Capita spesso ormai che in territorio scandinavo creino delle buone serie tv, prontamente poi prese e riadattate dal mondo anglosassone. È successo con The Killing, prima, e con The Bridge, poi. Adesso è il turno di Humans, remake britannico della svedese Real Humans, che approda su Channel 4 e sulla AMC e vede tornare sugli schermi anche Katherine Parkinson (la Jen di The IT Crowd) e Colin Morgan (noto soprattutto per il ruolo di Merlino nell'omonima serie del 2008).
Il serial, pur non partendo da uno spunto particolarmente originale, possiede un indubbio fascino e molti elementi che lo contraddistinguono da prodotti analoghi in modo positivo, dal punto di vista narrativo ma non solo.
La trama
In una realtà temporalmente e tecnologicamente molto vicina alla nostra, la quotidianità è invasa dai synth, androidi utilizzati sia in campo lavorativo sia per uso domestico. Il loro aspetto rassicurante e la pacatezza dei loro modi, infatti, si presta benissimo ai compiti casalinghi, rendendoli dei perfetti aiutanti per le faccende di casa.
Ed è proprio per avere un aiuto nella quotidanità che Joe (Tom Goodman-Hill) decide di prendere la sua prima synth: Anita (Gemma Chan). L'arrivo della bellissima androide suscita reazioni diverse tra i membri della famiglia e se la figlia più piccola e il figlio maschio sembrano apprezzare la nuova venuta, la figlia più grande e la madre (Katherine Parkinson) appaiono piuttosto scettiche sul suo acquisto.
Nel frattempo però scopriamo che non tutti i synth sono uguali: eiste un gruppo ristretto di androidi che è stato segretamente upgradato e che, a differenza dei modelli standard, possono provare sentimenti e sensazioni umane come la rabbia, il dolore, l'amore e l'invidia. C'è chi prova ad aiutare questi particolari synth a vivere una vita normale, ma anche qualcuno che invece vuole neutralizzarli, temendo una reazione negativa da parte dell'opinione pubblica, da sempre impaurita da una possibile rivolta delle macchine.
Ma gli androidi sognano pecore elettriche?
Lo sappiamo quello che si può pensare leggendo la trama di questa produzione sci-fi: niente che non sia già stato visto e raccontato in tv innumerevoli volte. Il nuovo show, però, smentisce questa ipotesi: d'altra parte si basa su una serie svedese e si sa, da sempre, i serial scandinavi hanno un occhio particolare per la sceneggiatura, con la loro scrittura, spesso lenta e riflessiva, che però partorisce prodotti di qualità, forse non adatti a tutti i palati ma senza dubbio realizzati con un'attenzione ai particolari e ai personaggi rara nel mondo del piccolo schermo. E Humans, per fortuna, non ha perso queste caratteristiche nella sua veste inglese. I 45 minuti di queste prime puntate scorrono piacevoli, senza quel senso di déjà vu che temevamo potesse coglierci. La recitazione, molto british ovviamente, risulta convincente, così come le meccaniche intrinseche tra i vari protagonisti. Ottima anche la scelta di non utilizzare grandi effetti speciali, rendendo il tutto molto più realistico. Ma quello che ci sta piacendo di più è che la serie ha una sua trama, è vero, ci sono gli androidi e le leggi di Asimov, certo, ma il tutto aiuta a parlare anche di altro: della solitudine, dei rapporti e della fragilità umana; un po' come se la presunta perfezione delle macchine servisse a mettere in luce la natura fallace dell'uomo.
Un inizio promettente per questa nuova serie, ben lontana da altri prodotti recenti come ad esempio Almost Human. Il pubblico sembra apprezzare il metodo con cui si è deciso di trattare un argomento per certi versi inflazionato e nel Regno Unito si son registrati ascolti ottimi che, invece, non risultano così soddisfacenti in territorio americano, dove forse il pubblico si attendeva un’impronta diversa. Accantonata per il momento la mera azione, il serial promette sviluppi interessanti che potrebbero adattarsi ai gusti più disparati. È importate però che il buon lavoro fatto sino ad ora non si perda, andando ad annacquarsi o a imitare show simili ma - di fondo - molto diversi. Se Humans seguirà la sua strada, siamo sicuri che ci riserverà piacevoli sorprese.