L'attesa è terminata. Finalmente, dopo speculazioni varie, voci di corridoio e ironia social sul volume degli insistenti spot pubblicitari, è giunto l'atteso - e inedito nei modi - ritorno di Adriano Celentano in tv. Quella che Mediaset considera una vera e propria serie evento ha in effetti avuto la capacità di smuovere l'intero popolo televisivo italiano, se non altro per la curiosità creatasi intorno a questo particolare e travagliato progetto. Non bastasse già da sola la silhouette nazional-popolare del Molleggiato, ad alimentare l'interesse per il nuovo show di Canale 5 ci pensa la natura animata di un progetto che vanta nelle sue file nomi come quelli di Milo Manara ai bozzetti, Nicola Piovani alle musiche e i testi dello scomparso Vincenzo Cerami. Il tutto ideato, scritto, diretto e interpretato da Celentano stesso, per uno spettacolo che nel corso delle nove serate previste alternerà alla serie animata intermezzi in diretta dal teatro Camploy di Verona.
Un viaggio lungo dieci anni
Se oggi Adrian ci è stato presentato come un grande evento, una festa per la televisione italiana, tante sono le problematiche ombre che hanno accompagnato la sua produzione. L'idea iniziale per una serie animata risale infatti al 2005, ma è solo nel 2009 che il progetto si concretizza grazie a un accordo tra Clan Celentano (casa discografica fondata da Adriano) e Sky Italia. Prevista per il 2011, la serie prevedeva ventisei episodi, la partecipazione di Manara e Piovani, e la co-produzione della Cometa Film di Enzo D'Alò (La freccia azzurra, La gabbianella e il gatto). Incomprensioni con la casa di D'Alò furono però causa principe di quella che da lì si trasformò in una storia molto travagliata, passando da un produttore all'altro, ritardando nella realizzazione, e per questo logorando sempre più i rapporti con una Sky che nel 2012, dopo l'ennesima richiesta di proroga da parte del Clan, decise di eliminare Adrian dai propri palinsesti. Fu Mediaset ad approfittare della separazione, intuizione concretizzata nel 2015 quando Pier Silvio Berlusconi in persona annunciò il debutto della serie per il 2016. La storia di rimandi non si è però fermata e tra uno slittamento e l'altro si è arrivati fino a oggi, quando finalmente a dieci anni dal primo annuncio la fantasia di Celentano si è tramutata in realtà. Ma cosa è quindi Adrian?
Il futuro secondo Adriano
Anno 2068, Milano. La distopia sognata da Celentano vede un Potere corrotto, omologante e oppressivo soggiogare la popolazione mondiale. Il primo appuntamento di Adrian si apre con il protagonista indaffarato tra il suo lavoro da orologiaio e la disinibita lascività di sua moglie Gilda. Uscito di casa Adrian si trova coinvolto in un'operazione delle forze speciali (dallo stile molto vicino agli Helghast di Killzone) pronte a sedare una presunta operazione terroristica. Da lì gli eventi precipitano frettolosamente, con l'orologiaio che si ritrova su di un palco cantando un inno di libertà e i poteri oscuri in subbuglio per la potenziale incrinatura all'ordine costituito. Adrian diventa quindi improvvisamente ricercato numero uno, eroe sprezzante pronto a battersi per la libertà e la giustizia a colpi di musica. In sostanza l'episodio pilota serve a delineare il contesto del racconto e molto rapidamente tratteggia l'origine dell'eroe, dandoci fin da subito gli elementi per capire le qualità della tecnica e della scrittura. Una realizzazione che risulta carente sotto tutti gli aspetti, a partire da un ritmo sbagliato, con un senso di attesa che si fa quasi opprimente a causa di un contorno teatrale fin troppo lungo e poco ispirato, utile solo a un fragoroso boato del pubblico all'ingresso di Celentano sul palco. La serie vera è propria non è da meno, tra banalità dell'intreccio e una grande confusione in sede di scrittura e montaggio. Gli eventi si succedono senza un'apparente linearità logica, tra un cliché e una strizzata d'occhio al pubblico del cantante, mostrando tutta l'inconsistenza di fondo di un prodotto travagliato. Non da meno le tecniche d'animazione e di doppiaggio, anch'esse di un livello abbastanza mediocre, per un comparto visivo che, seppur con qualche idea interessante nella caratterizzazione del mondo narrato, rimane ben al di sotto delle possibilità.
In sostanza Adrian sembra essere esattamente quello che si temeva alla vigilia, un'opera ardita sì nelle intenzioni, a cui non corrisponde una effettiva misura nella realizzazione; l'utopia di un uomo quasi ammantato nel proprio ego, talmente forte da reinventarsi giovane e aitante, pronto a salvare il mondo. Se un merito però dobbiamo trovarglielo, a Celentano, è quello di essere riuscito a far sintonizzare e focalizzare su di un cartone animato, per di più dai contenuti maturi, un pubblico impensabile, e che mai nella normalità e in altre situazioni si soffermerebbe su un prodotto del genere, a prescindere dalla qualità.
