Il fascino delle grandi epopee fantasy ha trovato indiscutibilmente il favore del grande pubblico grazie al successo travolgente di Game of Thrones, facendo sì che le varie emittenti e produttori di contenuti seriali partissero un di buona lena all'inseguimento di un trend remunerativo. Che fossero ambientate in mondi completamente inventati, o ricostruzioni storiche più o meno accurate di periodi esteticamente e ideologicamente vicini al genere, tante sono state in questi anni le produzioni che hanno puntato tutto su grandi battaglie intrighi di palazzo sporcati dal sangue e la terra.
Sky non è voluta essere da meno, proponendo una serie che nella sua prima stagione ha provato a prendere quel canone e portare su schermo qualcosa di nuovo, o che quantomeno rappresentasse una variazione sul tema abbastanza interessante da non risultare come il più classico dei more of the same. La realtà dei fatti però ha visto in Britannia una serie non convincente e dai problemi piuttosto marcati, soprattutto a livello di qualità della scrittura e la regia. Il 22 novembre su Sky Atlantic debutterà la seconda stagione (qui trovate tutte le serie TV Sky in uscita a novembre), di cui abbiamo visto in anteprima i primi quattro episodi. Sarà riuscita a risollevarsi?
SPQR
Il contesto della serie è quello già presentato nella prima stagione: siamo sotto l'impero dell'Imperatore Claudio, tra il 43 e il 45 d.c, e la strapotenza romana è impegnata nella sua opera di conquista delle isole britanniche, abitate da varie tribù celtiche intente a contendersi li dominio. La Britannia, oltre ad essere terra di diversi regni, è anche il luogo dei druidi, portavoce delle divinità locali e detentori di uno strano e misterioso potere magico.

Oltre ad una guerra territoriale, quello in atto è un vero e proprio scontro di civiltà, con la maggiore razionalità romana - incarnata nel personaggio di Aulo Plauzio (David Morrissey), generale incaricato alle operazioni di conquista, diviso tra un certo timore affascinato per queste pratiche e la completa repulsione di quelle che a rigor di logica dovrebbero essere sciocchezze, - minata dai vari rappresentanti delle fazioni celtiche, tutti in qualche modo collegati a queste pratiche mistiche. La seconda stagione riparte circa due anni dopo la fine del primo ciclo di episodi, a conquista ormai ultimata, e le conseguenti difficoltà nel consolidare la presenza romana nel territorio.
Le mille e una storia
Quella che era la maggior criticità della prima stagione purtroppo ritorna nei quattro episodi che abbiamo visionato. Anzi, probabilmente le idee sono ancora più confuse, confusione derivante da un chiaro tentativo di aggiustare il tiro che non fa che portare al risultato opposto. Cercando di rendere più intrigante ed interessante il tutto si è infatti deciso di frammentare ulteriormente la narrativa, portando ad un buon numero di storyline veramente poco connesse tra di loro. Quella della moltiplicazione di linee narrative non sarebbe di per sé un difetto intrinseco, se gestita con competenza.

Il problema è la confusione di toni e nature che la serie assume tra una storia e l'altra, passando dal dramma storico alla commedia becera, dai complotti politici all'epopea fantasy, fino ala storia d'amore, senza una coerenza interna che sia in grado di reggere e giustificare questa varietà impazzita. Si passa da un registro all'altro, da una storia all'altra, senza fino ad adesso leggere un filo comune che possa allineare il tutto ad una visione più grande. Ed in questo le performance attoriali non aiutano, creando ancora più confusione.
Brit and pop
Quella che invece sembra essere incrementata, in modo da provare a contraddistinguere Britannia dalle altre serie del genere, è la cifra stilistica ed estetica, sempre più brit rock, che grazie alla colonna sonora e un po' tutto l'impianto visivo cerca di riportare su schermo un'attitudine da band inglese degli anni '90/2000, sopra le righe, irriverente, e poco interessata alla tensione drammatica quanto alla coolness.

Tentativo coadiuvato dai costumi che, anche se di nuovo a livello qualitativo non reggono il paragone con altri esponenti, puntano su uno stile moderno, molto videogiocoso, e che di certo ben si sposano con la firma estetica. È però veramente troppo poco per poter già da adesso decretare un netto passo avanti, non ci resta quindi che arrivare al termine della stagione per vedere se si potrà parlare di un tentativo di rinascita o della definitiva caduta in un baratro.