Maniac: un'introduzione al mondo della nuova serie Netflix
L'adattamento della serie norvegese porta Maniac nel futuro e la arricchisce con invenzioni scientifiche e personaggi alla ricerca della propria umanità
Il 21 settembre uscirà su NetflixManiac, una nuova miniserie diretta da Cary Joji Fukunaga e con protagonisti Jonah Hill ed Emma Stone. Netflix, finora, ha condiviso pochi dettagli sull'effettiva trama della serie. Puntando tutto sull'alto profilo dei protagonisti e del regista, uno dei primi teaser consisteva semplicemente nei due protagonisti seduti a un tavolo l'uno di fronte all'altra, che si fissavano in silenzio in quello che sembra un laboratorio, illuminati da una varietà di luci al neon. Con l'avvicinarsi della data di uscita, sono stati rilasciati più dettagli, tra cui un vero trailer, e dei brevi profili dei protagonisti. Il tutto, però, resta volutamente criptico. Senza svelare troppo, allora, ecco una piccola introduzione al mondo (o piuttosto, ai mondi) di Maniac e ai suoi abitanti.
Futuro prossimo
Partiamo dall'inizio: Maniac è un adattamento di una serie norvegese dallo stesso nome, con cui però ha poco in comune se non l'idea base di esplorare realtà multiple nella mente dei suoi protagonisti. Il modo in cui lo fanno è radicalmente diverso. La serie originale è una commedia, ambientata in un ospedale psichiatrico in cui uno dei pazienti cerca di fuggire dalla sua squallida realtà rifugiandosi in fantasie complesse e bizzarre, una diversa in ogni episodio. Il nuovo Maniac ha ambizioni molto più grandi: è ambientato in un mondo che non è esattamente il nostro, ma una sorta di leggera distopia ambientata in quello che sembra un futuro prossimo. Non viene specificato in che anno sia ambientato né, esattamente, cosa sia cambiato rispetto al mondo in cui viviamo adesso, ma è chiaro che si tratti di una società capitalista in cui la tecnologia e la scienza sono più sviluppate e hanno una rilevanza ancora maggiore nella vita di tutti i giorni. Il fatto che nulla venga spiegato risulterebbe alienante se non fosse che la maggior parte dei concetti che Maniac introduce per popolare il suo mondo sono concetti che in qualche modo ci sono familiari. Ad esempio, i personaggi possono scegliere di fare acquisti utilizzando, come metodo di pagamento, un ‘Ad-buddy', ossia una persona che ripeta decine di annunci pubblicitari fino a coprire il costo del prodotto acquistato. Vediamo, inoltre, che esiste un servizio che permette di affittare amici falsi, e tecnologie di realtà virtuale che permettono di provare esperienze immersive anche dal punto di vista sensoriale e facilmente accessibili. Quest'ultimo è un punto fondamentale. Se, infatti, nella serie originale i mondi alternativi esplorati dal protagonista erano semplicemente delle fantasie escapiste, nel nuovo Maniac questi vengono creati tecnologicamente e chimicamente, in particolare grazie a una serie di pillole che vengono testate in laboratorio e di cui i due protagonisti, Annie Landsberg e Owen Milgrim, decidono volontariamente di diventare cavie.
I protagonisti: Owen e Annie
Se il mondo di Maniac è, dunque, alienante sia per i suoi abitanti che, possibilmente, per gli spettatori, la nostra via d'accesso è l'umanità dei due protagonisti. I primi due episodi sono infatti dedicati completamente a raccontare le loro backstory e le motivazioni che li portano a decidere di partecipare alla sperimentazione. Il primo episodio è quasi tutto di Owen (Jonah Hill) che, scopriamo, viene da una famiglia ricca da cui viene sistematicamente escluso per via dei suoi problemi di sanità mentale e del rapporto competitivo e poco sano che ha con suo fratello (Billy Magnussen). Owen è un personaggio passivo, incastrato in una situazione da cui non vede via d'uscita, condannato a vivere nell'ombra di suo fratello e, soprattutto, solo.
