Better Call Saul: un primo sguardo alla quarta stagione

Il primo episodio della quarta stagione ci permette di riprendere fiato dopo un finale esplosivo, ma promette sviluppi drammatici

Better Call Saul: un primo sguardo alla quarta stagione
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Il finale della terza stagione di Better Call Saul è stato l'apice di tensione raggiunto dalla serie: l'incidente di Kim, l'inizio della collaborazione tra Mike e Lydia, l'infarto di Hector Salamanca ma, soprattutto, il suicidio di Chuck. In una stagione (e, più in generale, in una serie) dal passo lento, gli ultimi episodi avevano gradualmente accelerato il ritmo fino a che tutte le trame sviluppate individualmente non sono entrate in contatto prendendo (letteralmente) fuoco in "Lanterna". Piuttosto che stonare con la lentezza del resto della stagione, infatti, il drammatico finale aveva funzionato come una conseguenza naturale, uno sfogo della tensione accumulata negli episodi precedenti e un passo decisivo nello sviluppo degli eventi. "Lanterna" è un esempio lampante dell'abilità narrativa degli autori Vince Gilligan e Peter Gould, che controllano e manipolano alla perfezione ogni dettaglio della trama per ottenere l'effetto desiderato. "Fumo", il primo episodio della quarta stagione, disponibile su Netflix, ne è un'ulteriore conferma, seppure in modo opposto rispetto a "Lanterna".

Flash-forward

Come per le altre stagioni, il primo episodio si apre con un flash-forward in bianco e nero della vita futura di Jimmy/Saul/Gene (Bob Odenkirk): qui lo vediamo svenuto, disteso sul pavimento del centro commerciale dove lavora, e trascinato via dall'ambulanza. Non ci sono dubbi sul futuro post-Heisenberg di Jimmy: umiliato, solo, caduto in disgrazia e, soprattutto, paranoico. Quando lo vediamo sudare freddo quando i suoi documenti falsi non vengono riconosciuti dal sistema, o scendere da un taxi per via di un souvenir che porta il nome di Albuquerque, è chiaro che Jimmy non riuscirà mai a fuggire dal suo passato. Il che è una mossa narrativa intelligente per due motivi: per prima cosa, dà una profondità e dignità a un personaggio che è nato in Breaking Bad come comic relief e di cui l'intero obiettivo di Better Call Saul è costruire invece un'immagine più complessa e, per molti versi, tragica; inoltre, funziona perfettamente come teaser, facendoci chiedere spontaneamente: cosa c'è nel passato di Jimmy di tanto grave da tormentarlo in questo modo a distanza di anni? Nonostante conosciamo in parte la risposta grazie a Breaking Bad, la quarta stagione promette di coprire il momento cruciale nella storia di Jimmy, ossia la trasformazione effettiva in Saul Goodman.

Una croce da portare

Tornando al tempo reale della serie, troviamo infatti un Jimmy senza lavoro, la cui unica occupazione è prendersi cura di Kim (Rhea Seehorn). La notizia della morte di Chuck (Michael McKean), comunicata dalla sua nemesi Harold Hamlin (Patrick Fabian), turba la sua nuova routine non tanto per la scomparsa del fratello in sé, ma per le implicazioni morali del suo suicidio. Dopo aver tentato di sabotarsi a vicenda, infatti, Jimmy era riuscito a far licenziare il fratello facendo leva sulla sua infermità mentale. Il licenziamento effettivo, però, era stato messo in pratica da Harold, ignaro del coinvolgimento di Jimmy, e che in "Fumo" si assume dunque l'intera responsabilità della morte di Chuck. Non solo Jimmy non fa niente per smentirlo, ma rincara la dose, rispondendo impassibile alla confessione finale di un Harold in lacrime: "That's your cross to bear", in altre parole, "è colpa tua, peggio per te".

Riassunti in questa frase ci sono tutti i tratti principali di Jimmy: la sua ambiguità morale, il suo senso di inferiorità alimentato da anni di competizione con il fratello, ma soprattutto il suo individualismo. Quest'ultimo, in particolare, è ciò che rende Jimmy McGill Saul Goodman: è ciò che lo fa sopravvivere; è ciò che più di ogni altra cosa riesce a stimolarlo e a fargli usare al meglio la sua intelligenza; è ciò che lo porterà, a distanza di anni, a vivere da solo e a lavorare in un centro commerciale. Se le stagioni precedenti ci avevano permesso di vedere il suo lato tenero e generoso soprattutto nel rapporto con Kim, la quarta stagione promette di indagare più a fondo il suo lato meno nobile, di cui la stessa Kim sembra accorgersi alla fine dell'episodio.

Riprendere fiato (per un po')

Mentre la parte dell'episodio riservata a Jimmy si concentra più sullo studio del personaggio, quella relativa a Mike (Jonathan Banks) e Gus Fring (Giancarlo Esposito) promette più sviluppi di trama, con Mike ormai coinvolto a tutti gli effetti nelle attività illecite di traffico di droga, e l'infarto di Hector Salamanca che alimenta le tensioni all'interno del cartel. La quarta stagione si presenta dunque immediatamente più cupa delle precedenti: "Fumo" è una puntata decisamente meno dinamica del finale della terza stagione, permettendoci di riprendere fiato e ristabilire il ritmo, ma allo stesso tempo facendo i conti con le conseguenze pratiche e morali degli eventi appena passati e gettando le basi per quelli che sappiamo essere gli eventi futuri nella vita di Jimmy McGill. O forse, a questo punto, si può già parlare di Saul Goodman.