Control Z Recensione: tra Gossip Girl e Black Mirror

Presentata come un incrocio tra Gossip Girl e Black Mirror, la nuova serie di Netflix si rivela più simile a una versione senza ironia di American Vandal.

Control Z Recensione: tra Gossip Girl e Black Mirror
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Qualche giorno fa vi abbiamo presentato le nostre prime impressioni su Control Z, nuovo teen drama, disponibile su Netflix dal 22 Maggio, che racconta di una prestigiosa scuola messicana che viene presa di mira da un hacker intenzionato a svelare i segreti degli studenti più popolari. La prima puntata non ci aveva certo fatto ben sperare sul prosieguo della serie, ma come sempre i conti vanno fatti alla fine. Il nostro parere sarà rimasto lo stesso anche dopo la visione degli altri sette episodi di Control Z? Non vi resta che scoprirlo nella nostra recensione completa.

Tutti hanno dei segreti

La protagonista principale di Control Z è Sofia (Ana Valeria Becerril), studentessa solitaria che si sta risollevando a fatica da un dramma familiare che ha messo a dura prova la sua psiche. Dotata di una capacità deduttiva quasi sherlockiana, Sofia ama fermarsi in disparte ad osservare i suoi compagni, analizzando i loro comportamenti e imparando così a conoscerli senza essere notata. Spinta anche dal nuovo arrivato nella scuola, il misterioso Javier (Michael Ronda), Sofia decide di mettersi a caccia dell'hacker che ha messo in subbuglio tutti gli studenti con rivelazioni e ricatti, mentre si avvicina la data dell'attesissima festa studentesca della Noche Nacional.

Come già raccontato nel first look, la prima parte di Control Z appare un guazzabuglio che aggrega una gran quantità di stereotipi alla disperata ricerca di qualcosa che funzioni. Ci sono tensioni tra gli studenti vip e quelli più in basso sulla scala sociale, c'è l'incubo del bullismo, una vaga parvenza di denuncia dell'uso sconsiderato degli smartphone, nonché un tentativo maldestro di imbastire una trama tecno-thriller.

C'è un pizzico di sesso, uno sguardo smaliziato su droghe, un'ossessione per l'apparenza, un'estetica modaiola che diventa persino pacchiana e, ovviamente, l'immancabile storia d'amore, che diventa un triangolo, con l'inserimento di Raul (Yankel Stevan), figlio di un politico ricchissimo e corrotto, che dopo essere stato vittima delle prime rivelazioni dell'hacker si avvicina sempre più a Sofia.

Il trionfo degli stereotipi continua anche con il resto del cast: c'è la bellissima regina della scuola, ci sono gli sgherri del bullo che vanno sempre a suo rimorchio, la miss perfettina al centro della vita sociale con sorella sempre in secondo piano, l'arrivista, lo spacciatore e via dicendo. È veramente difficile trovare un personaggio di Control Z che non si possa incasellare con chiarezza fin dalla sua prima apparizione.

Un melodramma per teenager

A farci storcere il naso in principio era stata anche la pubblicità che aveva presentato Control Z come un incrocio tra Black Mirror e Gossip Girl. Alla serie di Charlie Brooker questo nuovo teen drama ha rubacchiato qualche ispirazione visiva (gli schermi degli smartphone visualizzati nelle mani degli studenti, emoji e cuori che compaiono qua e là) e lo spunto dell'episodio della terza stagione "Shut up and dance", ma qui di distopie non c'è neanche l'ombra. Per citare altre produzioni Netflix recenti, Control Z ricorda più una versione messicana di Elite, o un American Vandal che ha perso tutta la sua dirompente ironia, puntando sull'esasperazione melodrammatica della realtà adolescenziale.

Non possiamo infine non sottolineare come quelli che vengono presentati come colpi di genio della protagonista - mostrati anche visivamente alla Sherlock di Benedict Cumberbatch - siano spesso solo delle banali osservazioni che chiunque potrebbe fare, e anzi alla fine proprio Sofia risulta cieca di fronte a una quantità di indizi che le si accumulano di fronte e che non riesce a decifrare fino all'ultimo episodio.

Tutta la parte investigativa è raffazzonata, con leggerezze e coincidenze troppo invitanti per apparire reali. La sceneggiatura lascia troppo spesso da parte ogni velleità di realismo per seguire la strada dello shock, e più volte mette in primo piano situazioni e personaggi che sembra debbano ricoprire una certa importanza per poi abbandonarli quasi del tutto.

Un colpo di scena dopo l'altro

Nonostante questi difetti siano sempre ben presenti, dobbiamo ammettere che non ci siamo mai annoiati durante la visione di Control Z. Sicuramente hanno aiutato la breve durata degli otto episodi (circa 35 minuti ognuno) e la quantità persino esagerata di colpi di scena che mantengono sempre alta l'attenzione, ma il ritmo indiavolato imposto dallo showrunner Carlos Quintanilla risulta indubbiamente avvincente.

La risoluzione del mistero dell'identità dell'hacker - che ovviamente non sveliamo - è orchestrata in maniera furba, rispondendo a quasi tutte le domande che la serie aveva posto, ma introducendone molte altre che potrebbero essere sviluppate in una eventuale seconda stagione.

Dal punto di vista tecnico, anche se un po' datata Control Z risulta tutto sommato sufficiente. La scelta di una location scolastica di altissimo livello, con spazi grandissimi, asettici, uniti a una forte uniformità dei look dei protagonisti, rende il tutto visivamente un po' piatto, e l'ambientazione di Città del Messico non viene sfruttata in alcun modo, tanto che solo la lingua parlata ci ricorda che la serie non proviene da mercati più internazionali.

La regia è discreta e, pur se senza guizzi, riesce ad offrire qualche scorcio interessante. I giovani attori che compongono il cast fanno la loro parte in maniera convincente, con l'eccezione positiva della brava protagonista, che riesce a rendere lo spettatore partecipe del suo dramma personale.

Control Z È difficile promuovere il nuovo teen drama di Netflix, perché i lati negativi sono veramente troppi e preponderanti: le lacune della sceneggiatura, la banalità dei personaggi e la mancanza di una qualsivoglia originalità ci fanno propendere per il pollice verso. Allo stesso tempo l'accelerazione degli episodi finali e l'accumulo di situazioni trash sono riuscite a divertirci. Se vi avvicinate a Control Z cercando una versione per teenager di Black Mirror ne rimarrete sicuramente delusi, ma se avete più o meno l'età dei protagonisti e cercate un guilty pleasure che possa farvi spegnere il cervello per qualche ora, potrebbe fare al caso vostro.