Penny Dreadful City of Angels: lo sfortunato spin-off con Natalie Dormer

Addentriamoci nella "La Città degli Angeli" della serie Showtime, la serie con Natalie Dormer fresca (purtroppo) di cancellazione.

Penny Dreadful City of Angels: lo sfortunato spin-off con Natalie Dormer
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A distanza di circa quattro anni dalla cancellazione di Penny Dreadful, serie tv ideata da John Logan per Showtime, debutta sulla stessa emittente City of Angels, spin-off della sopracitata serie. Il trailer di Penny Dreadful - City of Angels ci aveva dato un assaggio della nuova fatica di Logan, che promette di abbandonare quella vena dark fantasy a tema pseudo storico del suo predecessore, a favore di un'ambientazione nuova, diametralmente opposta sia sul fronte narrativo che su quello estetico. City of Angels, infatti, abbandona le strade della cupa Londra Vittoriana, a favore di Los Angeles, la patria del sole e delle belle donne, conosciuta appunto come Città degli Angeli.

Questa sensazione di forte distacco dal materiale "originario" si era avvertita in modo violento già dal primo contatto con la serie e la sensazione è che fosse chiara la volontà degli sceneggiatori di esplorare lidi fondamentalmente diversi, basandosi su uno struttura narrativa più solenne e meno criptica, ma allo stesso tempo ricca di punti di interesse da esplorare magari più a fondo nel corso di questa prima stagione. Purtroppo, al termine del suo ciclo di episodi, Penny Dreadful City of Angels è stata cancellata a sua volta: andiamo quindi a scoprire com'era la sfortunata serie spin-off con Natalie Dormer.

Ave Santa Muerte, Ora Pro Nobis

Il quadro generale della vicenda, pur allontanandosi dai toni cupi della serie originale, si basa su quelle fondamenta da soft horror di stampo "religioso" che godono sempre di un fascino irresistibile. A muovere le fila di tutto, almeno all'apparenza, sono infatti due divinità tanto vicine quanto lontane, impegnate in una lotta che sembra eterna ed inevitabile, a causa di una concezione e di una visione della vita completamente agli antipodi.

Da una parte troviamo Santa Muerte (Lorenza Izzo), una divinità messicana notoriamente benevola, il cui compito è quello di accompagnare le anime al trapasso, e dall'altro la misteriosa Magda (Natalie Dormer), un'entità all'apparenza mossa dall'unico desiderio di seminare morte, discordia a caos nel mondo degli umani.

Proprio la sua ossessione di diffondere odio e violenza tra gli ignari umani - sempre fin troppo facilmente malleabili e con quella malsana abitudine di lasciarsi trasportare con semplicità dalle proprie emozioni - mette in moto gli eventi che sorreggono l'impianto narrativo dello show, ambientato in un periodo storico in cui le rivolte popolari erano quasi all'ordine del giorno.

E cosa c'è di meglio della regola che associa la fine del mondo a segnali tipici di un crollo dell'umanità , come il fratricidio, da sempre uno dei peccati più imperdonabili. Il primo episodio gioca con forza proprio su questo aspetto, portando su schermo quelle che sono le difficoltà tipiche di una famiglia numerosa e, soprattutto, nella quale i vari componenti hanno idee e attitudini fondamentalmente diverse.

Il detective Tiago Vega (Daniel Zavotto), quello che a tutti gli effetti è il protagonista della vicenda, già dalla tenera età è in qualche modo in contatto con il mondo ultraterreno, da dove provengono le due divinità di cui abbiamo parlato poc'anzi, rimanendo in qualche modo collegato ad una concezione della realtà diversa da ciò che dovrebbe essere, specialmente quando per lavoro si è costretti a fidarsi dei soli fatti.

Questo suo essere diverso diventerà rapidamente il pomo della discordia in seno alla sua famiglia, alimentata proprio dalla volontà di Magda di generare caos all'interno della cittadina americana e, in particolare, nei quartieri meno elitari abitati, per larga parte, da immigrati messicani, come la famiglia di Tiago. Il frame finale del primissimo episodio racchiude in sé tutto quanto abbiamo detto finora: il detective contro il fratello rivoltoso, potenti contro poveri, bene contro male. Una frazione di secondo: uno sparo, due spari, il sangue e le grida, e poi tutto finisce... o, in realtà, rappresenta un nuovo inizio?

City of... stars?

Da un punto di vista narrativo e tematico Penny Dreadful: City of Angels si distacca con forza dal suo predecessore. Il nuovo show di Logan, infatti, viene accompagnato da un ritmo generale molto più lento e compassato, e si sorregge con forza su elementi quali il dialogo, i monologhi e l'introspezione in generale.

Dimenticatevi - almeno per quanto visto finora - le scene d'azione, i combattimenti e i momenti più frenetici presenti all'interno della serie con protagonista un giovane Dr. Frankenstein, il misterioso Caliban e tutti gli altri volti della serie madre; City of Angels tenta sin da subito l'approccio psicologico ed emotivo, che ruota intorno alle rivolte e ai conflitti, piccoli o grandi che siano, esplorando così un universo fondamentalmente diverso.

E, nel complesso, tale scelta si rivela positiva e azzeccata, ma non è priva di forzature non facili da ignorare, sia a livello di scrittura che nella messa in scena. Su tutti, ma ciò accadeva un po' anche in passato, ci sentiamo al momento di bocciare la caotica gestione delle varie sottotrame, che potrebbe risultare decisiva ai fini del successo dell'opera e che, fino a questo momento, ci ha lasciati un po' perplessi. Sin dal primo minuto ci è sembrato che le idee, tante e forse anche troppe, facessero fatica a combinarsi tra loro, col risultato di ritrovarsi davanti ad uno show che sembra voler dire tanto ma che alla fine si perde un po' troppo.

E se la recitazione della splendide Lorenza Izzo e Natalie Dormer, molto a loro agio nei rispettivi ruoli, ci ha soddisfatto, non si può dire lo stesso del resto del cast, che sembra mancare di quel mordente e di quel carisma che si potevano riscontrare nella serie originale, nella quale, ovviamente, nomi come Eva Green e Timothy Dalton avevano un peso specifico nettamente diverso.

Un appunto anche sul protagonista maschile. Ricordando le gesta dei vari Harry Treadaway, Josh Hartnett, ma anche del buon Rory Kinnear (Caliban), il quale è rimasto nel cast anche per questa nuova serie con un ruolo completamente diverso da quello precedente, viene naturale rimanere insoddisfatti dall'attore che dà il volto al bel detective che, un po' anche per motivi di scrittura del personaggio, ci è sembrato troppo anonimo e poco calato nella parte.

A livello di scrittura e di messa in scena, però, alcuni passaggi si rivelavano esagerati e poco a fuoco e ciò si riversa un po' anche sul ritmo generale degli episodi, che non sempre riescono a tenere incollati allo schermo con la stessa intensità e per tutta la loro durata.

Penny Dredful - City of Angels Penny Dreadful: City Of Angels ha forse subito il peso dello show principale, decisamente più ispirato in termini di immaginario e di tematiche. Certo, alcuni buoni spunti sembrano esserci e la resa scenica delle due protagoniste femminili è tutto sommato valida, ma solleva più di un dubbio l’effettiva riuscita di un progetto che ha perso la possibilità di partire col piede giusto. Per il momento, comunque, sospendiamo il giudizio, in attesa di guardare tutte le puntate localizzate in Italiano e nella speranza che Penny Dreadful: City Of Angels possa sorprenderci, magari, con un salvataggio inaspettato.