Twin Peaks 3x08: L'ora televisiva più importante del 2017

Suggestioni audio-visive senza precedenti sul piccolo schermo scandiscono uno degli episodi più ermetici e significativi della serie di David Lynch...

Twin Peaks 3x08: L'ora televisiva più importante del 2017
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Che David Lynch fosse un genio visionario senza tanti eguali era ampiamente risaputo, ma che potesse riuscire a superare se stesso non era affatto scontato. Da Elephant Man a Twin Peaks fino a Inland Empire, il buon David ha infatti saputo miscelare tonalità e generi su di un personalissimo banco da lavoro cesellato di innato talento, rivestendo ogni produzione del suo imponente carattere artistico, votato a un sofisticato ermetismo che fa dell'inquietudine e di una messa in scena criptica e mai semplice o immediata il punto di forza di una cifra stilistica profondamente autoriale e impareggiabile. Facile quindi arrivare a 71 anni pensando di aver già dato tutto al mondo, giusto? E invece Lynch sentiva che c'era ancora bisogno di lui e con grande spavalderia ha deciso di regalarci con l'ottavo episodio del revival di Twin Peaks uno dei suoi più grandi e avanguardistici capolavori. [Da qui in poi l'articolo contiene degli SPOILER sull'episodio]

Il male del mondo

Vedendo "Gotta Light?" si intuiscono immediatamente le motivazione che spinsero più di un anno fa il regista ad annunciare il suo (fortunatamente momentaneo) ritiro dal revival. Volendo far leva sul fattore nostalgico dei fan ma ricercando ovviamente anche il favore dei neofiti, le idee prive di compromessi di Lynch spaventarono i piani alti dell'emittente Showtime, che cercò forse di convincere l'autore a fare un passo indietro rispetto a certe scelte, costringendolo invece a prendere posizione in difesa del suo lavoro. È ormai chiaro però come il ritorno della serie non voglia in alcun modo accaparrarsi il bene superfluo delle nuove leve, ma piuttosto tenti di espandere a dismisura l'amore degli appassionati tout court sia dell'opera che più generalmente di Lynch. E meno male, diciamo noi, perché la totale assenza di compromessi ha portato a questa pietra miliare della tv, in grado di esistere proprio grazie alla proverbiale carta bianca lasciata al regista, che con pennellate decise ha dipinto l'esatta visione che aveva in testa, raccontandoci nella sostanza la genesi di BOB mediante un processo audio-visivo deduttivo senza precedenti, vicino al 2001: Odissea nello Spazio di Stanley Kubrick ma con vibrazioni tonali e tematiche estremamente agli antipodi. Se lì infatti veniva mostrata in qualche modo la prossimità a Dio, cercando di rappresentare sul piano sensoriale tale vicinanza al senso della vita mediante un'elegia visiva anche caleidoscopica, positiva, qui Lynch parla invece del Male e di come questo sia riuscito a rompere le barriere intangibili tra le Logge e la realtà, diffondendosi nel mondo. E il punto zero di tale disastro è stato scelto proprio dall'Uomo, esattamente il 16 luglio 1945 nel deserto del New Mexico, con lo scoppio di un bomba atomica nel mentre di un test nucleare. Iniziando con un campo lunghissimo in bianco e nero sulle infinite distese di sabbia dell'arida location, Lynch ci abbaglia improvvisamente con il brillamento dell'apocalittico ordigno, con il quale attacca parallelamente una carrellata aerea che ci porterà direttamente all'interno del fungo atomico, dove gli scratch e le distorsioni di Krzysztof Penderecki con il brano "Threnody for the Victims of Hiroshima" ci iniziano alla primordiale natura di BOB, tra suggestioni psichedeliche e sovrapposizioni epilettiche dell'immagine. Una lunga sequenza o se vogliamo un trattato visivo che lascia spazio anche alla contromossa della Loggia Bianca, anche qui presentataci attraverso un campo lunghissimo seguito da una carrellata aerea immersa nel silenzio, fino alla musica di un grammofono e all'arrivo degli spiriti del Gigante e della new-entry Señorita Dido.

Get Over It

Il panorama televisivo non ha mai visto nulla di lontanamente simile a Gotta Light. Un coraggio sperimentale che solo Lynch ha saputo declinare splendidamente in tv fregandosene degli interessi di un pubblico generalista e abbracciando completamente il senso unico della sua enigmatica follia freak, nutrendo così le menti cinefile affamate di arte allo stato puro.

E nella parte finale della puntata si fanno preponderanti i richiami al cinema horror degli albori, grazie anche alle note composte da un eccezionale Angelo Badalamenti e al misterioso Woodman, nuovo spirito della Loggia Nera, che chiude con un tocco di conturbante misticismo e un'angoscia gravosa questa backstory immaginifica sul maligno concepimento della nemesi principale dell'opera, una piccola odissea figurativa ed espressiva capace di accendere ogni sinapsi mentale e aumentare i battiti cardiaci fino al cardiopalmo.E proprio come Battle of the Bastards di Game of Thrones ha messo in scena una battaglia campale strutturata, sviluppata e diretta in modo completamente cinematografico, facendo la storia della televisione la scorsa stagione, così il regista di Fuoco cammina con me è arrivato a un anno di distanza con il suo intimissimo e studiato pezzo da 90 per il piccolo schermo, raccogliendo consenso unanime nel definire un simile e mastodontico stimolo mitologico-intellettuale come l'acme autoriale di un maestro instancabile.