La solitudine è ciò che ha in comune con Annie (Emma Stone), che vive ai margini della società newyorkese, guadagnandosi (a malapena) da vivere in modi mai del tutto onesti, ed è dipendente da una particolare droga che però non riesce più a procurarsi. Entrambi hanno alle spalle un trauma, entrambi hanno bisogno di una via d'uscita dalla situazione in cui si trovano e, soprattutto, entrambi non hanno niente da perdere. Questo li rende i pazienti zero ideali per la sperimentazione, grazie alla quale le loro vite si intrecceranno in modi nuovi e inaspettati.
Scienze umane
L'ambientazione asettica ed ipertecnologica del laboratorio, infatti, piuttosto che deumanizzare i personaggi ne mette in risalto l'individualità e favorisce l'empatia e la connessione. Fondamentalmente, l'idea più forte alla base Maniac è quella dell'importanza della connessione umana. Il monologo di apertura del primo episodio, ad opera del dottor James K. Mantleray (Justin Theroux), è un discorso in stile Cosmos accompagnato da immagini di collisioni di corpi celesti in cui lo scienziato spiega l'origine dell'universo in termini umani e sessuali, e insiste sull'importanza di quelli che sembrano eventi casuali ma che in realtà sono portatori di un messaggio cosmico.
La mente umana viene dunque vista come una manifestazione di tutto ciò e, come tale, fonte di infinite possibilità. Questa è l'idea alla base dell'esperimento. La relazione tra umanità e scienza viene esplorata anche attraverso gli scienziati che lo conducono, che, invece di essere avversari sadici dei protagonisti/cavie, ci vengono presentati come esseri umani, essi stessi insicuri e danneggiati e alla ricerca di risposte. Tutto questo non è che la premessa di Maniac. La maggior parte degli episodi, infatti, si concentra non sul mondo "vero" abitato dai protagonisti, ma sui mondi infiniti che possono essere ricreati nelle loro menti. Annie e Owen attraverseranno insieme una varietà di mondi virtuali, creati dal dottor Mantleray e dalla dottoressa Azumi Fujita (Sonoya Mizuno), nel tentativo di scoprire qualcosa di più su cosa vuol dire essere umani. Ma per parlare di questo dovremo aspettare ancora qualche giorno.
Maniac: un'introduzione al mondo della nuova serie Netflix
L'adattamento della serie norvegese porta Maniac nel futuro e la arricchisce con invenzioni scientifiche e personaggi alla ricerca della propria umanità
Il 21 settembre uscirà su Netflix Maniac, una nuova miniserie diretta da Cary Joji Fukunaga e con protagonisti Jonah Hill ed Emma Stone. Netflix, finora, ha condiviso pochi dettagli sull'effettiva trama della serie. Puntando tutto sull'alto profilo dei protagonisti e del regista, uno dei primi teaser consisteva semplicemente nei due protagonisti seduti a un tavolo l'uno di fronte all'altra, che si fissavano in silenzio in quello che sembra un laboratorio, illuminati da una varietà di luci al neon. Con l'avvicinarsi della data di uscita, sono stati rilasciati più dettagli, tra cui un vero trailer, e dei brevi profili dei protagonisti. Il tutto, però, resta volutamente criptico. Senza svelare troppo, allora, ecco una piccola introduzione al mondo (o piuttosto, ai mondi) di Maniac e ai suoi abitanti.
