Andor: la miglior serie Star Wars da The Mandalorian

Abbiamo visto in anteprima le prime 4 puntate di Andor, che svelano una serie matura e cupa dalle potenzialità straordinarie.

Andor: la miglior serie Star Wars da The Mandalorian
Articolo a cura di

Andor è esattamente ciò che ci aspettavamo e che speravamo: una serie che, almeno nelle quattro puntate che abbiamo potuto vedere in anteprima, ci ha regalato sensazioni estremamente diverse non solo rispetto a The Mandalorian (avete visto il nuovo trailer di The Mandalorian 3?), ma anche al Rogue One di cui è uno spin-off (rispolverate la nostra recensione di Rogue One) e all'intero franchise di Star Wars. Intendiamoci, non ci troviamo improvvisamente al cospetto di una rivoluzione. Andor, che debutterà su Disney+ il 21 settembre, non vuole di certo riscrivere dalle fondamenta ciò che Guerre Stellari è o dovrebbe essere, ma ne riesce a dare un'interpretazione più cupa, più violenta, più matura e complessa - sempre però nei limiti della saga.

È come se le idee stesse di Lucas permettessero un certo spazio di manovra e Tony Gilroy, creatore e principale sceneggiatore della serie, ne avesse sfruttato ogni centimetro disponibile. E noi non possiamo almeno in parte esserne entusiasti, perché da anni non vedevamo tanto coraggio. Di sicuro non si tratta di un prodotto per chiunque, in quanto alcune criticità possono risultare piuttosto fastidiose, ma la forza concettuale e la coerenza con cui Andor sta portando avanti i suoi propositi resta una meraviglia.

Tutto iniziò con una sorella scomparsa...

La trama in realtà, specialmente nei primi 3 episodi, si rivela alquanto semplice e lineare: Cassian (Diego Luna), nel disperato tentativo di rintracciare la sua sorella scomparsa, viene braccato da due agenti imperiali e non può far altro che ucciderli. Tornato sul pianeta Ferrix, dove risiede insieme alla madre adottiva Maarva (Fiona Shaw), è conscio di aver lasciato qualche traccia tangibile dietro di sé e di dover scomparire prima che lo vengano a cercare per impiccarlo. Ed è così che entrerà in contatto con la nascente Ribellione, scegliendo di provare a combattere per davvero l'Impero nonostante sia ancora convinto dell'inutilità di uno sforzo simile.

Curiosamente, uno dei primi aspetti su cui vogliamo soffermarci è qualcosa che da Star Wars mancava da forse troppo tempo, da quando Luke, Leia e Han si imbatterono negli Ewok o Obi-Wan e Qui-Gon conobbero su Naboo il popolo sottomarino dei Gungan: il gusto per l'esplorazione, la scoperta, il saper dipingere civiltà e culture differenti, peculiari; Andor in ciò è semplicemente monumentale, riesce ad immergere lo spettatore in scenari sempre credibili. Ferrix o Kenari, dove sono ambientati i flashback di un giovane Cassian, non solo soltanto location con una palette cromatica diversa dove si svolgono eventi necessari per la trama (e sì, Episodio 9, ci stiamo riferendo a te), bensì sono luoghi vivi, reali e pulsanti.

Un'introduzione convincente

Ora, è chiaro che per tanta meraviglia c'è anche un prezzo da pagare e, ad ora, il difetto più problematico di Andor è il ritmo. La nuova serie di Star Wars ha un incedere molto lento e compassato, che per certi versi è inevitabile per il tipo di storia che intende raccontare. D'altra parte, in particolare nell'intera seconda puntata, a volte accade veramente poco e si poteva aggiustare qualcosina a livello di tempistiche, magari anticipando un certo arrivo o qualche dialogo anche solo per dare maggiore consistenza ai singoli capitoli. Al contempo, da questo impianto Andor ne guadagna molto di più, almeno a nostro avviso: si ha una vero e proprio climax drammatico verso l'inevitabile scontro con gli Imperiali; lo spettatore ha un maggior coinvolgimento emotivo, perché a rischio ci sono personaggi che ha imparato a conoscere e non introdotti 10 minuti prima.

In più, l'incontro tra Luthen (interpretato da uno strepitoso Stellan Skarsgard) e Cassian è da pelle d'oca, con tanto di sequenza action in una fabbrica abbandonata ben girata e molto creativa nello svolgimento. Le prime tre puntate di Andor seminano insomma un raccolto prezioso, di cui già la quarta inizia a beneficiare, perché è lì che la serie si apre totalmente con spionaggio, sabotaggi e un'ansiogena situazione politica - un insieme molto più complesso e stratificato rispetto al prodotto medio targato Star Wars, romanzi esclusi. Le potenzialità ci sono e se verranno sfruttate al massimo potremmo davvero trovarci dinanzi ad una gemma inaspettata.

Cassian Andor Fin dai trailer, da Andor ci aspettavamo una serie più matura, più cupa, più violenta, che potesse mostrarci si ancora la Ribellione, ma anche nuovi lati dell'Impero e la sua malvagità quotidiana, per così dire. E, dalle prime 4 puntate che abbiamo potuto vedere in anteprima, è esattamente ciò che abbiamo avuto. Andor è uno show che non vuole scherzare, non vuole mostrarci situazioni ricche di speranza, che in generale non vuole lesinare su nessun aspetto - sempre nei limiti di Star Wars, che vengono sfruttati al massimo. Guidata dal carisma del suo protagonista e dallo straordinario Luthen di Stellan Skarsgard, già nei primi episodi riesce a confezionare momenti strepitosi ed incredibilmente creativi, in primis proprio l'incontro tra i due, da pelle d'oca. È al contempo un prodotto molto lento e compassato nei ritmi, in alcune circostanze - specialmente nel secondo episodio - un po' troppo, ma è costruito intorno a ciò e sfrutta i "momenti morti" per creare delle ambientazioni eccellenti, credibili, che pulsano vita e abitudini peculiari, qualcosa che Star Wars non faceva da troppo tempo. Insomma, abbiamo appena visto una mera introduzione ad Andor e le potenzialità ci sono tutte.