First look Archer - Stagione 1

Acher! La nuova irriverente serie di Adam Reed che mischia l'estetica anni 60 alla cultura postmoderna

First look Archer - Stagione 1
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Da Palahniuk a Reed

“Il peggiore dei po**ini sarà sempre meglio, per dire, della più profumata delle rose” è il motto del protagonista sesso-dipendente di Soffocare uno dei romanzi di Chuck Palahniuk. L’universo di Victor Mancini gravita attorno a squallidi lavoretti, ingiunzioni matriarcali e continui sotterfugi per riempire il portafoglio (e svuotare altro). Sulla stessa linea d’onda sembra andare anche il protagonista del nuovo serial firmato Adam Reed. Archer, ambientato nel mondo dello spionaggio globale, è un’irriverente satira alla “teoria del complotto” americana, di cui il sesso è il contraltare osceno. Attraverso un realismo da “clip art”, entreremo nel mondo di una strampalata agenzia d’intelligence che finirà col creare più problemi di quelli che si propone di risolvere.

Trama

Sterling Malory Archer è una spia americana al servizio dell’International Secret Intelligence Service (ISIS). Il boss di tutto, Malory Archer, è anche sua madre. Ma nella base segreta posta sotto ad una lavanderia a gettoni, il clima è tutt’altro che familiare. La sua procace ex-ragazza, Lana, ha una relazione con un imbranato collega, Cheryl Finnes, ed a causa della sua dipendenza all’alcool ed al sesso sportivo, Archer è sospettato di appropriazione indebita. Per sviare le indagini sul suo conto, ricorrerà ad un vecchio trucco: “C’è una talpa all’interno dell’ISIS...”

Fra Pop e Vintage

Il demiurgo Adam Reed approda su Fx per lanciare la sua nuova sciarada animata. Dopo Frisky Dingo e Sealab 2021, serie cult in onda su Adult Swim, il regista si affida ad un nuovo studio di animazione, il Radical Axis. I principi grafici però non cambiano di molto. Con un look ispirato ai fumetti anni 60, l’animazione a “marionetta” offre nuovamente un esilarante contraltare visivo ai dialoghi mitraglianti e politicamente scorretti. Grazie poi al rendering vettoriale dei volti dei doppiatori (fra cui lo stesso Reed), i personaggi assumono un grottesco iperrealismo da “manuale delle istruzioni”. Sul fascicolo tematico, ritroviamo i tormentoni della cultura postmoderna: il conflitto di gender, la tendenza paranoica, i favoritismi sessuali (sexual harassment), la paura patologica dell’altro (in questo caso i sovietici). Con un impianto narrativo a scatole cinesi, debitore forse di South Park, questa serie guadagna sicuramente un punto d’originalità nella brillante fusione fra anni 60 e contemporaneità.
Volendo azzardare un paragone nostrano, il personaggio di Archer è senza dubbio lo “Stanis La Rochelle” (protagonista di Boris) dell’intelligence internazionale. Sessista, megalomane, fanatico, è tormentato dal suo nome in codice: “Duchessa” (come lo è Stanis delle sue origini “italiane”).

Archer - Stagione 1 Non è facile dare giudizi su una serie borderline come questa, né tantomeno prendere sul serio le rassegne stampa a riguardo (sul sito ufficiale la biografia del produttore esecutivo Matt Thompson è mischiata a quella di Highlander!). Resta il fatto che le influenze di South Park ed American Dad hanno dato il loro bel contributo, nonostante lo stile consolidato del creatore Adam Reed. Come per i romanzi di Palahniuk, questa serie o la si digerisce o la si rigetta. L’unico consiglio sicuro è: alla larga i moralisti.