Futuro prossimo
Partiamo dall'inizio: Maniac è un adattamento di una serie norvegese dallo stesso nome, con cui però ha poco in comune se non l'idea base di esplorare realtà multiple nella mente dei suoi protagonisti. Il modo in cui lo fanno è radicalmente diverso. La serie originale è una commedia, ambientata in un ospedale psichiatrico in cui uno dei pazienti cerca di fuggire dalla sua squallida realtà rifugiandosi in fantasie complesse e bizzarre, una diversa in ogni episodio. Il nuovo Maniac ha ambizioni molto più grandi: è ambientato in un mondo che non è esattamente il nostro, ma una sorta di leggera distopia ambientata in quello che sembra un futuro prossimo. Non viene specificato in che anno sia ambientato né, esattamente, cosa sia cambiato rispetto al mondo in cui viviamo adesso, ma è chiaro che si tratti di una società capitalista in cui la tecnologia e la scienza sono più sviluppate e hanno una rilevanza ancora maggiore nella vita di tutti i giorni. Il fatto che nulla venga spiegato risulterebbe alienante se non fosse che la maggior parte dei concetti che Maniac introduce per popolare il suo mondo sono concetti che in qualche modo ci sono familiari. Ad esempio, i personaggi possono scegliere di fare acquisti utilizzando, come metodo di pagamento, un ‘Ad-buddy', ossia una persona che ripeta decine di annunci pubblicitari fino a coprire il costo del prodotto acquistato. Vediamo, inoltre, che esiste un servizio che permette di affittare amici falsi, e tecnologie di realtà virtuale che permettono di provare esperienze immersive anche dal punto di vista sensoriale e facilmente accessibili. Quest'ultimo è un punto fondamentale. Se, infatti, nella serie originale i mondi alternativi esplorati dal protagonista erano semplicemente delle fantasie escapiste, nel nuovo Maniac questi vengono creati tecnologicamente e chimicamente, in particolare grazie a una serie di pillole che vengono testate in laboratorio e di cui i due protagonisti, Annie Landsberg e Owen Milgrim, decidono volontariamente di diventare cavie.
I protagonisti: Owen e Annie
Se il mondo di Maniac è, dunque, alienante sia per i suoi abitanti che, possibilmente, per gli spettatori, la nostra via d'accesso è l'umanità dei due protagonisti. I primi due episodi sono infatti dedicati completamente a raccontare le loro backstory e le motivazioni che li portano a decidere di partecipare alla sperimentazione. Il primo episodio è quasi tutto di Owen (Jonah Hill) che, scopriamo, viene da una famiglia ricca da cui viene sistematicamente escluso per via dei suoi problemi di sanità mentale e del rapporto competitivo e poco sano che ha con suo fratello (Billy Magnussen). Owen è un personaggio passivo, incastrato in una situazione da cui non vede via d'uscita, condannato a vivere nell'ombra di suo fratello e, soprattutto, solo.
La solitudine è ciò che ha in comune con Annie (Emma Stone), che vive ai margini della società newyorkese, guadagnandosi (a malapena) da vivere in modi mai del tutto onesti, ed è dipendente da una particolare droga che però non riesce più a procurarsi. Entrambi hanno alle spalle un trauma, entrambi hanno bisogno di una via d'uscita dalla situazione in cui si trovano e, soprattutto, entrambi non hanno niente da perdere. Questo li rende i pazienti zero ideali per la sperimentazione, grazie alla quale le loro vite si intrecceranno in modi nuovi e inaspettati.
Scienze umane
L'ambientazione asettica ed ipertecnologica del laboratorio, infatti, piuttosto che deumanizzare i personaggi ne mette in risalto l'individualità e favorisce l'empatia e la connessione. Fondamentalmente, l'idea più forte alla base Maniac è quella dell'importanza della connessione umana. Il monologo di apertura del primo episodio, ad opera del dottor James K. Mantleray (Justin Theroux), è un discorso in stile Cosmos accompagnato da immagini di collisioni di corpi celesti in cui lo scienziato spiega l'origine dell'universo in termini umani e sessuali, e insiste sull'importanza di quelli che sembrano eventi casuali ma che in realtà sono portatori di un messaggio cosmico.
La mente umana viene dunque vista come una manifestazione di tutto ciò e, come tale, fonte di infinite possibilità. Questa è l'idea alla base dell'esperimento. La relazione tra umanità e scienza viene esplorata anche attraverso gli scienziati che lo conducono, che, invece di essere avversari sadici dei protagonisti/cavie, ci vengono presentati come esseri umani, essi stessi insicuri e danneggiati e alla ricerca di risposte.
Tutto questo non è che la premessa di Maniac. La maggior parte degli episodi, infatti, si concentra non sul mondo "vero" abitato dai protagonisti, ma sui mondi infiniti che possono essere ricreati nelle loro menti. Annie e Owen attraverseranno insieme una varietà di mondi virtuali, creati dal dottor Mantleray e dalla dottoressa Azumi Fujita (Sonoya Mizuno), nel tentativo di scoprire qualcosa di più su cosa vuol dire essere umani. Ma per parlare di questo dovremo aspettare ancora qualche giorno.
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