Quando avvengono dei vuoti di potere o quando all'improvviso viene meno l'esile equilibrio che c'è stato fino a quel momento, sappiamo che spesso e volentieri scattano delle lotte intestine per affermarsi al vertice delle gerarchie. Ce lo ha insegnato, per esempio, Game of Thrones con la guerra dei cinque re per insediarsi sul Trono di spade, simbolo del dominio su Westeros. Ed è in una situazione simile che ci aveva lasciati la prima stagione di El Cid, serie spagnola prodotta da Zebra Producciones e Prime Video, accostata da molti allo show HBO per via delle sue dinamiche di intrighi di palazzo, ovviamente privi di componenti magiche e di creature fantastiche come draghi e White Walkers.
Dopo il primo ciclo di episodi che ha fatto da introduzione al contesto storico e alle varie parti in gioco - e che trovate riassunto nella nostra recensione di El Cid -, la seconda stagione sembra andare nella direzione dello scontro tra i fratelli Sancho e Alfonso e sul ruolo che il leggendario Campeador interpretato da Jaime Lorente avrà nel successo dell'uno a discapito dell'altro. Composta da cinque episodi come la prima, la seconda stagione di El Cid è disponibile su Amazon Prime Video a partire dal 15 luglio (vi invitiamo a scoprire qui le altre uscite Amazon di luglio) e, in attesa della recensione, siamo pronti a offrirvi le nostre prime impressioni dopo aver visto il primo episodio.
Dove eravamo rimasti
Dopo la morte del Re Ferdinando, il regno di cui era sovrano è stato spartito tra i suoi tre figli maschi come segue: la Castiglia a Sancho (Francisco Ortiz), León ad Alfonso (Jaime Olías), la Galizia a Garcia (Nicolás Illoro). Alle figlie Urraca ed Elvira (Lucía Díez), invece, spettano rispettivamente le città di Zamora e Zoro. Il conte Flaín, uno dei principali cospiratori ai danni del re, è stato assassinato e il figlio Orduño (Pablo Álvarez) sospetta che il colpevole sia il suo rivale - anche in amore - Rodrigo "Ruy" Diaz de Vivar (Jaime Lorente).

Quest'ultimo, nonostante i successi raccolti sul campo di battaglia e i compagni che lo inneggiano Campeador, non è ancora diventato cavaliere ed è in preda a vari dilemmi, diviso com'è su più fronti. Il suo senso del dovere, così come la sua fedeltà cieca (caratteristica da cui viene messo in guarda dalla madre) si scontrano con i suoi desideri personali, con le promesse d'amore nei confronti di Jimena (Lucía Guerrero). Inoltre, i suoi servigi vengono contesi tra Sancho ed Alfonso, i quali in barba alle promesse fatte al padre stanno già muovendo le pedine per riuscire a prevalere e a soddisfare tutta la propria sete di potere e gloria. Per ora si continua ad agire nell'ombra, a fare piccole mosse, quasi una sorta di dispetti, ma si avverte l'elettricità nell'aria e basterà poco per vedere i campi di battaglia macchiati di sangue.
Una delle prime scaramucce tra Castiglia e León riguarda le tasse dovute dalla città di Zaragoza: spetterebbero a Sancho - anche se pure Alfonso vorrebbe metterci le mani sopra - ma la città si rifiuta di pagare, forte del clima di instabilità e incertezza dato dalla morte di Re Ferdinando. Sancho allora decide di mandare Ruy a riscuotere, perché quei soldi sono fondamentali per sostenere l'esercito in vista dei prossimi difficili mesi. Sancho sa che il suo servitore è tenuto in alta considerazione tra mori - che vedono in lui il baraka, qualcuno destinato a grandi imprese - ma non sa che diversi di loro lo vogliono morto per essersi "intrattenuto" con Amina (Sarah Perles), la figlia del Sultano di Saragoza Al-Muqtadir (Hamid Krim).
Intrattenimento che funziona
Che le due stagioni siano state girate insieme appare abbastanza evidente già dopo il primo episodio, che conserva pregi e difetti di quanto visto nei mesi precedenti. Una regia tutto sommato nella media è affiancata da una grande cura negli ambienti e nei costumi, che rappresentano uno dei punti di forza maggiori dello show. Il ritmo continua a essere buono e la scrittura riesce a fornire la sensazione di essere sui bordi di un vulcano pronto ad esplodere, pur senza essere sempre a fuoco.

Purtroppo, infatti, alcuni dialoghi presentano qualche ingenuità - ma niente di insostenibile - e in generale ne mancano di memorabili, seppure siano presenti diverse considerazioni interessanti sulla natura del potere e sulla condizione femminile, filtrate spesso e volentieri da una sensibilità moderna, soprattutto per quanto riguarda i personaggi di Urraca e Amina. Le varie vicende politiche sono coinvolgenti e hanno come punto di forza l'essere basate su fatti storici riproposti più o meno fedelmente. La serie poi fa un buon lavoro nell'immergerci nell'atmosfera dell'epoca e anche nel confrontare diverse etnie e culture, che non vengono divise ingenuamente in buone e cattive.
Oltre all'elemento storico, continua a permanere una componente mistica e superstiziosa, data ad esempio dai presagi che Ruy vede nel volo degli uccelli, ma anche nel suo essere designato come baraka, sorta di prescelto che richiama ancora una volta alla duplice natura della figura di El Cid, tra mito e leggenda incastonata nel poema epico Cantar de mio Cid. Ed è proprio nel protagonista che avevamo riscontrato uno dei punti deboli della prima stagione, almeno per quanto riguarda la sua caratterizzazione, che sembrava votata maggiormente all'aspetto eroico, presentandocelo dunque come il perfetto esponente dei valori cavallereschi ma anche piuttosto monodimensionale; una scelta che dunque sembrava mettere in secondo piano le ambiguità del personaggio e i suoi dilemmi.

Il primo episodio, però, sembra spingere in direzione di un maggiore approfondimento di Ruy, il quale dovrà cercare di capire le priorità della sua vita, ma soprattutto dovrà prendere delle decisioni importanti il cui impatto sarà fondamentale per le sorti della penisola iberica. Insomma, il terreno sembra pronto per la resa dei conti tra i due fratelli Sancho e Alfonso e nei prossimi episodi dovremmo assistere a diverse scene d'azione e di combattimento, che sono mancate in questo primo episodio, contraddistinto dal farci acclimatare al nuovo contesto politico che si è creato, ma che è già pronto a essere stravolto.