Ahsoka è Star Wars (e Dave Filoni) al 100%: abbiamo visto i primi episodi!

Ahsoka debutta con una doppia premiere che ci ha per larghi tratti entusiasmato ed emozionato, pronta a portare nuova linfa in Star Wars.

Ahsoka è Star Wars (e Dave Filoni) al 100%: abbiamo visto i primi episodi!
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Nella nostra recensione di Andor, sempre in apertura, avevamo accennato alla bizzarra situazione che si era creata intorno al brand di Star Wars durante gli anni della trilogia sequel, poiché una parte consistente della fanbase si era convinta che la galassia lontana lontana fosse in una sorta di limbo, di bancarotta creativa. Si riusavano gli stessi schemi, le stesse tematiche, gli stessi personaggi che a volte venivano stravolti senza una reale ragione; insomma, non crediamo ad esempio sia fuori luogo affermare che in fondo Episodio VII non fosse altro che una versione rivista de Una Nuova Speranza. Andor - ma come parzialmente aveva già fatto The Mandalorian - ha preso di petto questa sensazione e l'ha annichilita, dimostrando cosa è possibile compiere con un nome del genere alle spalle. Intendiamoci, non siamo così ingenui, sappiamo perfettamente che ciò è stato raggiunto solo perché si trattava di una parte minore del franchise e dunque la Disney è stata più aperta a qualche sperimentazione.

Perché un preambolo un genere? Perché anche Ahsoka annienta quella posizione piuttosto superficiale, sebbene lo faccia in modo molto diverso da Andor: la nuova serie Star Wars, che sbarcherà su Disney+ dal 23 agosto e di cui abbiamo potuto vedere in anteprima le prime due puntate, vuole dimostrare che è ancora fattibile sfornare delle grandi produzioni usando tutti i classici stilemi di Guerre Stellari. Ahsoka è Star Wars al 100%, dal ritmo all'atmosfera, e la premiere ci ha di conseguenza soddisfatti appieno.

Evitare un'altra guerra

Ambientata nello stesso periodo di The Mandalorian - non a caso la quinta puntata della seconda stagione ne costituisce a tutti gli effetti un prologo - e dunque circa 5 anni dopo gli eventi de Il Ritorno dello Jedi e soprattutto di Star Wars Rebels, Ahsoka vede l'omonima protagonista (interpretata, anzi incarnata magistralmente da Rosario Dawson) ancora sulle tracce del Grand'Ammiraglio Thrawn (Lars Mikkelsen), date le voci sempre più insistenti che lo vogliono di ritorno nella galassia come erede dell'Impero - non ci stancheremo mai di sottolineare la meravigliosa citazione al romanzo che lo introdusse nell'universo di Star Wars, intitolato appunto Heir To The Empire.

Dopo aver scoperto da Morgan Elsbeth (Diana Lee Inosanto) l'esistenza di una mappa che potrebbe condurla verso l'attuale posizione di Thrawn, Ahsoka si imbarca immediatamente in questa pericolosa missione, conscia di aver bisogno dell'aiuto di una vecchia conoscenza, la mandaloriana e sua ex-Padawan Sabine Wren (Natasha Liu Bordizzo, anche lei straordinariamente in parte).

Non è però l'unica sulle tracce della suddetta mappa, in quanto entrano subito in gioco due strane figure molto interessate e legate ad Elsbeth, ovvero Baylan Skoll (il compianto Ray Stevenson) e la sua allieva Shin Hati (Ivanna Sakhno), né Jedi né Sith. E abbiamo voluto sottolineare quanto questa serie ci abbia ricordato Star Wars nella sua forma più classica perché usa molti dei suoi strumenti cardine: una storia semplice ma diretta nonché inquadrata subito da un testo in apertura, un ritmo che non ne vuole sapere di fermarsi pur usando momenti giusti per l'introspezione e l'approfondimento psicologico dei suoi protagonisti, una minaccia messa in chiaro nei primissimi minuti e ben prima di introdurre gli eroi.

La speranza divampa

Tanti piccoli dettagli che faranno sentire a casa gli appassionati di lunga data, ma che sorprendentemente non tolgono nulla all'unicità di Ahsoka, una serie capace di permettersi un esordio del genere poiché molto banalmente è il proseguimento di una storia interrotta 5 anni fa con la quarta ed ultima stagione di Rebels. Non si perde in lungaggini o introduzioni esagerate di personaggi, non ci sono infiniti dialoghi forzati che rievocano eventi passati, si parte subito al centro dell'azione e la gravità delle poste poste in gioco è limpida. Così come sono straordinariamente limpide le caratterizzazioni dei personaggi chiave, al centro di sequenze di dialogo squisitamente drammatiche e ricolme di tensione, dove ogni battuta cela altri significati - le conversazioni tra Ahsoka e Sabine in questo sono grandiose.

Se poi si aggiunge una buona attenzione dedicata alle scene d'azione ed effetti finalmente degni in una produzione targata Disney, il gioco è fatto e la nuova serie interamente scritta da Dave Filoni ci ha conquistati. Da segnalare pure l'abbandono della struttura ormai un po' troppo statica e orizzontale di The Mandalorian in favore di una trama più completa, ampia e naturale, con un tocco di cupezza e maturità in più rispetto alle avventure di Din Djarin. L'unico spauracchio che la premiere ci ha fatto venire in mente è l'evidente voglia di ampliare profondamente la lore di Star Wars, una voglia da gestire con cautela e precisione prima che vada fuori controllo.

Ahsoka Fare lunghi giri di parole avrebbe ben poco senso: la premiere di Ahsoka ci ha conquistato appieno e sembra davvero essere la continuazione più naturale possibile della mai troppo discussa Star Wars Rebels. E, come tale, paradossalmente non ha un vero e proprio inizio, perché Ahsoka lancia lo spettatore direttamente al centro dell'azione, mettendo subito in chiaro quali siano le drammatiche poste in gioco qualora si verificasse un ritorno di Thrawn. Non ci sono lungaggini, non ci sono dialoghi che vogliono tenere per mano lo spettatore, non si perde tempo insomma, e il ritmo nonché l'atmosfera ne guadagnano enormemente, avvicinandosi davvero molto al classico Star Wars. Ahsoka è avventura, è azione, è pericolo imminente, è un meraviglioso lavoro sui personaggi che per anni abbiamo ammirato nelle produzioni animate - dal casting alla caratterizzazione - e, abbandonata la formula forse ormai troppo orizzontale di The Mandalorian, dà vita ad un racconto che fin da subito cattura lo spettatore. Ma soprattutto non ha paura di ampliare la lore di Star Wars, per quanto un intento del genere vada gestito con una certa intelligenza.