Big Mouth 1x01: Gli orrori della pubertà

Il comico Nick Kroll è creatore e protagonista di una serie animata autobiografica sugli imbarazzi dell'età puberale. Disponibile su Netflix.

Big Mouth 1x01: Gli orrori della pubertà
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Se sul versante più strettamente infantile l'offerta animata di Netflix sa essere molto altalenante, tutt'altro discorso vale per il reparto destinato agli adulti, come testimoniano i successi di BoJack Horseman (arrivato alla quarta stagione) e F Is for Family (la cui seconda annata è stata caricata sulla piattaforma a fine maggio). Ora gli tiene compagnia Big Mouth, che condivide con F Is for Family la componente autobiografica: pur essendo ambientato ai giorni nostri, il serial animato sul lato oscuro della pubertà è basato sulle esperienze del suo creatore, l'attore comico Nick Kroll (storico partner artistico di John Mulaney e voce del cattivo in Sausage Party), che presta la voce a vari personaggi incluso il suo avatar pre-adolescente, mentre Mulaney gli dà manforte nei panni del migliore amico la cui maturazione sessuale è caratterizzata da dialoghi immaginari con una manifestazione fisica degli impulsi carnali (anch'essa doppiata da Kroll, che per l'occasione sfoggia un timbro vocale simile a quello di Batman). Altre voci, tra cast fisso e ospiti, appartengono a Jenny Slate, Maya Rudolph, Fred Armisen, Richard Kind e Kristen Bell.

Coming of age (in tutti i sensi)

Il titolo del primo episodio di Big Mouth è uno spudorato e esplicito Ejaculation, il che la dice lunga sulla schiettezza con cui Kroll e i suoi collaboratori intendono affrontare l'argomento (alcune scene lasciano intendere che, se un prodotto identico venisse realizzato con attori in carne e ossa, si rasenterebbe la pedopornografia), nonché la libertà concessa da Netflix in termini di come vendere i singoli capitoli della serie (un titolo simile sarebbe forse inammissibile anche sulle reti via cavo).

Dietro il turpiloquio e le discussioni su fluidi corporali e cambiamenti fisiologici si cela però una certa dolcezza, una volontà di raccontare un periodo imbarazzante della vita umana in modo verosimile ma anche tenero, seguendo il modello dei protagonisti leggermente più vecchi del primo American Pie (dove le gag esplicite coesistevano con un ritratto simpatico e a tratti toccante dell'amicizia tra liceali e della fine di un'era).
Da quel punto di vista la sorpresa maggiore è proprio Kroll, che sovverte la sua classica immagine sullo schermo doppiando un protagonista per lo più innocente, mentre il solitamente pulito Mulaney ha la parte "sporcacciona", resa con un tratto grafico che non ha peli sulla lingua quando la sceneggiatura lo richiede (basta vedere la sigla e la sua rappresentazione del ciclo mestruale) ma restituisce anche un mondo ancora solidamente ancorato in quella fase intermedia tra infanzia e età adulta, con sfoggi di fantasia molto divertenti. Unica controindicazione: forse non è il prodotto migliore da mostrare a un pubblico della stessa età dei personaggi principali.