Christian 2, prime impressioni: una serie ancora divina?

Edoardo Pesce e Claudio Santamaria tornano nella seconda stagione di Christian, pronta ad aprire il suo universo religioso.

Christian 2, prime impressioni: una serie ancora divina?
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Lo avevamo scritto nella recensione della prima stagione di Christian, lo riconfermiamo con le iniziali impressioni sulla seconda. La serie Sky e NOW diretta da Stefano Lodovichi e nata partendo dalla graphic novel Stigmate di Claudio Piersanti e Lorenzo Mattotti, che in prima istanza fu cortometraggio con attore Gabriele Mainetti e poi affidata alla produzione di Sky, comprova la qualità di una serialità italiana che va oltre lo stereotipo pur giocandoci divertita, stavolta sfruttando l'iconografia e l'essenza dei santi. Quelli che, nella cultura italica, sono un po' i nostri supereroi, la nostra versione di un cinecomic Marvel o di un Batman qualunque, che traggono dalle proprie radici per diventare poi "altro", esattamente come l'Enzo Ceccotti di Lo chiamavano Jeeg Robot che, acquisiti i suoi poteri, pensa prima a fare il fuorilegge che a diventare un vigilante.

Pronti a credere (di nuovo)?

Lo show, tra le serie di marzo 2023 su Sky e NOW, racchiude questa dualità - poteri e nazionalismo - che ne consente una visione inedita, nonché insolita, per entrambe la macrocategorie da cui prende. L'aspetto religioso è dunque materia di racconto per le capacità curative e salvifiche del personaggio.

Mentre quello locale prende dal circondario per rendere quanto mai terreste anche la più alta sacralità; quella che è continuamente in bilico in uno show che pone un autentico santo in un quartiere periferico e corrotto, che nella seconda stagione non sceglie di spostarsi o di cambiare vita pur dopo essere stato riconosciuto in quanto eletto, ma rimanendo molto più legato alle proprie radici, piuttosto che essere disposto a sradicarle. Questo non significa che Christian, protagonista e serie insieme, non avanzino con il proseguimento della storia, la quale va aggiungendo anzi ulteriori elementi "divini" per ampliare il proprio Olimpio - pardon, Paradiso -, aprendo un varco che introduce il personaggio di Laura Morante, La Nera, come si fa chiamare. Un essere oscuro di costume e di fatto, con questi ampi occhiali da sole con cui nasconde la propria vista e i propri piani al personaggio di Matteo, interpretato da Claudio Santamaria e anche stavolta incarnazione del fedele in assoluto che si affida, per l'appunto, a questa misteriosa figura. Il cui interesse da parte dello spettatore è nel vedere come andrà a incanalarsi poi nei piani (mis)credenti della serie, che si mostra decisa a esplorare e espandere un vangelo il cui primo libro è stato già scritto, pronto a integrarsi con il sequel.

Dal male al bene, dal bene al male

Il presentimento - o il presagio, la visione, la chiamata, per rimanere in tema religioso - è quindi che per una seconda volta Christian sarà in grado di lavorare al massimo sul proprio materiale narrativo, coerente e non timoroso nello svilupparsi indagando altre categorie del credo e della devozione.

È il male che, se all'inverso nella prima stagione è stato soggiogato dal bene e dall'arrivo delle stigmate sulle mani di un picchiatore dell'ambiente criminale, cerca nella seconda di insinuarsi lì dove si era intravista una speranza. Una via di fuga, una fiducia reale nella metamorfosi e nell'opportunità di trasmutare. Rese marce dall'arrivo delle tentazioni, quelle che lo stesso Gesù dovette affrontare e che lo resero il Messia annunciato e auspicato.

La continua lotta tra Bene e Male che potrebbe o accendersi col ritorno di Christian o mostrare le varie sfumature in cui risiede la condizione umana; uella che la serie vorrà sicuramente indagare, ma mai a discapito dell'intrattenimento, primo obiettivo di uno show che dobbiamo beatificare per questo, anche in caso dovesse compiere qualche peccato.

Christian Come la prima stagione, anche il ritorno di Christian per il momento sembra riconfermare una possibilità per la serialità italiana di spingersi oltre gli stereotipi, talvolta giocandoci. Così, dal forte senso religioso che contraddistingue la nostra terra, la serie tira fuori un protagonista e uno show costruiti per creare uno spettacolo a puntate fatto di intrigo, intrattenimento e riflessione. Un universo religioso pronto ad espandersi, forse anche a cadere in qualche peccato.