Cabinet of Curiosities: la serie Netflix di del Toro parte col piede giusto

Le puntate iniziali della serie di Guillermo del Toro dedicata all'horror in tutte le sue forme sono promosse a pieni voti.

Cabinet of Curiosities: la serie Netflix di del Toro parte col piede giusto
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Arriva con la flemma di un moderno Hitchcock, la voce calda per presentare la sua piccola camera delle meraviglie, una wunderkammer che nasconde i gioielli più temibili di una collezione da brivido: Guillermo del Toro compare sullo schermo in veste di creatore e annunciatore del suo Cabinet of Curiosities, la serie antologica distribuita da Netflix che ci accompagnerà verso Halloween con otto racconti brevi, scritti e diretti dagli autori di spicco contemporanei.

Otto episodi che esplorano tematiche molto differenti del genere più gettonato del mese, una parata di stelle oscure che comincia oggi grazie ai primi due episodi dedicati al tema dell'accumulo (trovate queste e le prossime puntate tra le serie tv Netflix di Ottobre 2022) e che proseguirà nei prossimi giorni toccando altri tre scenari classici dell'orrore, per esplorarli all'interno di brevi opere dense di contenuti e dal ritmo elevato, esattamente come si sono rivelate le battute iniziali di uno show da seguire col fiato sospeso.

Demoni e sciacalli

Sarà per l'amicizia che li lega, oppure perché il creatore dello show aveva bisogno di un uomo di fiducia per aprire questa sua dissertazione sull'horror, ma sta di fatto che il primo episodio di Cabinet of Curiosities è affidato a Guillermo Navarro, storico direttore della fotografia che ha lavorato alle pellicole storiche di del Toro, da La spina del Diavolo a Il Labirinto del Fauno. La sua è una storia che origina dal più classico dei risentimenti americani, evolvendosi attraverso la malsana abitudine di comprare i lotti lasciati da chi è deceduto (oppure non ha pagato la retta mensile) verso i lidi dell'occulto e della demonologia, all'interno di una parabola discendente che punisce l'avidità con il rancore di un essere soprannaturale.

La stessa tematica è sviscerata nel secondo episodio dello show, diretto dal canadese Vincenzo Natali - salito alla ribalta con il primo lungometraggio Il Cubo, e più recentemente con l'adattamento Netflix di King e figlio Nell'erba alta (recuperate qui la recensione di Nell'erba alta) - il quale mette però in risalto con maggior durezza l'ingordigia di un profanatore di tombe, il cui peccato capitale lo porterà a scoprire i claustrofobici anfratti che si nascondono al di sotto del cimitero, fino a risvegliare un dio oscuro dal suo sonno perenne.

Impossibile distrarsi

Le sensazioni restituite a pelle da questa operazione targata Netflix-del Toro rimandano alle nottate trascorse con le raccolte di storie di Edgar Allan Poe e Stephen King, hanno un gusto squisitamente gotico nel voler rimandare gli orrori sovrannaturali alle mancanze emotive e comportamentali dei loro protagonisti, uomini malvagi che nel vagare nell'odio e nella sofferenza altrui finiscono con lo sbattere contro qualcosa di molto più pericoloso di loro.

In questo sadico giochino in cui il boia diventa vittima il terrore dell'incomprensibile viene utilizzato come cornice stilistica, e non come veicolo di vero e proprio spavento: gli eventi paurosi in questi primi episodi dello show sono leggeri, è un horror di atmosfera quello cesellato da Navarro e Natali in due racconti che mescolano il sovrannaturale all'ironia, senza lesinare però sui contenuti grafici di una CGI d'alta scuola nelle brevi sequenze in cui le è permesso esplodere.

Storie brevi che godono come era preventivabile di un ritmo elevatissimo, se non negli eventi - nel caso di Navarro - sicuramente nei contenuti, mentre Natali sceglie di piazzare subito sullo schermo l'assurdo della sua storia e crea in questo modo una trama meno plausibile, ma più divertente. La sceneggiatura compassata ma accattivante del primo episodio, Lot 36, è firmata dallo stesso Guillermo del Toro e viene graziata da una fotografia cupa e da un fantastico Tim Blake Nelson nelle vesti dello scontroso protagonista, mentre Natali adatta il racconto di Henry Kuttner e lo incornicia con un'estetica sospesa tra il vittoriano ed il moderno, per poi farla piombare nelle anossiche ed agghiaccianti profondità della terra.

Cabinet of Curiosities Il viaggio in direzione dell'orrore è salpato con la nave capitanata da Guillermo del Toro, e le prime due tappe di questa crociera da incubo - che ci accompagnerà tra spaventi e risate nervose nei prossimi giorni - si sono rivelate solide e ben ritmate, capaci di sfruttare al meglio il minutaggio seriale per costruire racconti brevi che rimandano alle sensazioni delle antologie letterarie dei grandi autori del genere. Questa prima fase di Cabinet of Curiosities ha portato in scena il tema dell'accumulo e dello sciacallaggio, deviandolo verso i lidi di un terrore innominabile che ha indossato le vesti del boia nei confronti di protagonisti malvagi e colmi d'odio, all'interno di due storie inizialmente plausibili che si trasformano nelle fasi finali in veri e propri incubi, trasposti sul piccolo schermo da una computer grafica d'alta scuola.