensavo. In quel momento non stavo cercando un progetto in televisione, ma 45 minuti dopo ero sicuro che avrei accettato la parte!". Il ruolo che gli è stato offerto non è certo dei più semplici. La chirurgia dei primi del Novecento è così differente dalla nostra, così come il modo in cui la società interagiva con esso... ma è stato proprio questo, in un certo senso ad attirare l'attore. "Conoscevo poco della medicina di quel periodo, ma sapevo che era stato un periodo importante per quel campo. C'era una sorta di pericolo in John Thackery che mi attirava: è un genio, certo, ma è anche dipendente dalle droghe e arrogante. Non è uno di quei personaggi che prende lo spettatore per mano e lo accompagna all'interno della serie. Per piacerti devi soffermarti a capirlo, vedere da dove viene e imparare come è arrivato a questo. E per me l'idea di accompagnare le persone in questo viaggio e, contemporaneamente, sfidarle, è davvero eccitante!".
The Knick si inserisce in un periodo, che ormai va avanti da parecchi anni, piuttosto fortunato per i medical drama: "Sono così popolari perché parlano di vita e di morte. Quello in cui è ambientata la serie, poi, è un periodo incredibile per la medicina, ma dobbiamo ammettere che era tutto molto occasionale. Provavano delle procedure e, se non fallivano, progredivano con i metodi. E il mio personaggio funziona esattamente così: si prende dei rischi, ma la gente alla fine beneficia molto da quello che fa. Non sarebbe una serie interessante se lui fosse un ragazzo brillante e anche carino. Non si può essere perfetti in tutto".

Ed infatti è proprio il personaggio interpretato da Clive Owen a reggere l'intero peso dell'interpretazione di The Knick, ma quello che rende davvero affascinante questa serie è il tocco di Soderbergh. La sua mano si vede ovunque: nell'uso delle luci, i movimenti di macchina, la scelta ponderata delle inquadrature e il modo in cui le informazioni sono presentate allo spettatore. "Bisogna dare tutto il merito a Soderbergh. Si è costruito attorno una grande squadra di persone che lavorano spesso con lui e ha voluto dei set pieni di dettagli, reali, tangibili, davvero stupendi. Ogni ambiente è molto ricco. Quando giri una serie come questa, soprattutto per l'attore, è importante entrare in una stanza che sembra reale, sostanziale, perché in questo modo rendi reale tutto ciò che fai. E poi è bravissimo, ma questo lo sapete già. È riuscito a coreografare ogni operazione in modo diverso: erano delle vere e proprie rappresentazioni teatrali in cui non c'era nessun bisogno di improvvisare. Le scene erano scritte talmente bene che tutto quello che potevi fare era seguire la sceneggiatura. E poi ci pensava lui a riprenderle nel modo giusto. Ha sempre una prospettiva per tutto, non fa soltanto delle riprese, ma ti mostra il luogo in modo particolare, focalizzando su particolari precise. Con quella macchina ti fa vedere e percepire cose che non erano nemmeno state scritte!". Quindi dobbiamo dare il merito al famoso regista per la decisione di Owen di entrare a far parte dell'ormai sempre più complesso e acclamato mondo delle serie tv? "Per me la cosa più importante è una buona scrittura. Non importa se si tratti di un progetto per televisione o per il cinema. Però le serie tv ti permettono di esplorare meglio i personaggi e le vicende, perché hai oggettivamente più tempo di farlo e non sei oppresso nei tempi di un film. Hai la possibilità di fare le cose meglio e prenderti anche più rischi. In realtà, ai miei esordi, ho fatto molta televisione e mi ha sempre spaventato l'idea di rimanere bloccato in un personaggio, interpretarlo per troppo tempo. Non sono un grande fan della cosa". Ma questo non ha impedito a The Knick di aggiudicarsi già una seconda stagione: "Inizieremo a girare il prossimo gennaio/febbraio e Steven ha confermato che tornerà a girare tutti i 10 episodi".