Piccoli Brividi (in originale Goosebumps) è innanzitutto una vera e propria istituzione nell'ambito della letteratura per ragazzi. Prima ancora di approdare sul piccolo schermo, traumatizzando e incuriosendo le generazioni degli anni '90 e poco oltre, si tratta di un'insieme di storie di matrice horror, dalla penna di Robert Lawrence Stine, scrittore estremamente prolifico in questo senso, considerato uno degli autori americani del terrore più letti della storia. Partendo da tali presupposti, Disney Branded Television e Sony Pictures Television hanno deciso di produrre un nuovo progetto, tratto dal celebre brand, e realizzare una serie tv in 10 episodi, in uscita su Disney+ (i primi 5 saranno disponibili a partire dal 13 ottobre 2023, seguiti dagli altri programmati in streaming con cadenza settimanale).
Le basi per qualcosa di intenso ci sono tutte (come dimostra anche il trailer di Piccoli Brividi), così come le premesse per un lavoro di stampo nostalgico, con la promessa di molte nuove soluzioni narrative che tengano conto dell'impronta originale. Avendo avuto la possibilità di vedere in anteprima i primi 5 episodi di Piccoli Brividi, possiamo anticipare le sensazioni che ci ha trasmesso, in attesa di poter completare la visione per intero, facendo tesoro delle sensazioni generali scaturite finora.
Svecchiare, guardando comunque al passato
A differenza di quanto ci si potrebbe aspettare da Piccoli Brividi, data la sua "natura auto-conclusiva", in questo caso ci si ritrova coinvolti in un racconto unico, caratterizzato da una narrazione prevalentemente orizzontale. Al centro di tutto c'è la storia di 5 adolescenti che, in modo del tutto casuale, restano coinvolti in una vicenda di dolore e sofferenza che ha avuto luogo nella loro cittadina decenni prima.
Una casa permeata da un terribile e oscuro mistero, e una serie di interrogativi personali, ispirano un viaggio che fonde continuamente il presente dei protagonisti con un passato che neanche loro conoscono fino in fondo, delineando un racconto dalle tinte principalmente adolescenziali, in cui l'horror è levigato in modo da colpire senza lasciare segni profondi negli spettatori (se amanti dell'horror vi rimandiamo alla nostra recensione di Talk to me). I fan storici di Piccoli Brividi, comunque, non devono assolutamente dimenticare i loro ricordi e tutto ciò che hanno provato da bambini, dato che i riferimenti alla serie di racconti originali (sia televisivi che cartacei) ci sono e hanno anche un notevole e nostalgico peso all'interno della narrazione, ispirando parecchi déjà vu e un sapore estremamente familiare.
Un viaggio fiorito nel tempo
In base a quanto abbiamo potuto vedere fino a questo momento, Piccoli Brividi si impegna a stravolgere la struttura narrativa che da sempre lo contraddistingue, in favore di una storia unica fatta di molti bivi familiari. Le citazioni e i momenti spaventosi divertono senza impressionare fino in fondo, privilegiando più l'aspetto adolescenziale rispetto a tutto il resto. In questo, la serie tv sembra impegnarsi molto, offrendo una scrittura molto più fresca e attuale rispetto al passato, tratteggiata da un mistero che sa come tenere occupati dall'inizio alla fine. Il fatto di riuscire a fondere questo materiale narrativo legato a un terrore molto classico con alcune svolte tipicamente attuali rende la nuova trasposizione qualcosa di interessante, sfruttando l'età dei suoi protagonisti per privilegiare alcuni atteggiamenti strettamente connessi alle generazioni attuali.

Nicholas Stoller e Rob Letterman hanno sviluppato una serie mirata principalmente alle nuove generazioni, tenendo però conto anche dei fan storici. L'amore per il materiale di partenza è palese, così come l'interesse nel costruire una storia che funzioni nella sua interezza. Il problema, almeno per adesso, è la ripetitività generale e una linearità che non ha troppo senso in termini di struttura. Vediamo questi ragazzi affrontare ostacoli che non tutti sarebbero in grado di combattere, e al tempo stesso non riusciamo a comprendere fino in fondo le ragioni delle loro azioni, se non in relazione alla risoluzione del mistero di fondo, neanche quando subentrano svolte pesanti a livello emotivo e scoperte destabilizzanti.
È proprio la credibilità delle loro reazioni, in generale, a non convincere del tutto, occupando minuti sullo schermo con scene fin troppo ragionate, accompagnate da sviluppi che non sempre spaventano nel modo giusto. Il terrore vero e irrazionale, infatti, non è centrale in questo nuovo Piccoli Brividi, non quanto la commistione di elementi adolescenziali legati alla crescita e alla scoperta di sé, in un contesto in cui accadono cose terribili senza dargli troppo peso.
E quindi?
Non potendo entrare nei dettagli di Piccoli Brividi, ci limitiamo a sottolineare i meriti e i limiti riscontrati nella nostra visione in anteprima. La serie tv di Disney+ presenta il proprio materiale narrativo in modo sicuramente originale, sperimentando sulla stessa struttura di alcune storie horror per ragazzi che hanno fatto la storia della letteratura di genere americana. Partendo da un approccio del genere, il racconto riesce ad avere un impatto sicuramente più duraturo rispetto al passato, rendendo automatico l'avvicinarsi ai protagonisti principali che ricorrono di episodio in episodio, anche se il loro percorso tende a prevalere su tutto il resto in alcuni momenti, in senso piuttosto casuale.

La narrazione orizzontale, intervallata da scelte spaventose e citazioni, presuppone ovviamente una certa coerenza nel delineare i propri personaggi, e in questo la serie cerca di trovare un equilibrio personale che fonde insieme un contesto oscuro ai tipici crucci adolescenziali di quell'età. Per adesso, il connubio in questione sembra funzionare, tratteggiando una storia con alti e bassi che cattura il suo pubblico sfruttando l'incontro tra mistero e adolescenza americana e giocando continuamente con le proprie radici letterarie, riadattando le caratteristiche più storiche con una nuova e fresca interpretazione.