Adrian: il debutto della serie evento di Adriano Celentano
Dopo tanta attesa e anni di travagliata produzione arriva Adrian, la serie animata ideata e diretta da Adriano Celentano
L'attesa è terminata. Finalmente, dopo speculazioni varie, voci di corridoio e ironia social sul volume degli insistenti spot pubblicitari, è giunto l'atteso - e inedito nei modi - ritorno di Adriano Celentano in tv. Quella che Mediaset considera una vera e propria serie evento ha in effetti avuto la capacità di smuovere l'intero popolo televisivo italiano, se non altro per la curiosità creatasi intorno a questo particolare e travagliato progetto. Non bastasse già da sola la silhouette nazional-popolare del Molleggiato, ad alimentare l'interesse per il nuovo show di Canale 5 ci pensa la natura animata di un progetto che vanta nelle sue file nomi come quelli di Milo Manara ai bozzetti, Nicola Piovani alle musiche e i testi dello scomparso Vincenzo Cerami. Il tutto ideato, scritto, diretto e interpretato da Celentano stesso, per uno spettacolo che nel corso delle nove serate previste alternerà alla serie animata intermezzi in diretta dal teatro Camploy di Verona.
Un viaggio lungo dieci anni
Se oggi Adrian ci è stato presentato come un grande evento, una festa per la televisione italiana, tante sono le problematiche ombre che hanno accompagnato la sua produzione. L'idea iniziale per una serie animata risale infatti al 2005, ma è solo nel 2009 che il progetto si concretizza grazie a un accordo tra Clan Celentano (casa discografica fondata da Adriano) e Sky Italia. Prevista per il 2011, la serie prevedeva ventisei episodi, la partecipazione di Manara e Piovani, e la co-produzione della Cometa Film di Enzo D'Alò (La freccia azzurra, La gabbianella e il gatto).
Incomprensioni con la casa di D'Alò furono però causa principe di quella che da lì si trasformò in una storia molto travagliata, passando da un produttore all'altro, ritardando nella realizzazione, e per questo logorando sempre più i rapporti con una Sky che nel 2012, dopo l'ennesima richiesta di proroga da parte del Clan, decise di eliminare Adrian dai propri palinsesti. Fu Mediaset ad approfittare della separazione, intuizione concretizzata nel 2015 quando Pier Silvio Berlusconi in persona annunciò il debutto della serie per il 2016. La storia di rimandi non si è però fermata e tra uno slittamento e l'altro si è arrivati fino a oggi, quando finalmente a dieci anni dal primo annuncio la fantasia di Celentano si è tramutata in realtà. Ma cosa è quindi Adrian?
Il futuro secondo Adriano
Anno 2068, Milano. La distopia sognata da Celentano vede un Potere corrotto, omologante e oppressivo soggiogare la popolazione mondiale. Il primo appuntamento di Adrian si apre con il protagonista indaffarato tra il suo lavoro da orologiaio e la disinibita lascività di sua moglie Gilda. Uscito di casa Adrian si trova coinvolto in un'operazione delle forze speciali (dallo stile molto vicino agli Helghast di Killzone) pronte a sedare una presunta operazione terroristica. Da lì gli eventi precipitano frettolosamente, con l'orologiaio che si ritrova su di un palco cantando un inno di libertà e i poteri oscuri in subbuglio per la potenziale incrinatura all'ordine costituito. Adrian diventa quindi improvvisamente ricercato numero uno, eroe sprezzante pronto a battersi per la libertà e la giustizia a colpi di musica. In sostanza l'episodio pilota serve a delineare il contesto del racconto e molto rapidamente tratteggia l'origine dell'eroe, dandoci fin da subito gli elementi per capire le qualità della tecnica e della scrittura.
Una realizzazione che risulta carente sotto tutti gli aspetti, a partire da un ritmo sbagliato, con un senso di attesa che si fa quasi opprimente a causa di un contorno teatrale fin troppo lungo e poco ispirato, utile solo a un fragoroso boato del pubblico all'ingresso di Celentano sul palco. La serie vera è propria non è da meno, tra banalità dell'intreccio e una grande confusione in sede di scrittura e montaggio. Gli eventi si succedono senza un'apparente linearità logica, tra un cliché e una strizzata d'occhio al pubblico del cantante, mostrando tutta l'inconsistenza di fondo di un prodotto travagliato. Non da meno le tecniche d'animazione e di doppiaggio, anch'esse di un livello abbastanza mediocre, per un comparto visivo che, seppur con qualche idea interessante nella caratterizzazione del mondo narrato, rimane ben al di sotto delle possibilità.
In sostanza Adrian sembra essere esattamente quello che si temeva alla vigilia, un'opera ardita sì nelle intenzioni, a cui non corrisponde una effettiva misura nella realizzazione; l'utopia di un uomo quasi ammantato nel proprio ego, talmente forte da reinventarsi giovane e aitante, pronto a salvare il mondo. Se un merito però dobbiamo trovarglielo, a Celentano, è quello di essere riuscito a far sintonizzare e focalizzare su di un cartone animato, per di più dai contenuti maturi, un pubblico impensabile, e che mai nella normalità e in altre situazioni si soffermerebbe su un prodotto del genere, a prescindere dalla qualità.
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