È un cambiamento sorprendente quello che ci introduce alla settima stagione di Agents Of SHIELD. Per certi versi è perfettamente giustificato visto che si tratta della conclusione e bisogna sempre trovare un modo di renderla unica, potente, distintiva per i fan. D'altro canto era persino necessario, a causa di alcuni - troppi - incidenti di percorso accusati la scorsa annata, si sentiva il bisogno di una scossa. E l'idea di viaggiare a ritroso nel tempo in precisi punti cruciali per la storia dello SHIELD sembra il giusto mix tra sana follia, ambizione senza freni e la voglia di sorprendere continuamente lo spettatore. Insomma, ciò che in fondo una stagione conclusiva dovrebbe fare, non adagiarsi sugli allori e continuare a spingere sulla creatività.
Il primo episodio, che debutta in italia il 5 giugno su Fox, ci ha lasciato precisamente queste sensazioni. Vi spieghiamo il perché.
Press restart
Come ormai è ben noto, la temibile minaccia che Daisy Johnson (Chloe Bennet) e la sua squadra dovrà affrontare è rappresentata dai Chronicoms: la razza di cui fa parte anche Enoch (Joel Stoffer) è infatti intenzionata a rendere la Terra la sua nuova casa e, secondo i loro calcoli, l'unico nemico degna di nota è rappresentato proprio dagli agenti dello SHIELD. Avendo sbloccato il segreto del viaggio nel tempo, i Chonicoms scelgono di sfruttarlo a loro vantaggio per prendere di mira alcuni momenti fondamentali per la nascita e l'evoluzione dell'agenzia. Basta un solo successo, un solo filo tagliato al momento giusto e lo SHIELD non esisterà mai.
Per questo motivo è necessaria l'esperienza di qualcuno che conosca la storia in ogni sua minima sfaccettatura, ovvero nient'altro che Coulson (Clark Gregg) sotto forma però di LMD. Non c'è tempo - letteralmente - per le ripercussioni morali e psicologiche di una simile scelta, poiché il primo assalto dei Chronicoms è già iniziato in una uggiosa New York del 1931, in pieno proibizionismo.
Ed è esattamente la meccanica dei viaggi del tempo ad esercitare fin dai primi passi e dialoghi di questa stagione conclusiva un'attrazione fatale: sembra quella chirurgica scossa di cui la serie Marvel aveva bisogno, un modo ingegnoso - se ben sfruttato - per rinvigorire personaggi grandiosi che parevano aver dato tutto e che invece ora appaiono sotto una luce inedita.
Un'attenzione squisita viene d'altronde data al loro rapportarsi con il 1931, ai pregiudizi e alle abitudini di quell'epoca e ciò cambia il modus operandi di una squadra ormai ben collaudata. Un cambiamento semplice come quello del contesto modifica in realtà l'intero impianto di Agents Of Shield perché mette i protagonisti in situazioni ed avversità mai affrontati prima. Non esiste manifesto più chiaro delle ambizioni, anche sul piano produttivo ed estetico, senza limiti di queste puntate, una serie di ambientazioni storiche ritratte con una qualità e un ritmo del genere sarebbe a dir poco straordinario.
Al contempo si tratta di una meccanica estremamente pericolosa, è inutile negarlo. Nel pilot ogni elemento viene gestito alla perfezione: c'è lo spazio per la trama sia orizzontale che verticale, c'è il momento purtroppo obbligato in cui bisogna fare mente locale per ricordare cosa stia accadendo e rimettere a suo agio lo spettatore, c'è un focus sulle reazioni dei personaggi al ritrovato Coulson - nonché del vecchio direttore sulla sua nuova condizione.
Ma se questo delicato equilibrio venisse a mancare? Se si perdesse di vista la storyline principale per concentrarsi troppo sui singoli casi di puntata, per così dire? La settima e ultima stagione di Agents Of SHIELD è, in poche parole, una sfida monumentale e, nonostante qualche rischio, la sensazione è di trovarsi al cospetto di un gran finale.
La settima stagione di Agents Of SHIELD si presenta in gran forma: esteticamente sembra attestarsi su livelli egregi, la meccanica dei viaggi a ritroso nel tempo rinvigorisce personaggi grandiosi che avevano perso un po' di smalto nella stagione precedente, si respira insomma l'aria di qualcosa di importante. Era il cambiamento di cui la serie aveva bisogno, la voglia di tornare a concentrarsi sui suoi punti di forza e di costruire qualcosa di imponente sotto ogni punto di vista. Ed è precisamente ciò che una un arco finale dovrebbe sempre fare, continuare ad accelerare e non impigrirsi sulle conquiste passate. Non manca qualche rischio - per adesso tutto è sorretto da un equilibrio piuttosto delicato tra le varie componenti. Ma è di nuovo un segnale che conferma la bontà della sforzo impressionante della serie Marvel. Bisogna solo vedere se reggerà fino alla fine.