Disincanto: primo sguardo alla nuova serie di Matt Groening

Dal genio creatore dei Simpson e Futurama arriva su Netflix una nuova serie animata di stampo fantasy medievale.

Disincanto: primo sguardo alla nuova serie di Matt Groening
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Dal presente in continua evoluzione a un futuro robotico e stracolmo di macchine fino a un passato dal retrogusto medievale, a Matt Groening non si può certo rimproverare una mancanza di varietà. C'è qualcosa di magnetico nel suo stile, in quella voglia di parodiare le stranezze e le contraddizioni della società, e di farlo anche con una certa veemenza, e nonostante ciò con una leggerezza irresistibile. La nuova creazione del celebre fumettista statunitense è una serie animata in esclusiva su Netflix, chiamata Disincanto, che debutterà il prossimo 17 agosto. Fin dove potrà spingersi il suo humour, cosa potrà inventare l'estro di Groening all'infuori delle limitazioni e dei paletti che una tradizionale emittente televisiva volente o nolente pone, questo è ciò che tiene svegli i fan divorati dalla curiosità. Abbiamo visto in anteprima i primi tre episodi: ecco le nostre impressioni, direttamente dal remoto regno di Dreamland.

Tutto in famiglia

Nel reame di Dreamland, il regnante Zøg si trova costretto a risolvere un problema di non poco conto: l'esuberanza della figlia, la principessa Bean, ribelle e alcolista, abile come pochi a mettersi costantemente nei guai. Disubbidiente, desiderosa di esplorare il mondo e di scoprire se stessa, Bean rifiuta di sposarsi per mera convenienza politica, una normalità per l'epoca cui questo universo fantasy si ispira, sfidando il volere del padre pur di rimanere libera e vivere la sua vita più intensamente possibile. Ed è proprio durante i preparativi del matrimonio che incontrerà i compagni che la seguiranno nelle folli scorribande, ovvero l'elfo Elfo, fuggito dalla sua terra natia e infervorato dagli stessi sentimenti che dimorano in Bean, e il demone personale di lei, Luci, in poche parole l'angioletto sulla spalla che incita a fare sempre e comunque la cosa sbagliata e immorale. Indubbiamente l'idea che sorregge Disincanto non è tra le più originali (non che l'aspetto squisitamente narrativo sia mai stato il punto di forza di Groening), ma i personaggi riescono a conquistare in un istante e sono costruiti ad hoc per inscenare la parodia e la satira tipica del loro creatore. L'anima più in forma dello show nelle prime puntate, infatti, è proprio quella comica, tra siparietti eleganti, sketch esilaranti e incalzanti sugli usi e costumi più bizzarri che caratterizzavano il Medioevo e una miriade di dettagli inseriti nell'ambiente. Inseguimenti con la polizia a bordo di carrozze, la plague patrol ("la pattuglia-peste") che ripulisce le strade dalle vittime dell'epidemia, i commenti sarcastici e moralmente crudeli e noncuranti di Luci, il gioco funziona.

Mai uscire fuori di casa

È tutto ciò che c'è attorno che sembra piuttosto raffazzonato e sciatto in confronto, a partire dalla stessa Dreamland. I disegni sono squisiti, ma l'art direction è anonima, si limita a ripercorrere i cliché del fantasy medievale senza un tocco minimo di autorialità, manca quella scintilla di originalità capace di conferire una marcia extra alla serie.

La geniale, stimolante e sorprendente interpretazione dell'universo in chiave futuristica di Futurama è qualitativamente distante diversi anni luce. Inoltre, ed è la situazione più preoccupante, le avventure che coinvolgono i tre protagonisti risultano per il momento un po' fiacche: tentano di condensare in 25-30 minuti una quantità spropositata di avvenimenti e dettagli, possibilmente anche interessanti, sul mondo di Disincanto, oppure risultano semplicemente asettiche, prive di mordente, in particolar modo sulla lunga durata (ma qualcosa sembra sbloccarsi dalla terza puntata, per vari motivi più libera). Bean, Elfo e Luci riescono a renderle godibili, a tratti tirando fuori dal cilindro delle sequenze fantastiche, ma non basta a cancellare un'allerta in prospettiva delle rimanenti sette puntate. Per adesso, quindi, Disincanto vive sul baratro di questa dicotomia. Non resta che aspettare il 17 agosto per scoprire quale lato prevarrà.